Cerca

Auto elettriche in Europa: la ripartenza c’è, ma l’Italia resta in coda

Nel 2025 le auto elettriche tornano a crescere, ma per centrare gli obiettivi 2030 servono incentivi stabili e rete di ricarica capillare.

Auto elettriche in Europa: la ripartenza c’è, ma l’Italia resta in coda
Vai ai commenti
Riccardo Mantica
Riccardo Mantica
Pubblicato il 10 lug 2025

Il 2024, per l’automotive europeo, è stato un anno a due facce. Da un lato, un flebile segnale positivo. Le immatricolazioni totali sono cresciute, sì, ma solo dell’1%. Circa 13 milioni di nuove auto. Dall’altro, il segmento che avrebbe dovuto trainare la transizione ecologica ha fatto un passo indietro: le elettriche sono calate del 2,1%, fermandosi attorno ai 3 milioni di unità. In Italia, la musica è stata ancora più stonata. Le immatricolazioni complessive sono scese dell’1%, e quelle elettriche hanno subito una vera battuta d’arresto: –13,3%. Appena 119.000 veicoli.

E in questo tourbillon europeo la Cina ha continuato a correre. Nel 2024 ha prodotto 26,8 milioni di auto, con un aumento del 5,2%. Un terzo della produzione mondiale. Ma il dato più impressionante è un altro: oltre 12 milioni di quei veicoli erano elettrici. Il 70% della produzione globale. Non è finita: le importazioni di auto cinesi in Europa sono balzate dal 2% del 2019 al 21% del 2024. E quelle europee dirette in Cina? Dimezzate. Un sorpasso silenzioso, ma potente.

Poi è arrivato il 2025 e qualcosa si è mosso


Secondo lo Smart Mobility Report 2025, pubblicato dal Politecnico di Milano, il nuovo anno si è aperto con una decisa inversione di tendenza. Nei primi cinque mesi, le immatricolazioni elettriche in Europa sono salite del 21,9% rispetto allo stesso periodo del 2024. Un buon dato. Ma l’Italia, stavolta, ha fatto meglio di tutti. +63,3%. Ad aprile, addirittura +92%. In soli cinque mesi, sono state immatricolate circa 73.000 auto elettriche. L’anno prima, nello stesso periodo, erano 45.000. Un’accelerata che in pochi si aspettavano.

I motivi? Tanti. L’offerta è cresciuta: nel primo semestre, in Italia erano disponibili 115 modelli base, il 12% in più. I prezzi hanno smesso di oscillare come un’altalena. Le autonomie sono migliorate, i tempi di ricarica si sono accorciati. E la rete pubblica ha cominciato ad allargarsi: 66.000 punti di ricarica attivi a fine 2024, con un +34% rispetto all’anno prima. Boom soprattutto per le colonnine fast, che sono cresciute del 67% e ora rappresentano quasi un quinto del totale.


Eppure, nonostante questa ripartenza, l’Italia resta indietro. Nel 2024, le elettriche hanno coperto appena il 7,5% del mercato. Tra i grandi Paesi europei, siamo fanalino di coda. E questo è un problema serio, perché il tempo stringe. L’obiettivo fissato dal Pniec, il Piano nazionale energia e clima, è chiaro: 6,6 milioni di auto elettriche in circolazione entro il 2030. Tradotto: un milione di nuove immatricolazioni l’anno, ogni anno, da qui alla fine del decennio. Le proiezioni più realistiche? Ne stimano meno della metà: 3,1 milioni.

Lo studio del Politecnico immagina tre scenari

Nel primo, “business as usual”, le cose vanno avanti come ora. Risultato: 3,1 milioni di auto elettriche, e ben 32,9 milioni di vetture tradizionali ancora su strada. L’82% del parco circolante. Nel secondo, “boosted”, la crescita è più marcata, anche senza interventi drastici. Nel terzo scenario, “policy driven”, le cose cambiano davvero. Le elettriche diventano 6,6 milioni, e le auto a combustione scendono a 29,4 milioni, il 73% del totale.

I primi mesi del 2025 ci dicono che la direzione è giusta – spiega Paolo Maccarrone, direttore scientifico dello Smart Mobility Report – ma serve un cambio di passo. Non possiamo affidarci a misure spot o a incentivi intermittenti”. L’idea è quella di un sistema più organico: una cabina di regia ristretta, con decisori rapidi e ascolto attivo degli stakeholder. Incentivi stabili, piani pluriennali, meno burocrazia. E soprattutto più informazione. Perché molti ancora non sanno che l’auto elettrica può far risparmiare davvero, oltre che inquinare meno.
Il direttore dell’Energy&Strategy, Vittorio Chiesa, aggiunge un altro tassello: “I target europei non sono cambiati. La rotta verso la decarbonizzazione è chiara. Ma per arrivarci serve continuità. Basta con i fondi a singhiozzo. Serve una programmazione seria, che dia fiducia a chi produce e a chi compra”.
Dal lato dei consumatori, la fiducia sta crescendo. Secondo una ricerca condotta con Bva Doxa, l’84% di chi già possiede un’elettrica la ricomprerebbe. E il vecchio spauracchio dell’autonomia sembra ridimensionarsi: il 71% dice che la distanza reale percorsa con una carica è praticamente quella promessa.
Ma non tutto fila liscio. Il 48% degli utenti evita i punti di ricarica pubblici perché costano troppo, il 22% si lamenta di colonnine troppo rare o lente. Il 37%, invece, si affida esclusivamente alla ricarica domestica. E lì si apre un altro capitolo. A fine 2024, in Italia c’erano 560.000 punti di ricarica privati, in crescita del 12%. Ma il Superbonus, che aveva dato un bel boost, è stato ridotto. Risultato: l’entusiasmo si è un po’ raffreddato. Ancora una volta, si scopre quanto il mercato sia legato a doppio filo con le politiche fiscali.
E mentre il 2025 continua la sua corsa, lo sguardo va già al 2026. In arrivo ci sono modelli di segmento B sotto i 30.000 euro, e persino auto di segmento A a meno di 20.000. Prezzi finalmente più popolari. Ma l’accessibilità economica non basta. Servono più colonnine. In più posti. Anche fuori città, anche in autostrada.


A livello europeo, le cose si muovono: a fine 2024 si contavano circa un milione di punti di ricarica pubblici, in aumento del 35% per le lente e del 43% per le fast. Ma la distribuzione è tutt’altro che uniforme. I Paesi Bassi sono un modello: un punto ogni 100 abitanti. L’Italia? Ancora parecchio distante. Il quadro è chiaro: la corsa è partita, ma il traguardo è ancora lontano. Il 2025 ha dimostrato che cambiare ritmo è possibile. Ora tocca decidere se vogliamo restare tra chi insegue… o tra chi guida la transizione.
 
[Fonte]

Ti potrebbe interessare:
Commenti Regolamento