
10 Marzo 2023
08 Marzo 2023 17
L'ambizioso piano di elettrificazione del Gruppo Volkswagen prevede anche la costruzione di 6 fabbriche per le batterie in Europa dove saranno realizzate le nuove "celle unificate" che saranno utilizzate da tutti i futuri modelli elettrici del Gruppo tedesco. Secondo quanto riportato dal Financial Times, il Gruppo tedesco avrebbe "congelato" uno dei suoi progetti per la costruzione di un nuovo stabilimento nell'Europa orientale.
Il motivo? Secondo quanto riportato, la decisione sarebbe legata alla volontà di voler approfittare dei vantaggi dell'Inflation Reduction Act (IRA) americana che, come sappiamo, offre importanti agevolazioni per tutte le aziende automotive che intendono investire negli Stati Uniti. Il Gruppo tedesco, dunque, intenderebbe privilegiare la costruzione di un impianto in Nord America visto che potrebbe ricevere sussidi e prestiti per quasi 10 miliardi di dollari dall'Inflation Reduction Act e da altri programmi statunitensi nel corso del tempo.
La casa automobilistica sta aspettando una risposta dall'Europa all'Inflation Reduction Act prima di andare avanti con i suoi piani nel Vecchio Continente. Prima di una decisione definitiva, i vertici del Gruppo tedesco attendono quindi un segnale dall'Unione Europea.
Il Gruppo Volkswagen, comunque, ha fatto sapere che non è stata presa una decisione sull'ubicazione della fabbrica delle batterie negli Stati Uniti. Inoltre, ha confermato la volontà di andare a realizzare 6 stabilimenti per le batterie in Europa, sebbene siano necessarie le giuste condizioni. Ecco perché i tedeschi stanno aspettando la posizione dei vertici dell'Unione Europea.
Per il momento, delle 6 fabbriche per le celle delle batterie del Gruppo Volkswagen sono confermate quelle della Svezia in joint venture con Northvolt, di Salzgitter, in Germania e di Sagunto, vicino a Valencia, in Spagna. Per la fabbrica in Europa orientale erano in lizza Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca.
Che l'Inflation Reduction Act possa ridurre gli investimenti nel settore delle batterie e non solo in Europa è, purtroppo, un dato di fatto. Di recente, il membro del consiglio di amministrazione di Volkswagen Thomas Schmall ha sottolineato che l'Europa rischia di perdere miliardi di investimenti viste le condizioni allettanti dell'Inflation Reduction Act americana.
Inoltre, proprio negli ultimi giorni, Transport & Environment ha lanciato l'allarme su questo tema, affermando in un nuovo studio come sia a rischio il 68% della capacità produttiva di batterie in Europa prevista per i prossimi anni proprio a causa delle agevolazioni messe in campo dal Governo americano. Per questo, si sollecitava un rapido intervento da parte dell'Unione Europea per arrivare a creare un fondo centrale accessibile a tutti gli Stati membri che dia priorità alla catena di valore della mobilità elettrica.
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Commenti
Lieto di sentire che VW non ha ancora perso la voglia di investire in un mercato apparentemente più serio come quello USA anche dopo essere stati costretti a rimborsare il 10% sull'acquisto per il diesel gate quando qui in Italia ti omaggiavano di un portachiavi per scusarsi.
Hai ragione da vendere.
La realtà dei fatti però è che viviamo in un capitalismo (di questi ladri) comunista (vogliono sempre cose dallo stato).
Insomma.. il nucleare Francese non è messo bene.. sta in piedi perché sostanzialmente è statale
Non "in europa", ma dalla Germania e dai paesi che non hanno il nucleare.
In Francia questi problemi non li hanno...
Aspettano che la finanza pubblica gli faccia i sussidi (regali) se no col cavolo che investono, e poi quando c'è da vendere allo stesso pubblico le auto marginalizzano come i ladri sugli optional. In mezzo sprechi di ogni tipo tra gli stipendi dei top manager, le sedi che sembrano navicelle spaziali, investimenti faraonici in marketing. Vadano pure in America. Gli stati europei e l'Europa non devono dare i soldi in mano a chi produce, devono dare i soldi a chi fa innovazione, nelle università pubbliche, che stringeranno accordi di collaborazione e venderanno brevetti ai produttori... al migliore offerente tra i produttori, che investiranno pur di non rimanere indietro. La risorsa spesa deve generare un guadagno per la collettività/stato, non per gli amici degli amici degli amici (guadagno a tutto tondo se si riprende dal coma il nostro malato terminale più grave, la ricerca).
Ormai siamo in un capitalismo farlocco in cui gli stati continuano ad indebitarsi per sovvenzionare a pioggia qualsiasi settore dove l'aggregazione e il meccanismo del grosso che mangia il piccolo ha prodotto aziende pachidermiche, inefficienti ed incapaci di adattarsi al mercato che cambia.
In mezzo sempre più società di servizi e consulenza perché, secondo gli illuminati manager, l'inefficienza si batte con un efficacie outsourcing. Outsourcing che non fa altro che aumentare le spese.
In Europa dopo le sanzioni l'energia costa 4 volte che in Cina e in USA: Industrie come BASF hanno già detto chiaramente che in Europa si va solo via.
De-industrializzazione.
Mah, gli USA provano a reindustrializzarsi con gli incentivi fiscali, ma prima dovrebbero investire nelle infrastrutture e nella formazione del personale.
TSMC pare abbia sospeso la costruzione di una delle due fabbriche di microchip che erano previste in Arizona, forse perchè manca la manodopera qualificata.
Tesla stessa la nuova Gigafactory delle batterie la costruirà a Monterey in Messico.
E ride ad ogni bastonata chiedendone sempre di più
Se aspettano l'europa fanno prima a rinunciare a qualsiasi progetto
abbiamo il nordafrica che è pieno di gas e petrolio ma a quanto pare se la Germania non è il fulcro dello smistamento non sono contenti...
Segnali dall'Europa? È un encefalogramma piatto purtroppo
spetta che con calma l'europa si adegua
Diciamo anche che gli Usa stanno investendo pesantemente
più che altro direi che l'Europa si prende le bastonate dagli uni e dagli altri e al contempo si martella i c0g***ni