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Dopo un mese di stop JLR si prepara a riprendere la produzione: danni di circa 60 milioni di euro

Perdita record per il gruppo che ottiene un prestito garantito da 1,75 miliardi di euro.

Dopo un mese di stop JLR si prepara a riprendere la produzione: danni di circa 60 milioni di euro
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Daniele Di Geronimo
Daniele Di Geronimo
Pubblicato il 29 set 2025

Dopo oltre un mese di stop, Jaguar Land Rover si prepara a riprendere gradualmente la produzione. L’annuncio arriva contestualmente al ripristino dei sistemi digitali, colpiti da un attacco informatico che ha messo in ginocchio l’intera struttura operativa del gruppo. La ripresa sarà lenta e controllata, con riavvii progressivi in alcune sezioni produttive. Oltre all’annuncio in sé, colpiscono le cifre che raccontano quanto un episodio di questo tipo possa mettere in crisi una grande azienda come Jaguar Land Rover, con conseguenze gravi non solo per il gruppo, ma per l’intera filiera automotive britannica.

JLR conta i danni dell’attacco informatico

Secondo le stime aggiornate, lo stop forzato potrebbe aver già causato perdite superiori a 1,1 miliardi di euro (oltre un miliardo di sterline) in ricavi non incassati. Un dato che rischia di aumentare ulteriormente nei prossimi mesi nonostante il ritorno alla normalità che, comunque, sarà lento e graduale. A oggi, gli stabilimenti produttivi del gruppo in Regno Unito, Slovacchia, Cina e India sono ancora fermi, con le fabbriche britanniche di Halewood, Solihull, Wolverhampton e Castle Bromwich tra le più colpite. Solo nel Regno Unito, Jaguar Land Rover assembla circa 1.000 veicoli al giorno, e la produzione è ferma dal 1° settembre.

L’azienda ha comunicato che la ripartenza avverrà in modo scaglionato e senza forzature, con una gestione “sicura e controllata” della riattivazione dei sistemi industriali. Non è stato fornito un calendario preciso, ma internamente si parla di almeno tre fasi prima del pieno ritorno alla normalità. La prima prevede il completamento delle diagnosi informatiche, con una stima di quattro settimane necessarie per la ricostruzione dell’infrastruttura digitale. A questa seguiranno tre settimane di test in ambienti simulati per garantire l’assenza di ulteriori vulnerabilità. Solo in un terzo momento, forse non prima di dicembre, si procederà con la riapertura degli impianti a pieno regime.

Nel frattempo, Jaguar Land Rover è riuscita a ripristinare alcuni servizi essenziali. Tra questi, i sistemi per il pagamento dei fornitori e per la registrazione digitale dei veicoli, che nei giorni immediatamente successivi all’attacco erano gestiti telefonicamente tramite il DVLA, l’ente britannico per le immatricolazioni. Anche i centri logistici per la distribuzione dei ricambi stanno progressivamente tornando operativi, consentendo di riavviare le attività di assistenza post-vendita.


La portata dell’attacco, però, resta ancora in parte sconosciuta. Il gruppo hacker che ha rivendicato l’attacco si firma come Scattered Lapsus$ Hunters, lo stesso che nei mesi scorsi ha colpito anche altre aziende britanniche. Il metodo di intrusione, secondo quanto emerso, ha sfruttato una vulnerabilità nota del software SAP Netweaver, per la quale era stato rilasciato un aggiornamento di sicurezza già a inizio anno. Non è chiaro se Jaguar Land Rover avesse applicato o meno le patch di sicurezza in tempo. L’azienda ha confermato che “alcuni dati sono stati compromessi”, ma non ha fornito dettagli sull’entità o sulla natura delle informazioni coinvolte nell’attacco. In termini economici, le conseguenze dello stop produttivo sono enormi. Alcune stime indicano che per ogni giorno di blocco Jaguar Land Rover perderebbe qualcosa come 5,8 milioni di euro (5 milioni di sterline). Su base settimanale, la cifra supererebbe 58 milioni di euro (50 milioni di sterline), con effetti devastanti su trimestrali e obiettivi annuali.

Le conseguenze per la filiera


Oltre a Jaguar Land Rover, l’attacco informatico ha danneggiato anche i fornitori locali. Le associazioni di categoria avevano già lanciato l’allarme per il rischio di licenziamenti legato alla gravità della situazione. Il sistema produttivo che ruota intorno al gruppo coinvolge infatti circa 100.000 lavoratori impiegati in oltre 700 aziende fornitrici nel Regno Unito. Molte di queste imprese, spesso di dimensioni medio-piccole, stanno già affrontando tagli al personale, riduzioni di orario e difficoltà nei flussi di cassa. Secondo il sindacato Unite, numerosi lavoratori della filiera sarebbero stati spinti a richiedere l’Universal Credit, il principale sussidio britannico destinato alle persone con redditi bassi o senza lavoro, a causa della sospensione o riduzione dei contratti.

Il governo britannico ha annunciato una misura straordinaria per contenere gli effetti economici della crisi. È stato previsto un prestito garantito da 1,75 miliardi di euro (1,5 miliardi di sterline), che sarà erogato da una banca commerciale ma coperto dallo Stato attraverso il programma Export Development Guarantee. Il denaro sarà rimborsato da Jaguar Land Rover in un periodo di cinque anni. Il ministro per le Imprese Peter Kyle ha dichiarato che questa operazione servirà a “proteggere posti di lavoro qualificati nel West Midlands, nel Merseyside e in tutto il Regno Unito”, mentre la cancelliera Rachel Reeves ha ribadito la centralità del gruppo per l’intero comparto industriale nazionale. Quello che doveva essere un disservizio temporaneo si sta trasformando in una crisi industriale di ampia portata. L’episodio, al di là della cronaca in sé, mette in evidenza la fragilità delle infrastrutture digitali anche nei gruppi industriali più grandi, e obbliga le imprese (ma anche gli stessi Stati) a non sottovalutare l’impatto di fenomeni di questo tipo.

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