
08 Marzo 2023
L'Europa sta lavorando per ampliare la produzione interna di batterie per le auto elettriche e arrivare, così, a ridurre la dipendenza da Paesi come la Cina. In particolare, entro il 2030 nel Vecchio Continente dovrebbero sorgere quasi 50 fabbriche per gli accumulatori. Tuttavia, secondo Transport & Environment, una serie di fattori esterni tra cui l’Inflaction Reduction Act (IRA) americana di cui abbiamo parlato molto volte, rischiano di compromettere parte di questo piano.
In particolare, proprio la legge americana che ha messo sul piatto ingenti finanziamenti per attirare investimenti nel campo della mobilità elettrica, potrebbe portare le aziende a cancellare o rivedere i progetti per le fabbriche delle batterie in Europa.
Soffermandoci sull'Italia, il rapporto afferma che a rischio ci sarebbe il 48% della produzione pianificata di batterie. Produzione che potrebbe essere ritardata, ridimensionata o addirittura cancellata. Transport & Environment punta il dito, in particolare, sul progetto di Italvolt che potrebbe essere ridimensionato in favore del progetto gemello Statevolt in California.
Invece, secondo l'analisi, non ci dovrebbero essere problemi per la fabbrica di Termoli di Stellantis il cui progetto è ben avviato. Guardando, invece, all'intero Vecchio Continente, lo studio mostra uno scenario non certo positivo. Secondo Transport & Environment, la produzione al 2030 di batterie in Europa dovrebbe arrivare ad una capacità annua di 1,8 TWh. A quanto pare, soprattutto a causa dell'IRA, il 68% di tale produzione sarebbe a rischio. Parliamo di 1,2 TWh che servirebbero ad equipaggiare 18 milioni di auto elettriche.
Se davvero si arriverà a perdere questa capacità produttiva, l'Europa non sarà in grado di soddisfare la domanda interna di batterie e dovrà ricorrere ad aziende di altri Paesi per garantire un'adeguata fornitura alle case automobilistiche.
Senza questi volumi di produzione, l’Europa non sarà in grado di soddisfare la domanda interna di accumulatori prevista per il 2030, dovendo quindi ricorrere ad ampie quote di import dai concorrenti stranieri.
Tra gli altri Paesi europei in cui i piani per le fabbriche delle batterie potrebbero cambiare in maniera importante c'è la Germania. In particolare, secondo lo studio, a rischio ci sarebbe la produzione di accumulatori nella Gigafactory di Tesla a Berlino, soprattutto dopo la notizia che l’azienda americana concentrerà la fabbricazione di celle negli Stati Uniti per sfruttare gli incentivi dell’IRA.
A rischio ci sarebbe anche il progetto di Northvolt. Per il momento, l'azienda ha ricevuto solo una parte dei finanziamenti e la costruzione della fabbrica non è ancora partita. Inoltre, i vertici di Northvolt hanno già fatto sapere che il progetto potrebbe essere ritardato per dare la priorità all'espansione negli Stati Uniti.
Transport & Environment ha poi sintetizzato il rischio di ogni singolo progetto di fabbriche per le batterie in Europa all'interno di una tabella che riportiamo.
Per contrastare l’Inflaction Reduction Act (IRA), l'Unione Europea, secondo Transport & Environment, deve approntare strumenti comuni di sostegno finanziario, oltre a favorire procedure autorizzative più snelle. Carlo Tritto, Policy Officer di T&E Italia, al riguardo afferma:
I piani industriali per la produzione di batterie nella UE sono sotto il fuoco incrociato di Stati Uniti e Cina. Per competere efficacemente, l’Unione Europea deve dotarsi subito di una politica industriale verde incentrata sulle batterie, fornendo un robusto sostegno per aumentarne i volumi di produzione. Il Continente, insomma, è chiamato a reagire alle politiche protezionistiche americane e al dominio cinese degli ultimi anni per ritagliarsi un ruolo da leader in questo settore strategico. In caso contrario si rischia di accumulare un ritardo che potrebbe tradursi in una pesante sconfitta industriale.
