Cerca

Volkswagen Polo TGI: prova su strada e focus sul biometano

Abbiamo provato la nuova Volkswagen Polo TGI con 1.0 turbo a metano da 90 CV e scoperto come è possibile rendere ancora più sostenibile l'utilizzo del metano

Simone Facchetti
Simone Facchetti
Pubblicato il 23 feb 2018

"Il metano ti dà una mano", recitava una celebre campagna tra la fine degli anni '80 e gli anni '90 che incentivava i comuni italiani ad adottare il gas naturale come principale fonte energetica. E in effetti, negli anni immediatamente successivi, ci fu un boom per quanto riguarda le richieste di trasformazione delle auto a benzina in vetture a metano. Tante le offerte da parte dei costruttori (in particolare Fiat), ma anche tanti compromessi in quanto a prestazioni, affidabilità e manutenzione.

Oggi, l'auto a metano soffre. In un’Italia in cui le vendite delle auto ibride hanno superato quelle delle vetture a metano, c’è chi crede che l’auto a gas naturale sia una delle migliori soluzioni per combattere, nell'immediato, inquinamento, costi di gestione e blocchi del traffico. Tra i costruttori che credono nel metano c’è Volkswagen che, insieme alla strategia per la mobilità elettrica (che prevede l'introduzione di 30 nuovi veicoli elettrici per un milione di unità all'anno entro il 2025), porta avanti questo impegno per rendere fin da subito realtà l'idea di una mobilità più sostenibile ed economicamente vantaggiosa. 

Economia circolare: dai rifiuti organici al biometano

Per scoprire come va su strada la nuova Polo TGI, destinata a costituire una fetta importante delle vendite di Polo nel nostro paese, Volkswagen ci ha invitato a Verona al suo centro MobilityLab, dedicato a tutto ciò che rappresenta l'innovazione del gruppo tedesco nei confronti della mobilità. Da qui siamo poi partiti alla volta di Este (PD), dove abbiamo avuto modo di scoprire una delle tante eccellenze italiane specializzate nell'estrazione del biometano da rifiuti FORSU e scarti agricoli. 

Alla SESA (Società Estense Servizi Ambientali) hanno fatto propria l'idea di "economia circolare": dalla raccolta differenziata all'energia pulita. In questo moderno stabilimento il biometano, prodotto dalla fermentazione dei rifiuti dell’umido e da scarti agricoli, viene utilizzato per far funzionare gli stessi mezzi adibiti alla raccolta dei rifiuti, oltre a costituire il carburante distribuito nelle zone limitrofe. Non è tutto: l'anidride carbonica generata dai processi di estrazione del gas viene poi riutilizzata utilizzata nelle serre circostanti, gli scarti diventano compost e fertilizzante e parte dell'energia viene utilizzata per riscaldare abitazioni ed edifici. Il biogas, tra l'altro, può trasformarsi in energia pulita: basti pensare che, per percorrere 100 km, è sufficiente trasformare 70 kg di rifiuti organici in biogas, mentre sono necessari 150 kg degli stessi rifiuti per ottenere l'energia elettrica.

Quello di SESA è solo uno dei 326 impianti di trattamento per la trasformazione del rifiuto organico attivi in Italia. SESA è una delle 130 aziende (tra produttori e gestori di impianti di compostaggio e digestione anaerobica, associazioni di categoria, aziende che si occupano di rifiuti organici, fabbricanti di fertilizzanti organici, costruttori di macchine ed attrezzature, laboratori, enti pubblici e di ricerca) a far parte del CIC – Consorzio Italiano Compostatori.

L’utilizzo del biometano rappresenta un modo per abbattere ulteriormente le emissioni di CO2 rispetto ad un’auto a metano fossile: se utilizziamo una miscela che all’80% di metano aggiunge il 20% di biometano, è possibile ridurre le emissioni di gas serra dal del 36% rispetto ad un’auto a benzina e dell’80% se teniamo conto dell’intero ciclo di vita del combustibile. La stessa percentuale di emissioni viene risparmiata se si utilizza solamente biometano. Niente male se consideriamo che l’utilizzo di un’auto a metano rispetto ad una a benzina consente di ridurre le emissioni di ossidi di azoto dell’85% e del 25% quelle di anidride carbonica.

