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Dongfeng, ecco le richieste per investire in Italia: una strada in salita

Ecco quali sarebbero le pesanti richieste del marchio per investire in Italia. Condizioni anche di carattere politico

Dongfeng, ecco le richieste per investire in Italia: una strada in salita
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Filippo Vendrame
Filippo Vendrame
Pubblicato il 27 set 2024

Sappiamo che il Governo italiano punta a portare una nuova casa automobilistica in Italia per aumentare la produzione nazionale e rilanciare il settore automotive. Non è un mistero che si stia dialogando con i marchi cinesi e negli ultimi tempi sappiamo che sarebbero in corso trattative avanzate con Dongfeng che è da poco sbarcato ufficialmente nel nostro Paese. La casa automobilistica, pur confermando le discussioni, ha comunque aggiunto che una fabbrica in Italia non sarebbe una priorità.

Tra le parti il dialogo va comunque avanti e di queste discussioni se ne è occupato il Corriere della Sera che ha raccontato quale sarebbero le richieste di Dongfeng per investire in Italia. Richieste mica da poco, visto che non sono solo di carattere industriale, anzi, ci sono anche diverse richieste di carattere politico.

Ma andiamo con ordine.

LE CONDZIONI DI DONGFENG

Ricordiamo che Dongfeng non è una semplice casa automobilistica in quanto è controllata al 100% dal Governo cinese. Dunque, stando alla ricostruzione del Corriere della Sera, la Cina avrebbe posto delle condizioni ben chiare e di natura strategica.

A quanto pare, parlando dell'eventuale investimento industriale, Dongfeng avrebbe iniziato a sollecitare il Governo su di un ruolo di Huawei nelle infrastrutture di telecomunicazioni in Italia. Come sappiamo, il colosso dell'elettronica, da tempo è finito del mirino di Washington e Bruxelles per i sospetti legami con il partito comunista e l’intelligence di Pechino. Proprio per tale motivo, i suoi servizi di rete sono oramai proibiti da vari Paesi, a partire da Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna e Nuova Zelanda.

Ma c'è di più perché le richieste non finiscono qui. Infatti, sul tavolo delle trattative è finita anche l'intelligenza artificiale, proprio uno dei temi di cui la Premier Giorgia Meloni si era occupata durante un recente vertice con il presidente cinese Xi Jinping. Come ricorda il Corriere della Sera, nel comunicato ufficiale si leggeva che i leader di Roma e di Pechino si erano "concentrati su alcune delle grandi questioni di interesse comune, inclusa l’intelligenza artificiale".

A quanto pare, "i negoziatori cinesi hanno chiesto all’Italia di attivare una mappatura della nuova tecnologia nel Paese, ufficialmente per capire dove e come si potrebbe approfondire la cooperazione bilaterale in proposito".

Infine, non potevano mancare i dazi che la Commissione Europea ha deciso di istituire per la auto elettriche prodotte in Cina. A quanto pare, il ministro del Commercio, Wang Wentao avrebbe messo pressione al Governo italiano affinché si opponesse ai dazi. Il Governo italiano, però, avrebbe tirato dritto, facendo sapere al ministro cinese che l'Italia aderisce alla linea europea e che, semmai, se ne sarebbe discusso all’Organizzazione mondiale del commercio.

Il Corriere della Sera conclude che il progetto del marchio cinese per l'Italia sembrerebbe essere sempre più in salita, anche per i dubbi del costruttore stesso. Non sarebbe, comunque, un grande danno visto che la casa automobilistica intendeva realizzare centri di assemblaggio di pezzi "made in China", volti ad aggirare i dazi europei, con una quota di componenti italiane ridotta e a basso valore aggiunto.

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