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Auto elettriche, le aziende italiane non temono effetti negativi sull'occupazione

Per l'83,2% delle aziende della filiera la trasformazione dell'ecosistema automotive avrà impatto nullo o positivo sull'occupazione

Auto elettriche, le aziende italiane non temono effetti negativi sull'occupazione
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Filippo Vendrame
Filippo Vendrame
Pubblicato il 14 dic 2023

Uno dei temi su cui si discute molto quando si parla di auto elettrica e Italia è quello dell'occupazione. C'è infatti chi sostiene che l'auto a batteria potrebbe costare molto, per le aziende automotive del nostro Paese e non solo, in termini di posti di lavoro. A quanto pare, invece, la filiera automotive italiana guarda con fiducia alla transizione verso la mobilità elettrica. Questo è quanto emerge dall’analisi presentata dall’Osservatorio TEA, l’osservatorio sulle trasformazioni dell’ecosistema automotive italiano guidato da CAMI (Center for Automotive & Mobility Innovation) del Dipartimento di Management – Università Ca' Foscari Venezia e CNR-IRCrES, nell’ambito dell’evento “Presente e futuro delle filiera automotive italiana”.

FIDUCIA VERSO L’ELETTRIFICAZIONE

L'analisi è frutto di un'indagine condotta su di un campione di 217 aziende rappresentativo delle 2.152 imprese mappate dall’Osservatorio TEA. Emerge quindi che ben 8 aziende su 10 guardano con fiducia verso l'elettrificazione del settore. In particolare, per il 48,4% delle aziende, le trasformazioni dell’ecosistema automotive non avranno alcun effetto sul portafoglio prodotti e per il 30,9% avranno addirittura un impatto positivo, a fronte di un 20,7% che non esclude invece potenziali riflessi negativi.

Parlando strettamente degli effetti occupazionali, il 55,5% delle aziende prevede un impatto nullo sul numero dei propri dipendenti e quasi un’impresa su 3 (il 27,7%) si dice convinta di poter aumentare i livelli occupazionali. Per quanto riguarda il lavoro, le micro imprese sono quelle che più delle altre ritengono di poter aumentare il numero degli occupati (il 51,7% degli intervistati), davanti alle aziende piccole (il 33,3%) e a quelle più grandi (il 31,3%). Nel caso delle aziende di medie dimensioni l’impatto sui posti di lavoro sarà nullo secondo il 67,6% degli intervistati.

Le aziende che guardano con maggiore fiducia alla transizione verso la mobilità elettrica sono quelle della Lombardia che stimano, al 2027, un incremento occupazionale nel settore automotive del 6,3%. Nel resto dell'Italia, invece, si registra un +3,1% nel Centro, un -4,3% del Nord-Est e un -3,5% del Sud. A livello nazionale, complessivamente, la proiezione che emerge dall’indagine è di un +0,6% degli occupati totali della filiera al 2027.

RICHIESTE AL GOVERNO

Le imprese lanciano un'allarme sulle competenze. Infatti, una quota dal 40 al 50% del campione denuncia grandi difficoltà nel reperimento delle professionalità richieste. Contestualmente, chiedono al Governo supporto in questa trasformazione. Quali sono le priorità? Defiscalizzazione delle assunzioni di personale giovane (il 65,4% la ritiene importante o molto importante) ed esperto (64,4%).

Ugualmente importante anche una più stretta cooperazione tra le aziende, gli Istituti tecnici professionali e gli ITS, per avvicinare il mondo del lavoro alle scuole, ma anche per contribuire a definire percorsi formativi più coerenti con le nuove competenze ricercate dall’industria.

Infine, il 58% delle imprese della filiera attribuisce grande importanza ai bonus per l’acquisizione di tecnologie e la riconversione produttiva e il 54,3% pone l’accento sulle agevolazioni per la formazione dei lavoratori.

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