Per questo, guidare un'auto a metano rappresenta la soluzione oggi più economica per inquinare meno: secondo i dati diffusi da Volkswagen, le vetture del marchio alimentate a metano (Eco up!, Polo TGI e Golf TGI) emettono localmente meno CO2 rispetto a modelli ibridi di pari segmento. Ed è un paradosso che alcune zone a traffico limitato (come per esempio l'Area C a Milano) permettano di accedere gratuitamente alle auto ibride e non a quelle a metano.

Polo TGI: le prestazioni convincono

Questo non vuol dire che acquistare un'auto alimentata a gas naturale non offra vantaggi e agevolazioni ai proprietari. Di questo parleremo alla fine dell'articolo. Intanto, scopriamo com'è e come va su strada la nuova Polo TGI. Le prestazioni, rispetto alla variante a benzina di derivazione, in assoluto non cambierebbero se non fosse per l’aggravio di peso dovuto alla presenza delle bombole. Si parla di una massa in ordine di marcia di 1.260 kg (contro i 1.145 della 1.0 TSI da 95 CV), che si aggiungono ai 5 CV e ai 15 Nm di coppia in meno (160 Nm in totale).

Per questo motivo, la Polo TGI perde circa 1 secondo nello 0-100, per un totale di 11,9 secondi rispetto alla variante benzina corrispondente. Numeri impercettibili su strada grazie alla presenza del turbo, che rende sempre pronta e fluida la marcia di questa Polo. Anzi, se possibile, la presenza del serbatoio nel pianale ha contribuito ad abbassare ulteriormente il baricentro di questa Polo, rendendo ancora più piacevole da guidare questa segmento B che, in quanto a comfort di marcia potrebbe dare del filo da torcere anche a qualche segmento C.

Peccato solo per la mancanza della sesta marcia, e ancor di più per l'assenza del cambio DSG, apprezzatissimo sulla Golf TGI che abbiamo avuto modo di provare per un breve tratto: il doppia frizione di VW si conferma come uno dei migliori cambi in circolazione, in grado di sfruttare fino all'ultimo Nm la coppia del propulsore. 

Bagagliaio: si perde il doppio fondo

Invariato è anche l'allestimento l’allestimento interno, con un disegno del cruscotto semplice e lineare che privilegia l’ergonomia di utilizzo: lo schermo dell'infotainment e la strumentazione sono sullo stesso piano e tutti i comandi sono dove ce li si aspetta. Comune con la Polo classica è anche la presenza di plastiche morbide solo sulla plancia e non sui pannelli porta, ma gli assemblaggi sono sempre ottimi e la sensazione è quella di un'auto robusta, pensata per durare nel tempo.

L’unica differenza all'interno della Polo TGI sta nella perdita di qualche litro di capienza nel bagagliaio, che dal valore record di 351 litri arriva a 251. In sostanza, si perde il doppio fondo, mentre è invariata l’abitabilità interna, che si conferma ottima in particolar modo per i passeggeri posteriori, anche per chi, come me, è alto 1,95. Apprezzabili per chi ha una stazza fuori dalla media anche i sedili, con fianchetti larghi ma ben profilati e un'imbottitura mediamente rigida.

Va a metano, ma non si vede (né si sente)

L’integrazione benzina-metano non si presta ad alcuna critica: il tappo per il rifornimento è celato dietro il classico sportello della benzina. Nella strumentazione, disponibile sulla TGI solo in versione analogica (peccato veniale), è presente il doppio indicatore, da una parte quello del metano, dall’altra quello della benzina. Nel display centrale è possibile tenere sott’occhio il consumo medio e istantaneo per entrambe le modalità e non c’è un tasto per permetterci di commutare tra benzina e metano: fa tutto l’elettronica.  Un serbatoio da 40 litri, quello della benzina, che userete solo per l’accensione quando fuori fa freddo, oppure quando finirete il metano.

