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Luca De Meo: serve un piano per l'Europa per il futuro dell'elettrico

In questo documento di venti pagine, disponibile in una dozzina di lingue europee, De Meo si rivolge a tutti i protagonisti della vita politica europea

Luca De Meo: serve un piano per l'Europa per il futuro dell'elettrico
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Filippo Vendrame
Filippo Vendrame
Pubblicato il 20 mar 2024

Il numero uno del Gruppo Renault e presidente di ACEA Luca de Meo continua a mandare messaggi ai politici europei in vista delle prossime elezioni. In particolare, questa volta ha reso pubblica la sua "Lettera all’Europa", inviata il 19 marzo 2024 ai principali decision maker e stakeholder in tutta Europa.

In vista dei dibattiti che alimenteranno la campagna elettorale, ritengo opportuno far sentire la mia voce non per fare politica, ma per dare un contributo alle scelte sulla politica giusta.

Luca De Meo ha dunque un'idea precisa per l'Europa e le sue idee e raccomandazioni sono racchiuse all'interno di un documento di venti pagine, disponibile in una dozzina di lingue europee, che si rivolge a tutti i protagonisti della vita politica europea.

SEGUIAMO L’ESEMPIO DI AIRBUS

All'interno del documento, il manager italiano chiede alle istituzioni europee di mobilitarsi per realizzare con successo e in modo sinergico la transizione energetica dell’industria automobilistica e per fare in modo che tale periodo di trasformazione possa essere un trampolino di lancio per il rinnovamento industriale dell’Europa, sviluppando collaborazioni intersettoriali e portando avanti progetti di ampio respiro tra settori pubblici e privati.

Per questo, De Meo prende come esempio Airbus, un consorzio europeo che negli anni è diventato una delle principali realtà nel settore degli aerei per uso civile.

Abbiamo già visto con Airbus ciò che l’Europa è in grado di fare. Intensificando le iniziative di cooperazione, metteremo la nostra industria sulla strada del rinnovamento.

L’ANALISI

Nella sua "Lettera all’Europa", De Meo fa una serie di considerazioni, ricordando l’importanza del settore automobilistico per l’economia, ma anche per il sistema di vita europeo, un settore che oggi sta affrontando una concorrenza sbilanciata.

Gli Stati Uniti incentivano, i cinesi pianificano, gli europei regolamentano.

Il numero uno del Gruppo Renault e presidente di ACEA analizza il settore automotive europeo, evidenziandone l'importanza ma anche rilevando la presenza di crescenti segnali di indebolimento.

L’industria automobilistica occupa 13 milioni di persone in Europa, ovvero il 7% dei lavoratori dipendenti e l’8% degli addetti alla produzione. Queste cifre sono proporzionali al peso economico del settore, che rappresenta l’8% del PIL europeo. È un’industria che esporta più di quanto importa, generando un saldo commerciale positivo tra l’Europa e il resto del mondo di 102 miliardi di euro.

Inoltre, il suo budget per la ricerca e lo sviluppo (R&S) ammonta a 59 miliardi di euro (pari al 17% della spesa totale per R&S, se si include il settore pubblico, e al 26% della spesa R&S dell’industria). I suoi investimenti rappresentano 1/3 del totale degli investimenti in Europa.

Tuttavia, De Meo aggiunge che stiamo assistendo a crescenti segnali di indebolimento che, non intervenendo, potrebbero essere motivo di reale preoccupazione.

In primo luogo, il baricentro del mercato automobilistico mondiale si è spostato in Asia: il 51,6% delle automobili nuove viene venduto in questa parte del mondo. Si tratta del doppio di quelle vendute nel Nord e Sud America insieme (23,7%) e in Europa (19,5%).

Inoltre, evidenzia le grandi sfide che sta portando la transizione verso la mobilità elettrica e l'arrivo dei modelli della case automobilistiche cinesi.

