Per il CEO di Volvo tra circa dieci anni tutte le auto saranno elettriche e avranno costi accessibili
Volvo parla della nuova strategia basata sui modelli plug-in hybrid.

Un anno fa Volvo annunciava di rivedere la propria strategia di elettrificazione, rinunciando a diventare un marchio completamente elettrico entro il 2030. Ora, a distanza di dodici mesi, la casa automobilistica svedese presenta, con le parole del CEO Håkan Samuelsson, la nuova strategia che prevede che entro la fine del decennio le auto elettriche e le ibride plug-in rappresentino tra il 90% e il 100% delle vendite. Una scelta che riflette le difficoltà di una transizione più lenta del previsto, ma anche la volontà di restare protagonista nel cambiamento in atto.
Il futuro del settore secondo il CEO di Volvo
Nonostante le difficoltà, Samuelsson (che è tornato alla guida del Gruppo ad aprile di quest’anno) resta convinto che la direzione sia ormai tracciata. In una recente intervista ha affermato che il futuro sarà elettrico e che non ci sarà più alcun ritorno al passato. Secondo il manager, anche se in alcune regioni il cambiamento richiederà più tempo, tra circa dieci anni tutte le auto saranno a batteria e i costi saranno più accessibili rispetto a oggi.
Le parole del numero uno di Volvo arrivano in un momento delicato per l’azienda. Nei primi otto mesi dell’anno, le vendite di veicoli completamente elettrici sono diminuite del 24% rispetto allo stesso periodo del 2024. Anche le ibride plug-in hanno registrato una leggera flessione, con un calo dell’1%. Più marcato il calo delle auto a benzina, comprese le mild hybrid, scese del 7%. Complessivamente, le consegne di Volvo sono diminuite del 10% su base annua tanto che a maggio di quest’anno ha avviato un piano di licenziamenti per contribuire a ridurre i costi di circa 2 miliardi di dollari.
Samuelsson riconosce le difficoltà, ma invita a non cambiare rotta in quanto la chiave per rilanciare il marchio sarà puntare su nuovi modelli ibridi plug-in, che lui stesso definisce come auto elettriche dotate di un motore di riserva. Una definizione che sottolinea la volontà di interpretare questi modelli non come una soluzione temporanea, ma come una tappa concreta nel percorso verso l’elettrico. Non è ancora chiaro se il riferimento sia a versioni ibride a lunga autonomia come la nuova XC70 oppure a veicoli con range extender, in cui il motore a benzina serve solo a ricaricare la batteria.
Nel ragionamento del CEO si fa strada anche una previsione più ampia sul futuro dell’industria automobilistica. Samuelsson è convinto che il passaggio all’elettrico porterà a una profonda ristrutturazione del settore. Alcune aziende riusciranno ad adattarsi e sopravvivere, altre invece resteranno indietro. Entro il 2035, secondo lui, emergeranno due o tre grandi marchi cinesi in grado di competere su scala globale, mentre i costruttori tradizionali dovranno affrontare una realtà completamente nuova.
Il dibattito in corso
Le posizioni all’interno dell’industria automobilistica restano profondamente divise. Da un lato, Volvo e la sua controllata Polestar continuano a sostenere con forza il divieto europeo alla vendita di nuove auto con motore a combustione interna previsto per il 2035. Durante l’IAA Mobility di Monaco, Polestar ha persino messo in discussione la coerenza di alcuni concorrenti, esponendo pubblicamente frasi pronunciate da marchi rivali che negli ultimi mesi hanno abbassato le proprie ambizioni sul fronte dell’elettrificazione. Dall’altro lato, alcuni dei principali costruttori tedeschi chiedono maggiore cautela. BMW non intende rinunciare ai motori termici entro il 2035, mentre Mercedes ha avvertito che un’applicazione rigida del bando potrebbe provocare un collasso dell’intero settore in Europa. Anche Audi e Porsche mantengono un atteggiamento prudente, ritenendo troppo rischioso puntare esclusivamente sull’elettrico in un orizzonte temporale così breve. Il confronto è destinato a intensificarsi anche in vista dei prossimi giorni quando i vertici delle principali case automobilistiche europee incontreranno la presidente della Commissione Ursula von der Leyen per discutere il futuro della mobilità e l’applicazione della normativa prevista per il 2035. Le richieste di maggiore flessibilità si scontrano con la volontà, almeno da parte di alcuni costruttori, di mantenere saldo il percorso verso l’azzeramento delle emissioni.
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