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ACEA, preoccupazione per i piani di sviluppo delle colonnine in Unione Europea

Preoccupazione per i piani europei dedicata all'infrastruttura di ricarica.

ACEA, preoccupazione per i piani di sviluppo delle colonnine in Unione Europea
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Filippo Vendrame
Filippo Vendrame
Pubblicato il 1 dic 2021

ACEA, l'associazione dei costruttori europei di auto, ha manifestato nuovamente la sua preoccupazione in merito ai piani dell'Unione Europea sulla diffusione dell'infrastruttura per la ricarica delle auto elettriche e dei punti di rifornimento per i mezzi Fuel Cell.

Indipendentemente dal fatto che si tratti di automobili, furgoni o camion, i futuri obiettivi di CO2 possono essere raggiunti solo se accompagnati da obiettivi altrettanto ambiziosi e obbligatori che indicano a ciascuno dei 27 Stati membri dell'UE quanti punti di ricarica elettrica e stazioni di rifornimento di idrogeno devono costruire.

Secondo l'associazione, gli obiettivi presenti all'interno del documento "Alternative Fuels Infrastructure Regulation" (AFIR) sono poco ambiziosi. Inoltre, ACEA fa anche sapere che alcuni Paesi intendono "diluire" questi obiettivi. A luglio, la Commissione Europea aveva presentato l'AFIR come parte fondamentale del pacchetto "Fit for 55". Adesso, spetta ai governi nazionali e ai membri del Parlamento europeo valutare tali piani.

Ma come accennato in precedenza, ACEA ha sottolineato che alcuni Paesi membri intendono indebolire gli obiettivi, giudicati già poco ambiziosi, contenuti nell'AFIR, piuttosto che rafforzarli al fine di poter raggiungere gli obiettivi proposti di riduzione delle emissioni di CO2.

Per i costruttori europei che stanno investendo molto nell'elettrificazione della loro gamma di vetture si tratta, ovviamente,  di una situazione preoccupante anche perché si stanno già scontrando con una realtà non particolarmente felice per quanto riguarda la diffusione delle infrastrutture. Se davvero gli obiettivi saranno ridotti, denuncia ACEA, significherà rendere meno realistici gli obiettivi di riduzione di CO2.

TEMPO PERSO

L'associazione mette poi in evidenza tutto il tempo perso fino ad ora ed il sostanziale "fallimento" del piano precedente all'AFIR, cioè l'AFID. A quanto pare, nel 2013 c'era già una proposta ambiziosa sul tavolo che se fosse stata adottata avrebbe permesso di avere a disposizione, oggi, 677.000 stazioni di ricarica sparse in tutta l'Unione Europea.

Anche allora erano stati proposti obiettivi vincolanti per ogni singole Paese. Alla fine, però, rimasero solo piani non vincolanti. Ecco perché ACEA ritiene che sia necessario porre dei precisi obiettivi infrastrutturali vincolanti per ogni singolo Paese membro. L'associazione poi aggiunge che l'industria automotive europea è pronta a costruire le auto elettriche e Fuel Cell. Tuttavia, per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni, servono 7 milioni di punti di ricarica pubblici contro i 3,9 milioni della proposta attuale.

Il problema della diffusione, secondo ACEA, non è solo economico. Serve anche lavorare per ridurre i tempi necessari per ottenere i permessi, pianificare l’infrastruttura di ricarica e connetterla alla rete elettrica. Inoltre, sarà fondamentale sviluppare una rete parallela dedicata ai veicoli pesanti. Per l'associazione, infatti, la capacità degli operatori del settore di investire in autocarri a basse e zero emissioni è strettamente legata al livello delle infrastrutture disponibili. Per realizzare questa infrastruttura servirà anche un attento studio sulle strade percorse dai mezzi pesanti visto che tali veicoli hanno esigenze differenti rispetto alle normali vetture.

Già entro il 2025, in Europa dovranno essere in funzione almeno 40.000 camion elettrici a batteria, ed entro il 2030 vedremo sulle nostre strade ben oltre 300.000 camion a emissioni zero, sia elettrici a batteria sia a celle a combustibile.

ACEA, alla fine, lancia un appello a Consiglio, Parlamento e Commissione europei affinché ogni pezzo del complesso puzzle del Fit for 55 venga messo al posto giusto.

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