Northvolt chiude la produzione a giugno: fallimento della startup europea delle batterie
Northvolt, un tempo simbolo delle ambizioni verdi dell'Europa, interromperà la produzione nella sua principale fabbrica in Svezia entro fine giugno 2025.

Nel cuore della Lapponia, la cittadina di Skellefteå (Svezia) ha vissuto un momento di grande ambizione. Quando nel 2017 Northvolt annunciò l’apertura della sua gigafactory per batterie, si parlava di un grande piano industriale. Migliaia di posti di lavoro, una nuova economia verde, un ruolo centrale per l’Europa nella corsa globale all’elettrificazione. Oggi, invece, Skellefteå trattiene il respiro. Dopo la dichiarazione di fallimento, il curatore fallimentare Mikael Kubu ha confermato che, se non verrà trovato un compratore entro il 30 giugno 2025, la produzione della Northvolt si fermerà definitivamente. “È un colpo durissimo per la regione – ha commentato un operaio anonimo – ci avevano promesso il futuro, ora rischiamo di tornare indietro di decenni”.
Le cause di un tracollo annunciato
Northvolt non è fallita all’improvviso. Dietro lo stop si nasconde una spirale di problemi. Nonostante i 15 miliardi di dollari raccolti da investitori del calibro di Volkswagen, BMW , Siemens e Goldman Sachs, l’azienda ha faticato a consegnare quanto promesso. La cancellazione di un maxi ordine da 2 miliardi di dollari da parte di BMW, esasperata dai ritardi, ha dato il colpo di grazia. Anche Scania, ultimo cliente rimasto, ha deciso di interrompere gli acquisti. Risultato. Impianti vuoti, casse prosciugate, 900 lavoratori appesi a un filo.
Troppa ambizione, poca sostenibilità
Dietro il fallimento c’è anche un problema strutturale. Northvolt ha corso troppo. Ha cercato di fare tutto da sola. Produrre, sviluppare tecnologie, costruire impianti in Svezia, Germania e Canada. Ma la realtà è che mancava il personale qualificato, la catena logistica era fragile e gli standard di sicurezza interni lasciavano a desiderare.
“L’idea era buona – spiega un analista del Financial Times – ma non si può costruire un colosso in pochi anni senza solide fondamenta. Soprattutto in un settore così competitivo e strategico come quello delle batterie per veicoli elettrici”.
Un colpo all’industria europea delle batterie
Il caso Northvolt suona come un campanello d’allarme per tutta l’Unione Europea. Bruxelles aveva puntato su questa startup per ridurre la dipendenza dalla Cina, dove giganti come CATL e BYD dominano il mercato. Ora, quel sogno di autonomia rischia di sgretolarsi. La Commissione Europea aveva investito fondi e sostegno politico. Con Northvolt in crisi, l’intero ecosistema europeo della mobilità elettrica si trova a dover riconsiderare strategie e alleanze.
Che ne sarà degli altri progetti?
La chiusura di Skellefteå mette in dubbio anche il futuro degli altri progetti Northvolt. A Heide, in Germania, la costruzione di una nuova fabbrica procede lentamente e potrebbe subire uno stop. E in Svezia, Volvo Cars ha già deciso di uscire dalla joint venture con Northvolt per la produzione di batterie a Göteborg. Non certo un bel quadro della situazione.