La risposta dell’Europa dovrebbe rispecchiare quanto più possibile l’Inflation Reduction Act americano in quanto a focalizzazione degli investimenti, semplicità e visibilità. C’è bisogno di un fondo centrale accessibile a tutti gli Stati membri che dia priorità alla catena di valore della mobilità elettrica, ovvero ai veicoli e alle batterie, oltre che alle energie rinnovabili e alle smart grids. Per competere, l’UE deve dotarsi di una politica industriale solida incentrata sull’aumento della produzione e capace di premiare e accelerare i progetti ambientalmente sostenibili.
Transport & Environment ricorda, infine, che il 14 marzo la Commissione Europea pubblicherà il Net Zero Industrial Act che può essere visto come una sorta di pima risposta all’Inflaction Reduction Act (IRA).
T&E chiede obiettivi di produzione, agevolazioni fiscali e sovvenzioni per aumentare i volumi industriali nel pieno rispetto degli standard ambientali europei. Secondo l’organizzazione, è inoltre necessario un programma green di “semplificazione” per snellire i processi di autorizzazione e approvazione dei progetti.
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Commenti
Direi più che sono 3 o 4 nazioni che decidono e deve passare tempo per farle digerire alle rimanenti, anche se significa metterle a 90
Ovvero, l'UE deve fare come gli USA, e fare un piano europeo per incentivare la produzione su suolo europeo di batterie equivalente all'IRA americano.
Gli USA ci stanno fregando alla grande con la combinazione guerra e politiche economiche.
Oltre alle mille notizia di industrie in difficoltà in Europa, c'è stata una trasmissione televisiva che riassumeva in una breve concetto il fatto che le industrie in Germania e quindi anche in Italia se ne stiano andando:
De-Industrializzazione.
Si palava della multinazionale BASF che se ne stava andando ma il discorso vale per tutte le industrie europee. Dove l'energia costa 4 volte che in Cina e USA è ovvio che se ne vadano.
Vai a lavorare, invece di chiedere allo stato che ti regali i nostri soldi.
Stanno chiedendo soldi pubblici.
Per chi non lo sapesse, T&E è una lobby.
Ovvio, vive di compromessi tra 26 Nazioni diverse
Nei anni ’80 FIAT in Italia dava lavoro a circa 350’000 persone … 2008 i lavoratori FCA in Italia erano circa 130’000 … oggi i lavoratori della Stellantis in Italia sono 46’000. Se va avanti cosi 2030 i lavoratori della Stellantis in Italia saranno ZERO e la produzione d’automobili giusto un ricordo lontano d’altri tempi.
https://uploads.disquscdn.c...
Finalmente ci siamo. Il problema NON è il ban delle termiche.
Quella tecnologia rappresenta il PASSATO ed il PRESENTE, ma NON IL FUTURO.
Sulle batterie si gioca il futuro energetico dell'Europa, Italia inclusa.
Altro che no incentivi per le BEV, c'è da tagliare in qualunque altro settore e mettere SOLDI a fiumi nella ricerca e sviluppo di accumuli energetici per affiancare le FER.
Oltre che per assicurare mobilità a basso costo a 400mln di persone.
Tanto fra poco saremo noi polveri sottili. Wating for China
Questo è l'epilogo che si ottiene quando i politici al posto di fare quello per cui sono stra pagati scaldano le poltrone, pensano ai loro benefit e se ne fregano. Poi da buoni cialtroni, pensando di essere pure astuti, credono di fare tutto all'ultimo minuto e passare per giunta salvatori della patria.
Orma la Eu la "guerra" la persa già da qualche anno e soccomberà al ruolo di servetta di chi invece sta zitto ma comanda per davvero.
sul fatto che spararci a vicenda non giovava a nessuno ad esempio! Mi sembra incoraggiante
Bhè è anche una soluzione (purtroppo) molto italiana a dire la verità...
"Inflaction Reduction Act"
InflaCtion è un'altra perla del buon Verderame.
Si chiama "Inflation".
La soluzione si doveva cercare 30 anni fa, adesso é già tardi…
L’Europa é già un attore non protagonista nella sfida CINA USA
Lo scenario più ottimista per l’Italia (con o senza Europa) che riesco a vedere, é quello di mantenersi neutrali ad aspettare chi ne esce vincitore e poi salirci sul carro…
Si, questo trovo sia ovvio ;-)
Quindi avviare una nuova industria e produrre nuovi prodotti ha un notevole impatto sulla creazione di CO2.
