Euro 3 diesel: un disastro chiamato Italia e il Land Cruiser di mio padre | Editoriale
Pensieri liberi sul blocco degli Euro 3 diesel

Di auto ne so qualcosa, così come di tecnologia. Alla socratica maniera, però, "so di non sapere", ed è proprio questa frase che è sempre stata motore immobile del mio approccio alla vita, spinto da una curiositas accompagnata dalla volontà di non compartimentare ma piuttosto trovare quei punti di contatto tra mondi diametralmente opposti eppure sinergici.
Questo breve cappello serve per meglio spiegare la genesi di questo editoriale, nato dopo un flusso di coscienza interiore da una free association of ideas freudiana sull'Euro 3 diesel, frutto di notizie, reazioni sui social network, proclami politici e vita quotidiana.
Stop ai diesel Euro 3
Accordo di Bacino Padano per il Miglioramento della Qualità dell'Aria. Un nome altisonante che mi riporta subito alla mente il "Progetto per il Miglioramento dell'Uomo" di Neon Genesis Evangelion e si posiziona come un asse militare dove quattro Regioni uniscono le forze per combattere il nemico di turno, l'inquinamento.
Una guerra fredda contro il riscaldamento globale, motivata da intenti talmente nobili – sulla carta – che schierarsi dal lato dei contrari rischia di far perdere tanti punti popolarità da stroncare una carriera. Lo chiameremo "effetto tweet di Elon Musk".
Nella calda estate del 2017 le quattro regioni siglavano un accordo che oggi si traduce con il divieto di circolazione per i veicoli Euro 3 diesel (in Emilia Romagna erano inizialmente inclusi anche i veicoli Euro 4, ma l'8 ottobre è arrivata la revoca temporanea del provvedimento), ultimi nel mirino dopo i diesel Euro 1 ed Euro 2 e i benzina Euro 0.
Dal 1 ottobre 2018 fino al 31 marzo 2019 i cari e vecchi (enfasi sul vecchi, oggettivamente e tecnologicamente lo sono) diesel Euro 3 non potranno circolare nei giorni feriali per gran parte della giornata. Gli orari variano: dalle 7.30 alle 19.30 a Milano e in più di 200 Comuni lombardi, dalle 8.30 alle 18.30 in Piemonte, stesso orario per Veneto ed Emilia Romagna dove la prima domenica del mese ci sarà il divieto totale. Tutte queste restrizioni sono ovviamente valide per le auto più vecchie e meno ecologiche: benzina Euro 0, diesel Euro 0, 1 e 2.
Il Land Cruiser di mio padre
Nella storia di ognuno di noi ci sono auto che hanno lasciato il segno. Per alcuni sono grandi classici, per altri sono super sportive, altri ancora hanno vissuto le migliori avventure su utilitarie scassate. Per me si tratta del Land Cruiser di mio padre, l'auto che da neopatentato rappresentava l'alternativa alla vecchia Panda Dance del 1992 e alla Citroen C3, che potevo prendere in prestito per qualche viaggio con gli amici verso Livigno, appuntamento annuale a caccia delle prime fotocamere digitali a prezzi scontati
I patti erano semplici: guida con prudenza, approfittane per fare il pieno a costo ridotto e ricordati i 10 chili di zucchero e la bottiglia di alcol etilico per tua madre che deve farci il limoncello. Riempiti sette degli otto posti del passo lungo, scelto perché ai tempi servivano i posti e lo spazio di carico, partivo all'avventura, imparando mentre guidavo a gestire un'auto dalla massa di gran lunga superiore a quella della Panda. Un pizzico di talento innato, una buona dose di coraggio e sempre tanta attenzione, fatto sta che riuscivo a riportarlo a casa nelle condizioni iniziali, tra "peli" ai costoni rocciosi delle strette strade montane e una o due curve cittadine dove scavalcavo il marciapiede.
Viaggio dopo viaggio imparavo: così ho sviluppato la capacità di prendere le misure con ogni auto e con quel Land Cruiser è nata la passione per il fuoristrada e la voglia di scoprirne la tecnica.
In tutti questi anni il Land Cruiser non ha mai tradito me o mio padre: persino quando si è rotto il turbo non ha fatto una piega, comportandosi come un aspirato ma continuando a viaggiare in attesa del pezzo di ricambio usato. Superati i 120 km/h (più o meno il regime in cui entrava la turbina in determinate condizioni) andava in blocco da protezione ma, in un viaggio da Milano alla Sicilia, ho imparato ancora una volta guidando, scoprendo che gestendo millimetricamente il gas potevo "ingannare" la centralina, evitare la richiesta di attivazione della turbina e arrivare ai 140 da tachimetro corrispondenti ai "130 e passa" da GPS per mantenere la media del viaggio. Provate a farlo con un'auto moderna…
Buongiornissimo caffè!1!
Oggi qualcuno vuole uccidere il Land Cruiser di mio padre, un Euro 3 diesel che oggettivamente non ha nulla a che vedere con i modernissimi e sofisticati Euro 6D Temp diesel.
Per cercare di far passare il messaggio che ha preso forma nella mia mente mi ricollego al discorso sull'apertura mentale e sulla necessità di non ragionare a compartimenti stagni. Sono forse il più entusiasta sostenitore dell'elettrico nel panorama giornalistico italiano, così come sono affascinato dal livello tecnologico dei diesel moderni tanto da scriverci due speciali frutto di giorni notti di lavoro di ricerca e informazione.
E non condanno affatto la benzina: sono un kartista e l'odore della miscela del 125 a marce resta ben impresso nella mia mente. Insomma, ritengo che non esista l'alimentazione ideale, ma la più appropriata in base a utilizzo e necessità.
