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Ricaricare l'auto elettrica in pochi secondi? Con la ruggine è possibile

Le batterie non si ricaricano, ma si riempiono con un liquido

Ricaricare l'auto elettrica in pochi secondi? Con la ruggine è possibile
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Simone Facchetti
Simone Facchetti
Pubblicato il 21 ago 2018

Un pieno di elettricità, lo sappiamo bene con il progetto #HDelettrico, richiede pazienza. Per ricaricare una Volkswagen e-Golf con batteria da circa 35 kWh (qui la nostra recensione), a seconda della potenza erogata dalle colonnine o dall'impianto elettrico domestico, è necessario attendere un tempo compreso tra 1 ora (con ricarica a 40 kW) e le 13 ore (2.3 kW). Decisamente troppo, specialmente considerando che l'autonomia varia tra i 200 e i 260 km.

La soluzione già oggi si chiama ricarica rapida, e trova la sua applicazione pratica nelle colonnine a 350 kW in fase di costruzione in tutta Europa con il progetto del consorzio IONITY (e nei Supercharger di Tesla, sebbene con potenza inferiore). Ma anche in quel caso – ammesso che la vettura sia compatibile con le elevate potenze in gioco – i tempi (nell'ordine delle decine di minuti) non sono certo paragonabili a quelli di un pieno di carburante.

L'ideale sarebbe "riempire" l'auto in pochi secondi, giusto il tempo di bersi un caffé. Con questo obiettivo, un gruppo di studiosi dell'Università di Glasgow ha sviluppato, in collaborazione con l'European Research Council e l'Engineering and Physical Sciences Research Council, una nuova tecnologia in cui la batteria, allo stato liquido, si ricarica completamente in pochi secondi. 

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La tecnologia in questione, ancora allo stadio prototipale, prevede di "riempire" la batteria con un liquido (composto da un ossido metallico definito "ruggine esotica", più acqua) erogato alla pompa come se fosse un carburante fossile. La ricarica, in questo modo, è immediata, ed è possibile inoltre sfruttare l'attuale rete di distributori, senza stravolgere le abitudini degli automobilisti.

Il rifornimento avverrà in questo modo: una volta giunto alla stazione di servizio, l'automobilista rimuove la "ruggine" (residuo del precedente rifornimento) attraverso un ugello, per poi servirsi di un secondo erogatore per riempire la batteria con del nuovo liquido.

Secondo il team di ricercatori, guidati dal Professor Lee Cronin, le batterie allo stato liquido garantiscono percorrenze simili a quelle dei carburanti tradizionali. A questo si aggiunge la relativa semplicità nella produzione del liquido in questione, mentre la sfida più grande sarà quella di diffondere il sistema nella produzione in serie.

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