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Stellantis e Renault chiedono all'UE regole meno severe per la sicurezza delle piccole auto

Stellantis e Renault chiedono all'UE di rivedere le regole per la sicurezza delle auto più compatte, così da poter proporre sul mercato modelli per la città dai costi ridotti.

Stellantis e Renault chiedono all'UE regole meno severe per la sicurezza delle piccole auto
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Giuseppe Cutrone
Giuseppe Cutrone
Pubblicato il 20 giu 2025

La concorrenza dei costruttori cinesi si fa sentire sempre di più soprattutto nei segmenti economici ed è proprio quello il terreno di battaglia che vede in prima linea i costruttori europei, con Stellantis e Renault decisi a non perdere quote in un mercato che storicamente è stato sotto il dominio dei loro marchi generalisti. Per questo motivo i due gruppi stanno facendo pressioni sull’Unione Europea per ridurre le regole e allentare gli stringenti requisiti per la sicurezza imposti per l’omologazione di nuovi modelli. L’obiettivo è quello di aprire la strada ad una nuova categoria di auto compatte e soprattutto più economiche da costruire.

LE RICHIESTE DI STELLANTIS E RENAULT

Stellantis e Renault vorrebbero insomma rilanciare un segmento, quello delle piccole auto conosciute un tempo dalle nostre parti come “utilitarie” o “citycar“, che negli ultimi anni è stato abbandonato per via della scarsa domanda a fronte dell’avanzata dei SUV in tutte le fasce e dimensioni possibili.

Di recente, il presidente di Stellantis John Elkann ha parlato della necessità che anche l’Europa pensi alle cosiddette “kei car” tanto care ai giapponesi, cioè dei piccoli veicoli urbani con restrizioni in fatto di dimensioni e motori ma il cui pregio principale sono i prezzi di acquisto ridotti, nonché i bassi costi fiscali e assicurativi. Per Elkann questi veicoli potrebbero essere chiamati “e-car” per via della propulsione elettrica.

La posizione di Stellantis trova d’accordo anche Renault che, sebbene in piena transizione dirigenziale dopo l’annunciata uscita di Luca De Meo, condivide l’obiettivo di puntare su modelli piccoli ed economici il cui potenziale di crescita aiuterebbe l’industria europea a fronteggiare la concorrenza cinese soprattutto sul fronte dei prezzi.
D’altronde non è un mistero che dalla Cina si sta pianificando l’esportazione in Europa di vetture elettriche compatte dai listini molto allettanti. Si parla infatti di modelli in grado di piazzarsi anche sotto della soglia dei 20.000 euro a fronte di una dotazione e di caratteristiche in grado di rivaleggiare con modelli di categoria superiore.

SULLA STRADA DELLE KEI CAR GIAPPONESI

Le kei car, utilitarie o come si vorranno chiamare, potrebbero essere decisive anche per consentire ai costruttori europei di rispettare i limiti massimi delle emissioni di CO2. Secondo alcune stime, inoltre, questi modelli potrebbero avere un mercato potenziale di 600.000 unità vendute entro il 2030, con un aumento notevole rispetto alla quota del 5% detenuta attualmente.
Prima di arrivare ad un loro ritorno in massa sarà però necessario convincere l’UE a rivedere le regole sulla sicurezza che impone per i nuovi veicoli la presenza di airbag laterali, sensori che rilevano se un conducente si sta addormentando, avviso di attraversamento della corsia e crash test molto rigorosi.
Il rispetto di tali requisiti e il costo degli accessori obbligatori per la sicurezza incide notevolmente sul listino al pubblico di una vettura, al punto che sommando anche l’adeguamento alle norme antinquinamento si parla di un aggravio compreso tra 850 e 1.400 euro per ogni esemplare venduto.
I costruttori giustificano la loro richiesta con il fatto che i requisiti di sicurezza imposti dall’UE non sarebbero necessari per veicoli compatti progettati essenzialmente per la guida in città e non in grado di raggiungere delle alte velocità. La Commissione europea, da parte sua, ha detto che sta vagliando la questione, mentre sullo sfondo restano le perplessità legate alle valutazioni dell’ente indipendente Euro NCAP, che al contrario continua ad alzare l’asticella nei suoi crash test in fatto di requisiti minimi per l’assegnazione delle famose cinque stelle.

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