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Auto elettriche cinesi, i dazi non bastano. Mantenere gli obiettivi UE sulla CO2

Per salvare la produzione europea di auto elettriche è essenziale mantenere gli obiettivi Ue sulla CO2

Auto elettriche cinesi, i dazi non bastano. Mantenere gli obiettivi UE sulla CO2
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Filippo Vendrame
Filippo Vendrame
Pubblicato il 5 ott 2024

Ieri c'è stato il voto sui dazi per le auto elettriche cinesi. Come abbiamo visto, c'è stata una netta spaccatura tra i Paesi membri. Dalla votazione non è emersa una maggioranza che potesse approvare o bloccare le nuove tariffe doganali. La Commissione Europea ha quindi dovuto decidere in autonomia e quindi è andata per la sua strada. Se le ultime trattative con Pechino non daranno i suoi frutti, tra poche settimane i nuovi dazi da provvisori diventeranno definitivi.

I dazi nascono dalla volontà della Commissione Europea di proteggere l'industria automotive del Vecchio Continente. Più volte la Commissione ha evidenziato di avere le prove per dimostrare che le auto elettriche cinesi sono state sovvenzionate in maniera scorretta. Iniziativa che più di qualcuno ha messo in dubbio. A seguito del volto, è intervenuto Transport & Environment che evidenzia che i soli dazi non basteranno.

Per far recuperare quote nell'elettrico alle case automobilistiche europee è necessario anche mantenere gli obiettivi UE sulla riduzione delle emissioni di CO2. Queste due misure, insieme, possono sostenere i produttori europei, già pronti a lanciare una gamma di veicoli elettrici più accessibili, tra la fine di quest'anno e il 2025. Ricordiamo che sempre Transport & Environment aveva stimato una forte crescita dei modelli BEV il prossimo anno proprio grazie all'arrivo di diversi modelli più piccoli ed economici.

COME CAMBIERÀ IL MERCATO

Secondo l'analisi di Transport & Environment, nel 2024 le auto elettriche prodotte in Cina tra cui anche quelle di marchi come Tesla, BMW e Volvo, sono destinate a raggiungere un quarto del mercato europeo delle BEV. Le cose, però, poi dovrebbero cambiare. Nel 2025 la quota dovrebbe calare al 20% e al 18% nel 2026. Il tutto, a patto che vengano pienamente applicati sia i dazi sui veicoli elettrici prodotti in Cina, sia le norme UE sulle emissioni previste per il 2025.

Tuttavia, se l'UE dovesse ritardare i suoi obiettivi sulle emissioni puntando solo sui dazi, Transport & Environment mette in guardia che le BEV cinesi aumenteranno la loro quota sul mercato europeo. Potrebbero addirittura arrivare al 27% del mercato elettrico del Vecchio Continente nel 2025.

Di conseguenza, si "arriverebbe ad una stagnazione delle vendite di BEV dei produttori europei, che (come verificatosi negli ultimi anni) continuerebbero a concentrarsi sui motori endotermici, più redditizi, ritardando il lancio di nuove e più economiche auto elettriche, e perdendo ulteriore terreno, nello sviluppo di questa tecnologia, rispetto ai competitor internazionali". Su questi scenari, Andrea Boraschi, direttore dell’ufficio italiano di T&E, ha dichiarato:

Tariffe più alte sull’import dalla Cina hanno senso in combinazione con gli obiettivi climatici previsti per auto e van. Sono le due facce di una medesima politica industriale, che deve accompagnare l’ingresso sul mercato di un maggior numero di BEV europee. Se l’UE ritardasse o indebolisse gli obiettivi di riduzione della CO2 fissati per il 2025, invece, ostacolando al contempo l’arrivo di auto elettriche a prezzi competitivi dalla Cina, gli effetti sarebbero estremamente negativi per la decarbonizzazione dei trasporti.

SERVE UN NUOVO APPROCCIO SULLE BATTERIE

Contestualmente, Transport & Environment aggiunge che l'Unione Europea ha bisogno anche di un approccio più coerente anche per far crescere la propria produzione di batterie.

Secondo le stime, ben il 59% della produzione di batterie prevista per l'Europa è a rischio.

La cancellazione di questi progetti comporterebbe una perdita di miliardi di investimenti e di quasi 100.000 potenziali posti di lavoro. T&E ha chiesto un'indagine dell'UE sulla produzione cinese di celle per batterie, analoga a quella svolta per i veicoli elettrici, per consentire l'adozione di misure di difesa commerciale.

Per Andrea Boraschi, non ha senso mettere a rischio i miliardi di investimenti nelle gigafactory dell'UE mantenendo le tariffe di import sulle batterie più basse del mondo, appena sopra l'1%. L'UE deve prendere in seria considerazione misure di difesa commerciale, sostenendo al contempo la produzione domestica con un Fondo europeo per le batterie, e politiche che premino la produzione di batterie pulite

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