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Marelli, la fabbrica di Crevalcore verso la chiusura. 230 dipendenti a rischio

Per il 22 settembre è stato indetto uno sciopero di 8 ore

Marelli, la fabbrica di Crevalcore verso la chiusura. 230 dipendenti a rischio
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Filippo Vendrame
Filippo Vendrame
Pubblicato il 21 set 2023

L'impianto di Crevalcore (Bologna) della Marelli va verso la chiusura. Sono circa 230 i posti di lavoro a rischio a seguito di questa decisione. L'azienda, infatti, ha fatto sapere che le attività dello stabilimento dovrebbero terminare all'inizio del prossimo anno, con una parte della produzione che sarà spostata nella fabbrica di Bari.

Il motivo di questa decisione? Innanzitutto il risultato negativo dell'anno. Si parla, infatti, di una perdita di circa 6 milioni di euro dipesa, prevalentemente, dall'aumento del costo dell'energia. In secondo luogo, la scelta di chiudere l'impianto deriva dalla dinamica negativa delle attività legate al motore endotermico. Oggi, il tasso di utilizzo della capacità produttiva è al 45% ma la società si aspetta che cali fino al 20% entro il 2027.

Ricordiamo che all'interno dello stabilimento di Crevalcore oggi si producono collettori di aspirazione e pressofusi di alluminio per motori endotermici. Questo impianto, dunque, sconta il processo di transizione verso la mobilità elettrica che vedrà sempre più calare le richieste di componenti per i motori endotermici e la mancanza di una politica di riconversione.

Risultato economico negativo e aumento del costo dell'energia, nonché una dinamica negativa delle attività legate al motore endotermico che oggi porta a un utilizzo del 45% della capacità produttiva del gruppo e che calerebbe anno dopo anno fino ad arrivare al 20% nel 2027 e sparire nel 2030. Ciò si è tradotto in una contrazione del fatturato dal 2017 a oggi pari a oltre il 30% e una perdita costante  in termini di profittabilità.

LA MOBILITAZIONE

Ovviamente, la notizia della chiusura dell'impianto ha scatenato una vera e propria bufera con i sindacati che hanno definito inaccettabile la decisione della Marelli. Inoltre, accusano la società di non aver previsto alcun investimento per la transizione all’elettrico.

I sindacati puntano il dito anche contro il Governo, evidenziando la mancanza di una politica industriale dedicata all'automotive. Senza una strategia, per le sigle sindacali, la chiusura di Crevalcore potrebbe essere solo la prima di una lunga serie. Per il 22 settembre è stato anche indetto uno sciopero di 8 ore in tutto il gruppo Marelli per chiedere all'azienda di rivedere la decisione di chiudere lo stabilimento.

È da tempo che chiediamo riconversioni per le fabbriche legate al motore termico, senza le quali la chiusura di Crevalcore sarà solo la prima di una lunga serie, così come chiediamo di concentrare le risorse pubbliche sulle leve che possono salvaguardare e rilanciare l'industria di esportazione. È su queste priorità che si deve concentrare l'interesse del Ministero del Made in Italy e delle Imprese, trasformando le dichiarazioni di principio sull'automotive in atti concreti. Per chiedere a Marelli di ritirare la decisione di chiusura della fabbrica di Crevalcore e per chiedere al Governo di convocare un tavolo di confronto, si proclama la mobilitazione permanente a Crevalcore e otto ore di sciopero in tutto il gruppo per venerdì 22 settembre.

Marelli che ha iniziato un dialogo con le organizzazioni sindacali e le istituzioni per individuare la migliore soluzione possibile per tale situazione, ha comunque ribadito che l'Italia rimane centrale nella sua strategia, perché centro di rilievo per ingegneria, ricerca e sviluppo ed un importante polo produttivo.

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