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Venezia e Sirmione odiano le auto elettriche... tratto da una storia vera

Due viaggi reali con due auto elettriche per descrivere la situazione della rete di ricarica a Venezia e a Sirmione

Venezia e Sirmione odiano le auto elettriche... tratto da una storia vera
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Luigi Melita
Luigi Melita
Pubblicato il 16 mag 2021

Che rumore fa un cuore elettrico spezzato? Crack? Zap?

Salve, sono l'alter ego dell'autore di questo articolo, forse vi ricorderete di me per l'apologia di un Land Cruiser euro 3 diesel. Allo stesso tempo sono un guidatore elettrico a tempo pieno con una Model 3 Long Range. Non fate, però, l'errore di considerarmi tra i fondamentalisti elettrici, vi prego. Non lo sono e odio gli estremisti, da una parte e dall'altra.

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Scavando tra i miei scritti troverete spesso la frase "oggi non c'è un'alimentazione giusta o sbagliata, c'è quella giusta per le esigenze di ognuno". Quindi ho scelto l'elettrico, credo nel suo futuro e difendo il diesel quando serve? Già, perché la vita è fatta di sfumature. E di scale.

VIAGGIARE IN ELETTRICO: 3 SCENARI

Riducendo ai minimi termini gli scenari di viaggio che la vita ci può parare davanti, l'elenco sarebbe così composto:

  • spostamenti cittadini e casa/lavoro per il pendolare: la media italiana è di 30/40 km al giorno ma facciamo rientrare in questa categoria anche chi ne fa un centinaio. Insomma, è lo scenario della quotidianità, quello fatto dal traffico in tangenziale di Milano o sul GRA a Roma, quello di chi abita in alta Brianza o a Lecco e deve raggiungere il luogo di lavoro a Milano. Davide lo ha fatto con una plug-in per una settimana.
  • spostamenti medio/lunghi per lavoro: non sto parlando del commerciale che si spara 600 chilometri in un giorno tutti d'un fiato e poi prende in giro chi fa una sosta in autogrill per un viaggio di 200 chilometri. Sto parlando di chi, come me, può fare 200, 300 o 400 chilometri tra andata e ritorno per raggiungere una tappa lavorativa, come da Milano a Torino o da Milano a Verona, Bologna e via dicendo.
  • spostamenti medio/lunghi per piacere: qui rientra la classica gita in giornata nel weekend, la "puntatina" al lago di Garda o quella a Venezia con rientro serale.

COME L’AUTO ELETTRICA AFFRONTA LA VITA

Delineati questi tre scenari, è chiaro che l'auto elettrica affronta a testa alta il primo dei tre, pur con l'importante asterisco da leggere tutto d'un fiato come le condizioni dei finanziamenti nei messaggi promozionali alla radio: "se haiungaragedovericaricare o ricarichialavoro o haiunacolonninavicinocasa".

Parliamo ora del secondo scenario dove si delineano le ombre. Vi ho già raccontato nel mio "anno elettrico" come ricaricare l'auto, dalla piccola e-Up! alla Jaguar I-Pace, non sia mai stato un problema nel mio contesto lavorativo. Gli aeroporti e i parcheggi nelle vicinanze hanno spesso un punto di ricarica lenta o veloce e, in entrambi i casi, stando fuori almeno una giornata riesco a rientrare con l'auto farcita di elettroni.

Per le situazioni in cui non è previsto un treno o un aereo, la norma nell'ultimo anno di pandemia, le colonnine rapide lungo nei dintorni delle principali arterie autostradali mi hanno sempre permesso di raggiungere la meta. Quando sono andato a provare Enyaq a Verona, ad esempio, ho caricato gratuitamente davanti alla sede di Volkswagen ma, chi non fa il mio lavoro e viaggia da azienda ad azienda, dovrebbe trovarsi in una situazione simile alla mia. D'altronde una sede industriale o un'azienda importante ha sempre una colonnina o, nel peggiore dei casi, una presa blu a cui attaccarsi.

Finora ho sempre utilizzato queste situazioni per raccontarvi l'utilizzo delle auto elettriche, salvo poi accorgermi che – ogni tanto – si può anche viaggiare per piacere. Così ho passato gli ultimi due sabati senza pensare al lavoro:

  • Milano-Venezia-Milano con Model 3
  • Milano-Sirmione-Milano con Mokka-e

Capirete in seguito perché mi sono pentito di non aver preso Jarvis (così si chiama la Model 3) per andare a Sirmione ma, visto che per una strana scelta etica le auto le provo davvero prima di scriverne o parlarne… beh, toccava mettere alla frusta la Mokka-e.

PERCHÈ VENEZIA E SIRMIONE ODIANO LE ELETTRICHE

Ed eccoci arrivati al motivo del cuore (elettrico) spezzato e del perché Venezia e Sirmione, così come altre città turistiche "odiano" le auto elettriche. Le virgolette servono per protezione legale. Prima che il Sindaco di Venezia o quello di Sirmione decidano di farmi causa.

Altro disclaimer: questa è la situazione odierna, nel maggio del 2021. Speriamo che presto le cose possano davvero cambiare…

Venezia

Questa in foto è l'istantanea dell'infrastruttura di ricarica di Venezia, terribile per una città che dovrebbe attirare turisti e potrebbe sfruttare perfettamente i tanti parcheggi scambiatori per creare un'oasi elettrica.