La Cina è in rapida ascesa nel segmento dei veicoli 100% elettrici. Sostenuta dall’enorme mercato interno (8,5 milioni di veicoli elettrici venduti nel 2023, secondo la China Passenger Car Association, pari al 60% delle vendite mondiali totali), ha già conquistato una quota di mercato di quasi il 4% in Europa nel 2022. Nel 2023, il 35% circa dei veicoli elettrici esportati nel mondo è di provenienza cinese.

Gli operatori europei del settore oggi sono sotto pressione e devono affrontare diverse sfide: decarbonizzazione, rivoluzione digitale, regolamenti, volatilità tecnologica, volatilità dei prezzi e formazione del personale.

LE PROPOSTE

Luca De Meo parte dalla premessa che l’industria automobilistica europea si è mobilitata. Tuttavia, ha urgentemente bisogno che l’Unione Europea crei le condizioni necessarie per la nascita di un vero e proprio ecosistema per la mobilità a basse emissioni di carbonio.

Il manager fa diverse proposte alle istituzioni europee: definire una strategia industriale per l’Europa; mettere attorno a un tavolo tutte le parti interessate per sviluppare questa strategia; porre fine all’attuale sistema basato sull’introduzione continua di nuove norme; adottare un approccio orizzontale, non solo verticale; ricreare le capacità di approvvigionamento di materie prime e componenti elettronici; sviluppare le nostre competenze nel software e stabilire una sovranità europea nel cloud.

Insomma, con la Cina in forte crescita che vuole espandere la sua presenza in tutto il mondo e gli Stati Uniti che invece proteggono il loro territorio, l’Europa deve inventare un modello ibrido.

I costruttori europei non vogliono mettere in discussione in Green Deal ma chiedono che vengano riesaminate le condizioni di attuazione di questa strategia globale. Come fare? De Meo suggerisce di adottare un principio di neutralità tecnologica e scientifica; coinvolgere le 200 città più grandi d’Europa nella strategia di decarbonizzazione dell’industria automobilistica; introdurre una sorta di "Champions League" industriale attraverso un sistema di bonus-malus, che premi i migliori e penalizzi chi non sta al gioco, in tutti i settore; creare zone economiche “green” sul modello delle zone economiche speciali cinesi; assegnare all’industria automobilistica una quota di energia verde e a basso costo; accelerare lo sviluppo di veicoli autonomi intelligenti e iperconnessi; coinvolgere il pubblico nella transizione ecologica; creare un new deal tra settore pubblico e privato.

10 PROGETTI

De Meo va oltre e nel suo documento delinea anche una serie di progetti per consentire all’Europa di recuperare il ritardo accumulato.

  • Promuovere auto piccole europee a prezzi accessibili
  • Rivoluzionare le consegne dell’ultimo miglio
  • Accelerare il rinnovo del parco veicoli
  • Sviluppare l’infrastruttura di ricarica per veicoli elettrici e la tecnologia vehicle-to-grid (v2g)
  • Raggiungere la sovranità di approvvigionamento per le materie prime critiche
  • Aumentare la competitività dell’Europa Nei semiconduttori
  • Standardizzare il "software-defined vehicle" (sdv)
  • Favorire l’emergere di un campione europeo del Metaverso industriale
  • Unificare il riciclo delle batterie
  • Valorizzare il potenziale dell’idrogeno

Le proposte che presentiamo in questo appello sono ambiziose ma concrete. Dimostrano che l’industria automobilistica europea può diventare rapidamente la soluzione alle sfide del continente. Siamo consapevoli che ciò richiede un cambio di paradigma. Il passo successivo deve essere quello di ispirarci alle migliori pratiche di altri paesi. La cooperazione è indispensabile, tra concorrenti e tra settori industriali. Siamo pronti a collaborare con tutte le istituzioni e le parti interessate per portare avanti queste idee. È in gioco la prosperità dell’Europa.

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