Addio Marcello Gandini, erede di Giugiaro e padre dell'auto sportiva italiana
Il mondo dell’auto porge l’ultimo saluto a Marcello Gandini, designer delle più famose ed apprezzate auto sportive, ma non solo; figlio d’arte ed artista a sua volta, Gandini era anche ribelle e perfezionista
Un gentiluomo dall’animo ribelle e perfezionista; così potremmo definire l’uomo Marcello Gandini, successore di Giorgetto Giugiaro, capo designer della Bertone, e conosciuto nel mondo dell’auto come la mente e la mano dietro alla Lamborghini Miura, Espada, Urraco e Countach, l'Alfa Romeo Montreal, la Lancia Stratos, la Lamborghini Diablo e le Maserati Biturbo e Chubasco, la Ferrari 308 GT4, solo per citare alcune delle sue creazioni più famose.
Classe 1938, il futuro designer sarebbe dovuto diventare un pianista, secondo la volontà del padre (direttore d’orchestra), ma il destino volle diversamente e permise al giovane Gandini di mettere le mani sul testo di Dante Giacosa "Motori endotermici", svelando ai suoi occhi un mondo nuovo, quello delle auto, che lui avrebbe reso sportive, progettandole, disegnandole e realizzandole in prima mano.
Mio padre era un direttore d'orchestra e voleva farmi diventare un pianista. Solo quando è salito a bordo della Lamborghini Miura ha capito che sapevo far suonare altre note: quelle dei motori. Le origini della mia formazione risiedono in una tradizione di famiglia che non contemplava molte digressioni: lo sbocco naturale erano gli studi umanistici, letterari, classici. Io però mi sono ribellato e ho seguito la mia strada.
NON SOLO AUTO SPORTIVE
Il progettista non solo ha tracciato le linee dei primi modelli sportivi, creandone il canone estetico seguito pedissequamente ancora oggi, ma è anche la firma dietro ad alcune delle vetture “popolari” più diffuse, come la BMW Serie 5 originale, la VW Polo di prima generazione, la Renault 5 Turbo, la Citroen BX e la Fiat X1/9 “prediletta” dall’Avvocato Agnelli.
Alcuni di questi modelli hanno tenuto il passo coi tempi, passandro anche alla trazione 100% elettrica, come la Serie 5 di BMW, e la Renault 5, portando nel futuro il lascito e lo stile di Gandini.
Durante la sua carriera ha stretto rapporti di collaborazioni con le più importanti Case automobilistiche straniere, quali Renault, Nissan, Toyota e Subaru e a 85 anni non sembrava intenzionato a posare la penna, che anzi aveva impugnato ancora una volta per progettare una piattaforma di formazione per il museo dell'auto di Doha, in collaborazione con l’Università del Qatar.
Due mesi fa, il 12 Gennaio 2024, il Politecnico di Torino gli conferiva la laurea honoris causa in Ingegneria meccanica, in virtù non solo dei successi collezionati negli anni, ma soprattutto del suo essere “un innovatore, capace di unire un gusto estetico altissimo con soluzioni ingegneristiche e tecnologiche all'avanguardia, contribuendo a migliorare l'intero iter della progettazione industriale” come dichiarato dal rettore del Politecnico, Guido Saracco, in occasione della cerimonia.
La lectio magistralis con cui Gandini ha ritirato la laurea, ha mostrato l’intaccata umiltà ed umanità del celebre disegnatore, lontano dall’idea di avere qualcosa da insegnare ad altri “Dare lezioni agli altri non è mai stata una mia perversione, nemmeno con i miei figli”.
MAI CUNTENT
Gandini era un’artista instancabile, una mente curiosa e libera, ma soprattutto perfezionista; la sua firma non è legata solo al mondo dell’auto, ma anche a quello dell'arredo, dei trasporti pesanti e degli elicotteri. Tra i progetti firmati Marcello Gandini, infatti, vi sono anche un camion e un elicottero superleggero, il modello CH-Angel7 del 1991.
Nonostante decenni di successi, il designer delle proprie opere notava solo i difetti, al punto da definirsi, con un tocco di auto-ironia “mai cuntent”:
Anche adesso quella che preferisco è sempre la prossima. Ho disegnato circa 200 modelli, compresi i prototipi marcianti e non marcianti. Tante hanno avuto successo, ma io ne notavo solo i difetti: le gomme da strada all’epoca erano sempre troppo strette, mi toglievano il sonno.
[Immagini per gentile concessione dell'Archivio Gandini]