Possiamo dire che è maggiore del risparmio generato dalla transizione di oltre il 55% del trasporto pubblico ad EV.
Ma almeno saranno gli altri Paesi a diminuire la CO2 prodotta.
Infatti:
L'UE (Europa dei 27) nel 2020 ha generato 2,62 miliardi di Tonnellate. Poi ora che produce meno e si diffondono le EV secondo te quanto ha emesso nel 2021?!?
2,79 Miliardi di tonnellate.
Per dirla alla Red Ronnie:
https://uploads.disquscdn.c...
Concordiamo sulla stessa versione. Se io uso il SE è perchè lascio aperta una porta per una soluzione che entrambi riteniamo migliore.
Questo però non vuol dire che tu sia negativo, e neppure che io non sia realista ;-)
Non con questa, leggi la mia risposta sopra
IMHO, si muore sia dividendoci, che continuando come ora.
È necessario andare oltre
Un filo di speranza io la conservo. Sempre.
Sono tutt'altro che una persona negativa.
Infatti nel 2020 la Cina ha emesso 10,6 miliardi di Tonnellate di CO2 mentre dopo tutto questo miglioramento dovuto all'introduzione di veicoli elettrici nel 2021 ne ha emessi 11,47 miliardi
Che grande miglioramento la transizione elettrificata che comporta vero?
Ti metto anche la fotina che a te piace tanto: https://uploads.disquscdn.c...
Aspetta, forse hai travisato o mi sono espresso male.
L'ideologia di cui parlo non ha a che fare con quello che dici e cosa succedereà al mercato delle vetture.
Io parlo di chi ha una convinzione da mandare avanti a prescindere da qualsiasi dato che confermi o meno la bontà di quella stessa convinzione.
Quanto pare l’Italia ha ricevuto aiuti da parte dell’UE e BCE nei ultimi anni di circa 1’400 miliardi ...
https://uploads.disquscdn.c...
Non ne sono certo.
Sono convinto che il modo migliore sia prendere atto di essere Unione in ogni caso.
Ma se dobbiamo andare avanti slegati rispettando regole che castrano questo o quello stato non so quale sia il male migliore.
Se non si accetta di essere unione (nel bene e nel male) concordo che è meglio ritornare a dove eravamo.
Non è lo scenario a mio avviso migliore per nessuno, ma se tutti non sono disposti ad accettarlo altre strade fatico a vederle.
Mai.
Staccare la spina sarebbe ancora peggio.
Tornare Indietro è folle e controproducente, ma ora è il momento di andare avanti o soccombere.
Questa è purtroppo la realtà. Innegabile.
Ma ciò ci rende non competitivi, tutti!
Sarebbe ora di capirlo, accettarlo, non nasconderlo e comportarsi di conseguenza.
Vorremmo essere una potenza in grado di confrontarsi con giganti come Usa, Cina e pure Russia. Ma in realtà siamo poco più di una armata brancaleone numerosa ma non unita.
Tra poco pure l'India potrebbe avere una economia migliore della nostra se non ci diamo una svegliata.
Altrimenti sarebbe meno dannoso dichiarare che il concetto UE è fallito e ritornare a fare ognuno i propri interessi.
Maastricht era 30 anni fa... Quest'anno l'UE compie 30 anni...
Dobbiamo essere uniti, piuttosto di meno ma con una unica testa pensante e una identità comune.
I paesi nordici si credono un'elite e vanno per la loro strada, fanno i superiori ma della loro diligenza ed integrità non si sente nemmeno la puzza
La UE è inesorabilmente lenta e poco incisiva, non sarà mai competitiva
Concordo fortissimamente con il concetto che hai espresso.
Sicuramente è incasinato, ma non considerare l'insieme non da un valore corretto.
Temo che non ci sia il tempo di arrivare ad un ricambio generazionale.
questa generazione di politici non la vuole (escluso Draghi e pochi altri), si spera nella prossima con gente già nata in essa e con altre vedute
Questa Unione a metà è destinata a soccombere.
Stati Uniti di Europa unica possibilità.
che è poi quello che accade in USA, ogni Stato ha i suoi punti di forza e le sue industrie.
Non posso che concordare.
Ovviamente il riferimento era a quello.
Quello è anche più incasinato, se parliamo solo del litio quasi il 70%, per ora, è prodotto tra Australia e Cile XD.