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Per l’Europa, il vero tesoro delle terre rare non sono i giacimenti, ma il riciclo

Secondo uno studio di Transport & Environment, la vera ricchezza europea per le terre rare non è nei giacimenti recentemente scoperti, ma nella filiera del riciclo dei RAEE, che però è a rischio

Per l’Europa, il vero tesoro delle terre rare non sono i giacimenti, ma il riciclo
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Giulia Favetti
Giulia Favetti
Pubblicato il 13 dic 2024

Per mettere le mani su una grande quantità di terre rare, ovvero i 17 elementi della tavola periodica divenuti fondamentali per creare tutta la tecnologia che utilizziamo ogni giorno, ci sono solo due strade: l’estrazione o il riciclo. L’Europa, come abbiamo scoperto nell’ultimo periodo, ha a disposizione entrambe le soluzioni, grazie ai giacimenti rinvenuti in Scandinavia (in Svezia e Norvegia, con quest’ultima che ospita anche un importante deposito di fosfati) e le miniere italiane.

Secondo l’ultimo studio redatto da Transport & Environment sull’argomento, dal titolo From waste to value: the potential for battery recycling in Europe, però, il vero tesoro europeo è il riciclo delle batterie delle auto elettriche. Ma la filiera europea non è ancora solida, e, nonostante l’enorme potenziale, rischia di non decollare mai.

UN POTENZIALE A RISCHIO

Secondo la ricerca di T&E, l’Europa e la Gran Bretagna rischiano di non riuscire a consolidare e far fiorire la filiera del riciclo delle batterie delle auto elettriche arrivate a fine vita, perdendo un vero e proprio tesoro di terre rare.

Riciclare non è solo il metodo più sostenibile per mettere le mani su grandi quantità di elementi preziosi e fondamentali, ma anche quello più rapido e sicuro; per poter estrarre i metalli vergini, infatti, saranno necessari ancora molti anni, e nel frattempo la nostra dipendenza da Stati esteri sarà sempre più profonda.

Il think tank ha stabilito che la sola Unione Europea potrebbe diventare quasi totalmente autosufficiente per la fornitura di cobalto entro il 2040, ed entro il 2030 per altri importanti materiali, come: litio, nichel e manganese. Il recupero di queste risorse permetterebbe all’industria automobilistica del Blocco di assemblare nuove batterie, alimentando circa 2,4 milioni di auto elettriche.

Il pericolo che questa ricchezza venga persa è però concreto: ad oggi mancano progetti solidi e capillari che consolidino la filiera a livello europeo; l’Unione Europea e la Gran Bretagna devono mettere in sicurezza i progetti nascenti, assicurandone al realizzazione, avverto T&E. Andrea Boraschi, direttore di T&E Italia, ha dichiarato:

Se l'Europa riuscirà a confermare e rispettare i suoi piani sul riciclo delle batterie, potrà ridurre sensibilmente la sua dipendenza dai metalli critici importati. I volumi che si prevede di ricavare dalla filiera del riciclo potranno garantire all’industria europea materie sufficienti per la produzione di milioni di auto elettriche.

A frenare lo slancio della filiera, nonostante alcune iniziative portate avanti tanto da case automobilistiche, quanto da grandi produttori di batterie, sono gli alti costi energetici, la carenza di personale competete e qualificato e la totale assenza di fondi statali. Boraschi ha aggiunto:

Né l'UE né il Regno Unito sono ancora pronti a cogliere l'opportunità del riciclo dei materiali connessi alla filiera delle batterie. Quasi la metà della capacità di riciclo prevista è a rischio a causa degli alti costi energetici, della carenza di competenze tecniche o della mancanza di sostegno finanziario. È ora di iniziare a inquadrare e normare il riciclo delle batterie al pari di ogni altra tecnologia pulita, ovvero come una soluzione chiave nel quadro della decarbonizzazione, e di dargli priorità nelle nostre politiche e nelle nostre sovvenzioni.

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