L’autonomia dichiarata da Volkswagen è di 390 km con un pieno di metano. Una buona percorrenza considerando i 12 kg di capienza massima del serbatoio. In condizioni reali, dunque, preventivate circa 350 km, con una spesa di circa 3,5/4  euro per percorrere 100 km (consumi di 3,8/4,2 kg/100 km) e di meno di 12 euro per un pieno. Sommando l’autonomia data dai due serbatoi, è possibile percorrere fino a 1.300 km. L'autonomia a metano è più che sufficiente, a patto che viviate vicino ad un distributore e che non facciate spesso lunghi viaggi: in tal caso, dovrete moltiplicare le soste dal distributore.

A chi conviene?

A livello economico, invece, la Polo a metano conviene se fate tanta strada (dai 15.000 km all’anno in su), perché la differenza di prezzo sul listino, a parità di allestimento, è di 1.400 euro rispetto alla versione 1.0 TSI a benzina. Rispetto al diesel, invece, non ci sono bassi consumi che tengano: il metano costa 1.000 euro in meno rispetto al 1.6 TDI da 95 CV e 350 euro in meno rispetto a quello da 80 CV, a fronte di vantaggi su emissioni, limitazioni sul traffico in alcune città e silenziosità di marcia.

Niente paura per la manutenzione: sono miti ormai sfatati quelli secondo cui bisogna cambiare più spesso le candele o i filtri. Un’auto a metano necessita della stessa cura di un’auto a benzina, con la differenza che prima di ogni revisione occorre verificare la tenuta del sistema a metano e ogni quattro anni bisogna affidarsi ad un meccanico per controllare le condizioni dei serbatoi. La pulizia del serbatoio del metano va fatta dagli operatori quando si deve sostituire la bombola (operazione che gli utenti pagano in un'accisa nel carburante).

Buona la Comfortline

La nuova Polo TGI da 90 CV parte da 16.600 euro per l’allestimento Trendline, che offre già di serie importanti dotazioni sulla sicurezza come il Front Assist con riconoscimento dei pedoni, e il rilevatore di stanchezza, ma non il climatizzatore. Per 18.500 euro c’è l’allestimento più equilibrato, il Comfortline, che aggiunge clima, infotainment con display da 8 pollici, ricarica wireless per smartphone, volante multifunzione e cerchi in lega da 15. Per il top di gamma Highline, a cui occorre aggiungere sempre il pacchetto connectivity con CarPlay e Android Auto e i sistemi di sicurezza più evoluti come il cruise control adattivo e il blind spot monitor, si sfiorano i 20.000 euro.

Le altre a metano

A nostra disposizione per i test drive, come anticipato, c'era anche la Golf TGI con il 1.4 turbobenzina da 110 CV e 200 Nm di coppia. Rispetto alla Polo vanta una bombola in materiale composito, più leggera ma anche più ingombrante, e il cambio è un manuale a sei rapporti. Impossibile, però, rinunciare al DSG a sette rapporti, la trasmissione perfetta per sfruttare al massimo ogni cavallo e Nm di coppia di questo brillante benzina che, a dispetto dei 110 CV, si comporta piuttosto bene nella guida fluida e rilassata, pur non mancando di spunto quando serve.

La Golf TGI è particolarmente interessante in questo momento, dato che in Volkswagen hanno deciso di promuoverla allo stesso prezzo della versione 1.0 TSI a benzina da 110 CV: per 17.900 euro, la Golf TGI Trendline offre già una dotazione completa: Tech&Sound Pack (Infotainment Composition Media con schermo da 8 pollici, cruise control, volante multifunzione in pelle, App-Connect e bracciolo centrale anteriore), Front Assist con frenata di emergenza, Fatigue Detection e fari posteriori a LED. La Golf TGI garantisce un'autonomia di circa 420 km con un pieno di metano e 1.270 km con entrambi i serbatoi.

Infine, la gamma a metano di Volkswagen si completa con la citycar Eco up!, presente con un motore 1.0 MPi aspirato da 68 CV. Con la piccola di casa è possibile percorrere 380 km con un pieno di metano, più altri 220 km di autonomia dati dal piccolo serbatoio a benzina. In questo caso, i prezzi partono da 13.750 euro.

Ti potrebbe interessare:
Commenti Regolamento