Per Elkann le regole UE impediscono di dare ai clienti quello di cui hanno bisogno
Il presidente di Stellantis critica la rigidità delle norme UE.
John Elkann, presidente di Stellantis, è tornato a parlare della sostenibilità economica e industriale del settore automotive in relazione alle regole europee. Dopo aver chiesto regole realistiche e maggiore flessibilità, ha ora affermato che la realtà dei fatti sta dimostrando che il quadro normativo imposto dall’Unione Europea per guidare la transizione ecologica risulta non solo inefficace, ma addirittura controproducente.
La posizione di Elkann
In occasione della cerimonia per il lancio produttivo della nuova Fiat 500 ibrida, Elkann ha fatto riferimento al pacchetto di misure che impone lo stop alla vendita di nuove auto con motori a combustione interna entro il 2035. Per il presidente di Stellantis si tratta di una scadenza troppo rigida, non sufficientemente compatibile con le tempistiche e le dinamiche reali dell’industria automobilistica europea. Per Elkann un cambiamento di queste dimensioni non può non tenere conto delle conseguenze sull’occupazione, sulla competitività e sulla capacità produttiva.
Elkann ha inoltre chiesto espressamente di riconsiderare l’impostazione che favorisce quasi esclusivamente l’auto elettrica a batteria, invitando invece le istituzioni a mantenere una maggiore neutralità tecnologica. L’idea di fondo è quella di considerare anche altre tecnologie (ibridi plug-in, motori alimentati da combustibili sintetici o soluzioni a basse emissioni). Secondo Elkann, è fondamentale garantire ai costruttori la possibilità di offrire prodotti che i clienti desiderano e che siano davvero sostenibili, anche dal punto di vista dei costi.
Nel corso del suo intervento, il presidente di Stellantis ha anche proposto un cambiamento sostanziale nella modalità con cui vengono calcolati gli obiettivi di emissione intermedi. Invece dell’unica scadenza del 2030, Elkann suggerisce che i target ambientali vengano distribuiti su più anni, per esempio sul periodo tra il 2028 e il 2032.
Una situazione tutt’altro che semplice
Le parole di Elkann arrivano in un periodo in cui l’industria dell’auto in Europa sta affrontando una fase complicata. Una fase caratterizzata da una forte pressione concorrenziale proveniente soprattutto dalla Cina, da una domanda interna in calo e da una catena di approvvigionamento non all’altezza delle necessità. Tante le cause di un fenomeno così complesso contro il quale non sarà sufficiente una singola norma o un solo provvedimento. Di certo c’è la necessità di affrontare la questione.
È evidente che Elkann difenda gli interessi dell’industria automobilistica facendosi in questo caso portavoce della crescente preoccupazione dei vertici del settore auto, che temono ripercussioni concrete sull’intero sistema produttivo europeo. Di contro però, ambientalisti e sostenitori della transizione ecologica accusano l’industria automobilistica di voler guadagnare nuovo tempo, ostacolando norme che ritengono indispensabili per ridurre le emissioni e affrontare l’emergenza climatica. Senza dimenticare le critiche rivolte da molti ai costruttori europei del ritardo nel promuovere l’innovazione avendo avuto tempo più che sufficiente per investire in tecnologie a basse emissioni.
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