Flessione per Stellantis nel Q1 2025: pesa il Nord America, bene l'Europa
Stellantis: consegne in calo nel primo trimestre, ma segnali di ripresa in Europa e slancio retail negli USA
Stellantis ha diffuso oggi le stime preliminari relative alle consegne globali consolidate per il primo trimestre del 2025, accompagnandole con una lettura delle principali dinamiche commerciali a livello geografico. Il dato complessivo si attesta a circa 1,2 milioni di veicoli consegnati nei tre mesi chiusi al 31 marzo, in flessione del 9% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Il calo è legato principalmente alla ridotta produzione in Nord America, dove il mese di gennaio ha risentito di un’estensione delle festività che ha rallentato le catene di montaggio. A questo si è aggiunta, nel continente europeo, la fase di transizione verso nuovi modelli e la contrazione della domanda di veicoli commerciali leggeri, che hanno penalizzato i volumi dell’Europa Allargata.
NUOVI MODELLI
Nonostante il quadro complessivo negativo, il Gruppo segnala alcune tendenze incoraggianti. In Europa, la quota di mercato nell’area UE30 è salita al 17,3%, in crescita di 1,9 punti percentuali rispetto al quarto trimestre 2024. Il miglioramento riflette l’impatto positivo dei recenti lanci, tra cui spiccano la Citroën C3 Aircross, l’Opel Frontera e la nuova Fiat Grande Panda.
In Nord America, le consegne sono diminuite di circa 82 mila unità, pari a un -20% annuo. Tuttavia, a marzo 2025, gli ordini retail hanno toccato i massimi da luglio 2023. Jeep Compass, Grand Cherokee e Ram 1500/2500 hanno registrato incrementi di vendita superiori al 10% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, sostenuti dall’arrivo dei modelli Ram 2500 e 3500 aggiornati.
POCHI MIGLIORAMENTI
Nel cosiddetto “Terzo Motore”, che include Sud America, Medio Oriente & Africa, e la macroregione Asia-Pacifico, le consegne hanno mostrato un lieve progresso del 4%, trainate soprattutto dalla crescita del 19% in Sud America, dove Stellantis mantiene la leadership, spinta dalla domanda in Brasile e Argentina.
Di contro, si registrano flessioni in Medio Oriente e Africa (-15%), in gran parte dovute a restrizioni alle importazioni in Algeria, Tunisia ed Egitto.