Arrivo in uno dei parcheggi prima del Ponte della Libertà, lascio la macchina in carica ad una colonnina "lenta" in corrente alternata a 7/11 kW, prendo una delle navette, trascorro 4/6/8 ore in città e la mia batteria è perfettamente carica all'arrivo, evitando anche di "stressarla" con un Supercharger o con una Ionity.

I parcheggi scambiatori sarebbero perfetti per ricaricare ma quelli gratuiti di Mestre non hanno colonnine. Ad una distanza ragionevole e serviti dalle navette che vanno a Venezia, ci sono solo un paio postazioni in quelli a pagamento tra Porta Gialla e Porta Rossa.

Quelle di Porta Rossa sono al momento inaccessibili per lavori, le altre non funzionano 24/7 e comunque non sono certo postazioni da 10 stalli. Bastano una manciata di turisti elettrici per saturare la disponibilità della zona!

Superato il ponte la situazione non migliora: chi ha una Tesla se la passa meglio con due o tre Destination Charger in parcheggi a pagamento, male per tutti gli altri. Avrei sborsato volentieri la pecunia ma, con la mole di turisti che la città del Doge (non i coin) ha anche in tempi di zona gialla, erano tutte occupate. L'unica altra postazione, una Enel X con due prese da 3,7 kW e due da 22 kW, è fuori servizio da tempo immemore.

Tocca quindi ai Supercharger salvare la situazione: la misura estrema che nei piani originali avrei voluto evitare per caricare in maniera "lenta" durante la giornata: esattamente il modo in cui intendo la mobilità elettrica. Cosa sarebbe successo se non avessi avuto una Tesla che può accedere ad una rete strutturata, pratica, veloce e con un buon numero di punti di ricarica tutto sommato vicini all'autostrada?

La risposta sarebbe arrivata il weekend successivo con il viaggio a Sirmione a bordo di una Mokka-e…

Sirmione

Passiamo a Sirmione. La bella Sirmione, quella che fa partire come un disco rotto il carme catulliano memorizzato al Liceo: Paene insularum, Sirmio, insularumque ocelle

Sarà anche  una perla ma, dopo averla visitata con un'auto elettrica e quando,  stanchi per la fatica di un viaggio in terra straniera, giungiamo al nostro focolare, non possiamo fare a meno di dire: mentula, aedifica columna folgoris. Mi perdonino (o mi aiutino nella traduzione) i latinisti…

Guardando la mappa, la situazione potrebbe sembrare decente. Ma non lo è. La colonnina blu è un Tesla Destination Charger… tanto per cambiare. Si trova all'interno dell'hotel Ocelle ed è destinata ai clienti. Da esperienze precedenti, posso dirvi che se vi presentate da non clienti con una Tesla, c'è una buona probabilità che ve la lascino caricare perché vi inquadrano come potenziali alto-spendenti e vogliono cercare di fidelizzarvi. Più difficile impietosirli con una Mokka-e…

Esclusa la colonnina teslara, quindi, tocca rivolgersi a quelle in città. Peccato che le due a sinistra della mappa siano inservibili. Fanno  parte della rete di Enel X ma sono posizionate all'interno di campeggi e strutture inaccessibili: oggi perché chiuse, in tempi "normali" perché riservate ai clienti. Restavano due colonnine da 11 kW in via XX Settembre: essendo le uniche funzionanti, erano ovviamente occupate… e comunque a 5 chilometri dalla città vecchia.

Risultato? Non ho potuto ricaricare durante la visita della città come avrei voluto fare. Sono quindi ripartito da Sirmione con 70 chilometri di autonomia per puntare alla Enel X rapida (da 60 kW) di Desenzano. 

Ma la sfiga ci vede benissimo: letteralmente un minuto prima di me si è fermata una Kona Electric che mi ha fregato la presa CCS Combo per un soffio.

L’ELETTRICO È UNA CASSATA?

Alla fine sono atterrato a Brescia uscendo dall'autostrada per dirigermi alla Enel X da 60 kW davanti alla sede di Enel in zona industriale. Fortunatamente, pur trovandosi in periferia, è a due passi da una pasticceria siciliana dove un caffè e una cassata siciliana hanno permesso di ingannare l'attesa. 

Il confronto dei grafici può sembrare ingiusto perché con la Opel ci troviamo di fronte ad un'altra categoria di auto rispetto a Model 3, è vero. Assume però più senso quando vediamo che una Mokka-e Ultimate configurata per avvicinarsi alla Tesla costa comunque 42.250€ di listino ed è pericolosamente vicina al prezzo della berlina di Elon.

Senza considerare che la Opel, anche nell'allestimento top di gamma, non ha per nulla la potenza di Model 3, ha comunque il caricatore AC da 7 kW di serie (il trifase da 11 kW  è un optional da 450€) e in corrente continua si limita ai 100 kW massimi.

La risposta alla domanda del titolo di questo paragrafo è un no, almeno nel mio caso, ma l'esperienza che vi ho riportato conferma due punti fondamentali e interconnessi fra di loro. Nella scelta dell'auto dovete assolutamente considerare le vostre esigenze di mobilità e, fatto questo, parametrarle alla situazione reale dell'Italia e delle zone dove intendete muovervi. 

Perché l'elettrico è il futuro ma l'infrastruttura necessita di una netta accelerazione altrimenti rischia di diventare, specie per chi non ha la rete Tesla a disposizione, una lotta alla risorsa scarsa: la colonnine. Inoltre esercizi commerciali e città stesse devono iniziare ad entrare nell'ottica di attirare il turista elettrico offrendo un servizio che non deve essere proposto per lucrare ma per fare da gancio ad un altro tipo di indotto.

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