La Cina ha annunciato nuove restrizioni all’esportazione di terre rare. ANFIA preoccupata
Una nuova stretta cinese sulle esportazioni mette in difficoltà soprattutto il settore auto.

Se per il settore automotive europeo quelli attuali sono tempi critici, il futuro non promette alcun tipo di miglioramento. Il settore automobilistico europeo, infatti, potrebbe trovarsi presto a fare i conti con una nuova emergenza legata all’approvvigionamento di terre rare. La Cina, che controlla la quasi totalità della raffinazione e lavorazione di questi materiali strategici, ha annunciato nuove restrizioni sulle esportazioni. Una decisione che, secondo l’ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), rischia di colpire duramente la produzione industriale del continente, in particolare quella legata alla mobilità elettrica.
L’assenza (per l’Europa) di terre rare
Dopo la denuncia dell’Associazione Europea dei Fornitori Automobilistici (CLEPA), arrivano le parole del presidente di ANFIA, Roberto Vavassori. Intervenendo durante il ForumAutoMotive di Milano, Vavassori ha spiegato che finora le case automobilistiche sono riuscite a mantenere i ritmi produttivi grazie alle scorte accumulate nei mesi precedenti. Oggi però quel margine di sicurezza non c’è più, con le riserve che si sono esaurite e il rischio di blocchi produttivi è sempre più concreto. Alcuni impianti europei hanno già fermato la produzione proprio per la mancanza di materiali e altri rischiano la chiusura nelle prossime settimane. Le terre rare sono indispensabili per i motori elettrici e per numerosi componenti, non solo nei veicoli a batteria ma anche nei modelli termici, dove sono utilizzate per specchietti, pompe dell’olio, sensori e impianti audio.
Il problema però, come spesso accade, è più complesso e non ha un’unica causa. La difficoltà dell’Europa non è soltanto legata alla disponibilità di materie prime. La vera criticità si trova nella fase di trasformazione, perché è sempre la Cina a controllare quasi interamente il processo di raffinazione e lavorazione delle terre rare, un passaggio indispensabile per renderle utilizzabili quei materiali. Anche quando i giacimenti vengono scoperti in Europa, come recentemente accaduto in Svezia e in Norvegia, l’assenza di infrastrutture di raffinazione costringe le aziende a rivolgersi comunque a fornitori asiatici.
Ci sono anche problemi anche interni e di natura geopolitica
A peggiorare la situazione è il fallimento dell’accordo firmato lo scorso luglio tra Europa e Cina, che avrebbe dovuto agevolare le esportazioni verso il Vecchio Continente. Secondo le stime, il settore delle terre rare vale meno di 4,7 miliardi di euro (circa 5 miliardi di dollari) a livello globale, ma esercita un’influenza sproporzionata su intere filiere industriali.
In questo scenario, l’Europa prova a cercare alternative e il riciclo delle batterie dismesse potrebbe rappresentare una delle risposte più concrete. Secondo uno studio il recupero dei materiali critici dai veicoli a fine vita potrebbe garantire all’Unione europea una base di risorse interne sufficiente a ridurre la dipendenza dalle forniture esterne. Un’opportunità interessante, ma ancora poco sviluppata e che è condizionata anche da problemi che ne impediscono un reale sfruttamento. Il sistema di riciclo europeo, infatti, ha costi elevati, carenza di personale specializzato, scarsità di impianti e assenza di incentivi pubblici.
Nel frattempo, si guarda con crescente preoccupazione all’impatto che le tensioni geopolitiche potrebbero avere su tutta l’industria europea. La crisi delle terre rare, nata come questione commerciale, si sta trasformando in una sfida generale per il futuro della manifattura europea. Se non verranno messe in campo soluzioni strutturali e coordinate, la corsa alla mobilità elettrica rischia di complicarsi ulteriormente. Con l’impressione che, oltre a dover fare i conti con conseguenze che potrebbero estendersi oltre il settore auto, sia già troppo tardi per prendere i dovuti provvedimenti. Dinamiche di questo tipo richiedono scelte strategiche, a volte anche coraggiose, e una certa fermezza, non la rincorsa a palliativi che riducano la portata del problema senza riuscire a risolverlo.
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