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Tesla: ritardi, richiami e incidenti. Elon, abbiamo un problema

30 Marzo 2018 0

Non si ferma la spirale negativa che vede protagonista Tesla, tra inchieste giudiziarie per incidenti mortali, investitori sul piede di guerra, richiami per difetti di produzione, clienti in attesa delle proprie auto elettriche e analisti con previsioni sconfortanti.

I dubbi su affidabilità e sicurezza

Come sappiamo, pochi giorni fa una Tesla Model X è stata coinvolta in un grave incidente negli USA che ha portato ad un incendio dell'auto e alla morte del conducente in seguito alle ferite riportate. Attualmente, le autorità vogliono fare chiarezza sia sulle cause che hanno provocato l'incendio sia sul ruolo avuto dal sistema di guida semi-autonoma che non avrebbe funzionato a dovere.

L'incidente, come del resto avvenuto in occasione del terribile (ma fortunatamente senza gravi conseguenze) schianto di Richard Hammond a bordo di Rimac Concept One, ha messo in discussione l'affidabilità delle batterie in caso d'incendio e le diverse modalità che i soccorritori devono adottare per domarlo rispetto ad un'auto tradizionale.

I maxi-richiami

Per Musk, i grattacapi dovuti alla natura elettrica delle proprie vetture arrivano anche da un altro fronte: come riporta Engadget, il costruttore starebbe per richiamare 123.000 Model S per un difetto riscontrato al servosterzo elettrico delle vetture prodotte prima di aprile 2016, che in condizioni di bassissime temperature potrebbe essere protagonista di un'eccessiva usura di alcuni bulloni.

Un'usura anomala, provocata da una scarsa resistenza di tali bulloni ai sali a base di calcio o magnesio utilizzati per scogliere il ghiaccio sulle strade. Tesla ha già comunicato che il richiamo sarà effettuato nonostante il costruttore abbia stimato che tale difetto (che non comprometterebbe comunque la sicurezza) si dovrebbe verificare solamente sullo 0,2% degli esemplari richiamati.

I ritardi di produzione

Tutto questo si accompagna ai tanti dubbi già noti che incombono sulla produzione: i ritardi per sfornare la Model 3, berlina elettrica dal prezzo competitivo per la quale le liste d'attesa superano i due anni, non accennano risolversi nonostante i recenti annunci di un'ottimizzazione della produzione. Il problema, secondo quanto riferiscono gli analisti di Bernstein, è strutturale e consisterebbe nell'eccessiva automazione del processo di produzione. La situazione è stata spiegata così da Max Warburton, strategist di Bernstein, in un recente rapporto:

Elon potrebbe essersi innamorato della cosa sbagliata, ovvero dei robot e dell’automazion. Una parte consistente della ricerca scientifica sostiene che l’eccessiva automazione è spesso contraria ai principi della produzione snella.

Se anche Tesla dovesse raggiungere il target previsto entro l'estate (5.000 auto a settimana), ci vorrebbero comunque più di due anni per consegnare tutte le Model 3 preordinate finora. Le prevendite - lo ricordiamo - sono iniziate il 1° aprile del 2016.

L'impazienza degli investitori

Emerge poi un altro grattacapo: sembra che anche l'incantesimo costruito da Musk con continui annunci di nuovi modelli - il truck Semi e la sportivissima Roadster - non funzioni più con gli investitori. Come riporta Wall Street Italia, ieri le azioni di Tesla hanno subito un calo del 7,7% portando a - 14,5% le perdite dell'ultima settimana. Per non parlare del declassamento dell'azienda da B3 a B2 per mano dell'agenzia di rating Moodys.

La concorrenza in arrivo

Infine c'è la concorrenza. Tesla oggi pratica una sorta di monopolio sul mercato delle auto elettriche di lusso, indisturbata dal 2012. Presto, però, arriverà una vera e propria ondata di nuovi modelli, provenienti soprattutto dai costruttori tedeschi e non solo: Audi, Porsche, Volkswagen, BMW, Mercedes-Benz, Jaguar-Land Rover, con i loro piani di elettrificazione miliardari potrebbero letteralmente "schiacciare" Tesla in breve tempo, non tanto per le qualità intrinseché dei modelli (anche se c'è da scommettere che la qualità costruttiva di un'Audi o di una Mercedes elettrica sarà migliore di quella di una Tesla) quanto per le capacità di gestire i processi di produzione su larga scala che derivano da decine e decine di anni di know-how.

Un periodo non facile per il vulcanico imprenditore sudafricano, evidentemente in difficoltà nell'affrontare problematiche troppo complesse per un costruttore abituato, fino a poco tempo fa, ad una produzione di nicchia: il tempo per dimostrare il successo del proprio modello di business sta per scadere.


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