BMW torna a correre nell'IMSA: ecco i segreti del motore della M Hybrid V8
Con il ritorno nell'IMSA, BMW lavora allo sviluppo del motore ibrido e sovralimentato derivato dal DTM
Tra poche settimane inizierà un intenso periodo di test per la BMW M Hybrid V8, vettura con la quale BMW M Motorsport parteciperà alla classe IMSA GTP del WeatherTech SportsCar Championship 2023.
La M Hybrid V8 è alimentata dal motore turbo a otto cilindri P66/3 con un'unità elettrica supplementare. Questo è basato sull'unità DTM a otto cilindri P66/1 utilizzata nelle stagioni 2017 e 2018 sulla BMW M4 che ha disputato il DTM. La scelta è ricaduta su questa unità poiché completamente portante, con il vantaggio quindi di poter essere utilizzata su un telaio monoscocca senza un sottotelaio aggiuntivo.
A questo, naturalmente, si aggiunge il fatto che è quella che corrisponde maggiormente ai requisiti normativi dopo la conversione in un motore ibrido turbo.
Addirittura, Ulrich Schulz, direttore di BMW M Motorsport a capo del progetto, e il suo team avevano avviato una valutazione per determinare quale motore da corsa fosse più adatto per la conversione in un sistema di propulsione ibrida ad alte prestazioni ancor prima che il Consiglio di amministrazione del BMW Group desse il via libera all'ingresso di BMW M Motorsport nella categoria LMDh nel giugno 2021.
Quindi, dato il via libera al programma sportivo, si sapeva già che motore usare. In effetti, visti tempi e costi di sviluppo, tornare al tavolo da disegno per progettare un motore completamente nuovo e costruirlo da zero non era percorribile.
"Durante i nostri esami di valutazione, abbiamo preso in considerazione anche il motore turbo a quattro cilindri P48 della BMW M4 DTM e il motore turbo a otto cilindri P63 della BMW M8 GTE, ma i potenziali problemi di durata del P48 e il peso elevato del P63 vi hanno convinto a guardare altrove", così Schulz ha spiegato la decisione di scegliere il motore P66.
PRIMA IL TURBO, POI L’ELETTRICO
La prima fase ha visto la trasformazione del motore P66/1 DTM in un propulsore “intermedio”, denominato P66/2, che a differenza del primo, aspirato, sfruttava due turbocompressori. L'attenzione dei progettisti si è concentrata sulla durata, sull'aumento delle prestazioni e sulla gestione della temperatura del motore. Il P66/2 ha completato numerosi test, comprese simulazioni complete di una gara realizzate su banco di prova.
Il passo successivo è stato la creazione del motore da corsa P66/3, che prende la versione biturbo e la adegua ai requisiti specifici del telaio Dallara. La P66/3 viene poi dotata di sistema di scarico definitivo, di serbatoio dell’olio, cablaggi ed elettronica di potenza. In più, il motore viene dotato di iniezione diretta.
L’ultimo step ha riguardato l’abbinamento all’unità elettrica. Gli ingegneri del reparto “M” vantavano già una grande esperienza con i sistemi di propulsione elettrica grazie al progetto di Formula E e hanno testato e integrato il motore elettrico in parallelo.
L'unità che costituisce il sistema di trazione ibrida dell'auto è composta dal motore elettrico, dall'inverter e dalla batteria ad alta tensione. Tra il motore elettrico e quello a combustione è presente una frizione che consente di guidare in certe condizioni esclusivamente a zero emissioni (ad esempio quando si transita sulla corsia box).
I due organi di guida sono stati collegati per la prima volta nell'auto alla fine di giugno, con la prima accensione del sistema ibrido che è stata un successo. Alla fine di luglio seguirà il collaudo a Varano de' Melegari e subito dopo inizierà la fase di test intensivi.