Tale premessa è un tentativo, probabilmente inutile, di spegnere i fondamentalisti da tastiera che sui social network si stanno scatenando nei commenti di chi si lamenta che, "da un giorno all'altro", si trova impossibilitato ad utilizzare l'auto. E qui si entra in politica…
Un disastro all’italiana
Paese di eccellenze e grandi virtù, l'Italia è sempre stata funestata da casi di mala politica e complicatezze burocratiche che, se andiamo ad analizzare alla fonte, hanno una genesi comune: ignoranza e scarsa capacità di innovazione su scala nazionale.
L'ignoranza è quella che ha portato ad una guerra senza precedenti al mondo dei diesel, con proclami politici nati dall'assenza di volontà di informarsi, di chiamare al tavolo delle trattative chi di tecnica se ne intende. L'opposto del so di non sapere. Così è nata la demonizzazione dei diesel, senza distinguere le vere "bestie nere" come un Euro 3, da virtuosi (sebbene potenzialmente costosi in manutenzione) diesel Euro 6D Temp.
La generalizzazione a suon di proclami rubati ai colleghi europei è forse il vero motivo per cui, oggi, ci troviamo in una situazione in cui milioni di italiani devono giustamente sbarazzarsi degli Euro 3 diesel ma sono costretti a farlo in un contesto dove mancano incentivi, dove si è andati avanti a palliativi: un misero bollo gratis per tre anni e 90 euro di contributo. Nel frattempo chi ha un euro 3 bloccato per "metà anno" dovrà continuare a pagare il bollo per intero, perché è una tassa sul possesso.
Forse è per questo che sui social network, nel bene e nel male cartina tornasole del pensiero comune dell'Italia, aleggia nell'aria la sensazione di un provvedimento improvviso che genera rabbia e confusione, specie perché i singoli comuni dovranno occuparsi di mettere in piedi ordinanze con disposizioni specifiche per portare l'accordo nella realtà.
I più informati sapevano già ma è innegabile che la guerra generalizzata ai diesel abbia impresso un'accelerazione che chi con l'auto ci vive, e che quell'unico diesel Euro 3 lo ha comprato con grandi sacrifici, non può reggere senza un piano d'incentivi alle spalle.
Perché oltre all'acquisto di un'auto nuova (o usata), il blocco inciderà sulle tasche nella misura in cui si va ad uccidere il valore residuo di tutta una serie di vetture. A queste considerazioni aggiungo poi un dubbio che chi è più informato di me, magari nei commenti, potrà dipanare: quanto può essere incostituzionale dichiarare illegale – ex abrupto – un bene e un mezzo regolarmente acquistato e per il quale sono sempre state versate le relative tasse e adempiti i relativi obblighi burocratici?
E ancora: se è vero che ignorantia legis non excusat, è altrettanto vero che serve più comunicazione da parte degli organi competenti sui piani futuri. Oggi confusione e frammentazione regnano sovrane: se le istituzioni vogliono intraprendere questa direzione e procedere con blocchi progressivi, serve un piano nazionale accompagnato da una campagna informativa di ampia diffusione e con largo anticipo.
Non è possibile che sul sito della Regione Lombardia la comunicazione sia nascosta in un piccolo riquadro con la foto di una nuvola e un titolo dubbio che recita "misure per la qualità dell'aria". Chiunque, a prescindere dall'estrazione sociale e dal livello di formazione, non cerca su Google "supercazzole prematurate" ma si affida alle parole chiave di senso comune: blocco euro 3 diesel. Ancora una volta un esempio di distacco dalla realtà da parte delle istituzioni; ancora una volta il latinorum di Don Abbondio che ho parodizzato più volte dall'inizio di questo pezzo.
La mancanza di omogeneità legislativa colpirà poi anche chi viaggia dalle altre regioni e potrebbe trovarsi la sorpresa di multe o essere costretto a fermarsi fuori dal primo comune con il blocco e inventarsi un'altra soluzione per proseguire verso il centro. A Milano, tra car sharing comunque troppo legato alla cerchia urbana ed escluso dall'hinterland e mezzi pubblici, la situazione non è tragica ma altre destinazioni portano tutta una serie di problematiche che andranno affrontate.
e che me ne frega a me…io c’ho il diesel
Così è (se vi pare) titolava Luigi Pirandello in un'opera teatrale che analizza il relativismo delle convinzioni. Concordo con il mio ben più celebre omonimo nel sostenere che la verità assoluta non esiste, è il contesto che fa la differenza.
Il blocco degli Euro 3 diesel è giusto, perché è vero che l'inquinamento da veicoli è da imputare al parco circolante italiano oggi troppo vecchio. Aprendo di più gli occhi, però, si scopre che l'inquinamento in generale non è colpa esclusiva delle auto e, anche limitandosi alla quota derivante dai veicoli, non è imputabile esclusivamente alle emissioni allo scarico ma vanno considerate anche le polveri da usura di freni e pneumatici.
Spalancando le palpebre ed entrando in politica e società, poi, si scoprono le sfumature di grigio: quelle di chi avrà problemi oggettivi all'acquisto di un'auto nuova e quelle di istituzioni che continuano a piazzare cerotti piuttosto che curare la ferita o insegnare come non cadere.
Discutiamone, se volete. Smentitemi, se potete. Due cose sono però certe: il Land Cruiser di mio padre dovrà reinventarsi una nuova vita ma non andrà certo in pensione. E una delle frasi storiche della mia generazione, resa celebre da Maccio Capatonda, andrà lentamente a morire nel tempo…