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Auto elettriche e colonnine di ricarica: intervista a Paolo Martini di Be Charge

Intervista a Paolo Martini, AD di Be Charge, su auto elettriche e infrastruttura di ricarica in Italia

Luigi Melita
Luigi Melita
Pubblicato il 10 gen 2021

BeCharge è uno degli operatori che lavora con quella tanto chiacchierata "infrastruttura": nei discorsi sulle auto elettriche, siano essi aulici o da bar, è spesso l'infrastruttura ad essere additata come causa di tutti i mali.

Le colonnine "non esistono" e questo frena l'acquisto dell'auto elettrica… insieme ai prezzi che sono un deterrente se privi di incentivi come quelli in arrivo in Italia. Ma cosa significa infrastruttura? Cosa c'è davvero dietro ad una colonnina per la ricarica?

Se è vero che esistono zone d'Italia in cui è difficile trovare una colonnina, allo stesso modo bisogna ammettere che esistono aree tappezzate di soluzioni di ogni genere. Era (ed è) così anche per GPL e metano e questo non ha impedito la diffusione di tali alimentazioni: abiti in una zona servita? Compri l'auto elettrica. Vivi in una remota e segreta valle in mezzo ai monti? Finché nessuno ti obbligherà ad acquistare un'elettrica, nessuno potrà criticarti se sceglierai la benzina come alimentazione…


Un'Italia diversa come le esigenze di mobilità dei suoi cittadini insomma, e il compito di aziende come BeCharge è quello di interpretare queste esigenze e rispondere con soluzioni che, purtroppo, non sono sempre facili da trovare. Ce ne parla Paolo Martini, Amministratore Delegato di Be Charge.

Installare una colonnina non è semplice: la burocrazia è il primo grande ostacolo ma non è l'unico. In alcuni casi sono passati mesi da quando la colonnina è stata installata a quando il distributore ha portato l'elettricità necessaria a renderla effettivamente attiva. Il decreto semplificazioni ha snellito parte del processo burocratico, attendiamo i prossimi mesi per valutarne gli effetti.


 Puntando su potenze maggiori, la rete in corrente continua di Be Charge cerca quindi di aumentare le prestazioni minime, pur dovendosi scontrare con alcuni limiti tecnici delle zone in cui le colonnine vengono installate. Il sistema è scalabile e prevede, a seconda di quanti moduli di potenza si installano, di aggiornare facilmente una colonnina da 75 kW incrementandone la potenza utilizzando gli altri 3 slot disponibili.

Il concetto di modularità viene applicato anche nella creazione di "stazioni di ricarica". Creare infrastrutture ibride dove convivono punti in DC a 300 kW e postazioni in alternata a 22 kW, ad esempio, permette di far svolgere un ruolo duale al punto di ricarica: di passaggio per chi viaggia (e ricaricherà ad alta potenza) o di turismo per chi sceglie di visitare il luogo nelle vicinanze della postazione.


Se le stazioni con servizi annessi saranno probabilmente esclusive delle autostrade, un esempio è quella che Gridserve ha creato (e terminato un mese fa) in UK a Braintree,  gli hub di ricarica posti fuori dalle città possono essere la base di uno sviluppo virtuoso, dove la convergenza fra diverse tecnologie permetterà di parcheggiare l'auto per la ricarica e scegliere il monopattino o lo scooter per visitare la città. 

Parallelamente a sinergie di questo tipo, poi, c'è tutto il discorso del V2G, ancora da sviluppare ma chiave per stabilizzare la rete, creare una micro economia dell'auto elettrica dove questa diventa in grado di generare anche un ritorno o di sfruttare ricariche gratuite a fronte del servizio di bilanciamento della rete stessa.

Be Charge ha in programma 30.000 punti di ricarica che evolveranno nel tempo. Da un lato c'è la modularità stessa che permetterà alle stazioni di crescere in potenza senza onerose sostituzioni, dall'altro si sta lavorando alla connessione sempre più "smart" tra auto e colonnina, con la vettura che prenoterà automaticamente la postazione ed opererà in modalità "plug&charge" senza necessità di app o tag RFID.


Prossimi sviluppi anche i sensori smart per riconoscere l'occupazione abusiva e, in futuro, la sostituzione dei cavi con le piastre di ricarica wireless a induzione

Parlando di auto elettriche, infine, ci si chiede spesso dove prenderemo l'energia: considerando i dati medi delle percorrenze effettive e quotidiane degli italiani, il nostro Paese non ha problemi nella capacità generativa, piuttosto l'attenzione andrà spostata ai picchi di utilizzo ed è qui che andrà ad inserirsi il vehicle-to-grid per il bilanciamento della rete stessa, tecnologia che potrebbe fare da cuscinetto nel tempo necessario sia per riconvertire il parco circolante (40 milioni), sia per aggiornare e potenziare la rete.

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