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Dopo Daihatsu, si allarga in Giappone lo scandalo dei test di sicurezza

Akio Toyoda si è scusato per le irregolarità che sono emerse

Dopo Daihatsu, si allarga in Giappone lo scandalo dei test di sicurezza
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Filippo Vendrame
Filippo Vendrame
Pubblicato il 5 giu 2024

In Giappone si allarga lo "scandalo" dei test di sicurezza. Al termine di un'indagine portata avanti avanti dal Ministero dei Trasporti giapponese, sono state rilevate irregolarità a carico di, tra gli altri, Toyota, Honda, Mazda e Suzuki. In particolare, stando a quanto emerso, le indagini avrebbero evidenziato la presenza di dati non corretti nelle richieste di certificazione dei veicoli di queste aziende.

L’INDAGINE

Tutto parte dal caso Daihatsu scoppiato lo scorso anno quando la casa automobilistica ammise di aver "truccato" i test di sicurezza di migliaia di auto, per la maggior parte prodotte per conto della casa madre Toyota. Queste manipolazioni riguardavano la modifica dei risultati dei test per garantire la conformità ai regolamenti di sicurezza.

Scandalo su cui intervenne pure il Governo giapponese che avviò un'indagine molto più ampia per verificare la correttezza delle procedure di certificazione che oggi sta coinvolgendo diverse società automotive del Paese.

Adesso, si apre un nuovo capitolo di questa inchiesta che ha coinvolto diversi importanti marchi giapponesi. A seguito delle irregolarità rilevate, il ministero ha imposto a queste aziende lo stop alla vendita di alcuni specifici modelli. Toyota ha riconosciuto di aver presentato dati alterati dei test di sicurezza per i modelli Corolla Fielder, la Corolla Axio e Yaris Cross. Inoltre, indagini interne hanno permesso di ricontrare irregolarità per modelli fuori produzione come Crown, Isis, Sienta e Lexus RX.

La casa automobilistica ha dunque dovuto sospendere le spedizioni e le vendite di Corolla Fielder, Corolla Axio e Yaris Cross. Va sottolineato che la Yaris Cross coinvolta non è il modello destinato al Vecchio Continente visto che viene prodotto in Francia. Per Mazda, invece, le irregolarità riguardano i modelli Mazda 6, Mazda 2 e Roadster RF, ancora oggi in produzione e Atenza e Axela, oggi non più prodotte.

I modelli Honda interessati da queste problematiche sono tutti fuori produzione. Per Suzuki le irregolarità interessano solo le Alto prodotte tra il 2014 e il 2017. Resta da vedere quanto velocemente le autorità giapponesi saranno in grado di risolvere i problemi di conformità e decidere le sanzioni adeguate per le azioni di queste case automobilistiche.

LE REPLICHE DI TOYOTA E MAZDA

Sul caso è intervenuto Akio Toyoda che si è scusato per le irregolarità che sono emerse.

Abbiamo trascurato il processo di certificazione e prodotto in serie le nostre auto senza aver prima preso le dovute precauzioni. Per questo chiediamo scusa ai nostri clienti e a tutti gli appassionati di automobili.

Nonostante questi problemi, Toyota ha affermato che una verifica interna ha confermato il rispetto di tutte le norme di sicurezza per i veicoli interessati. I test falsati hanno riguardato l’uso di dati inadeguati o obsoleti nelle prove di collisione e l’errata verifica del corretto funzionamento degli airbag e dei danni ai sedili posteriori in caso di incidente.

Dal canto suo, Mazda ha ammesso i problemi di comunicazione sui risultati dei test. Tuttavia, il CEO Masahiro Moro ha attribuito i problemi relativi ai dati a interpretazioni errate dei manuali di procedura poco chiari da parte dei dipendenti e non ad una falsificazione dolosa.

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