Ryanair minaccia: nostri aerei a terra se il posto a sedere centrale deve restare vuoto
Solo ripartendo al 100% si può tornare a guadagnare, dice O'Leary.
Ryanair non ci sta: gli aerei della compagnia resteranno a terra se ci sarà l'obbligo di tenere vuoti i sedili centrali per motivi di sicurezza sanitaria.
Le parole di Michael O'Leary ci mettono di fronte ad un potenziale scenario drammatico: se così avvenisse, le ricadute sarebbero gravissime non solo per l'operatore irlandese, ma anche per tutti gli aeroporti europei il cui traffico è per la maggior parte generato dalla linea low-cost (basti pensare a cosa potrebbe succedere in Italia a Orio al Serio o a Bologna) e per i territori circostanti che vivono dell'indotto generato. Il braccio di ferro tra O'Leary e i Paesi europei è appena iniziato, e il suo risultato finale inciderà in una direzione o nell'altra sull'intera industria aeronautica continentale.
Del resto, i piani aziendali di Ryanair mal si conciliano con le intenzioni dei governi del Vecchio Continente. Stando alle parole del CEO, la compagnia aerea avrebbe convenienza a tornare a volare solamente se si verificassero le seguenti condizioni:
- ripresa del 40% dei voli a luglio, con almeno 5 aerei su 10 pieni
- capacità aumentata al 60% ad agosto
- ulteriore incremento all'80% a settembre
- (obiettivo: 100% nell'estate 2021 con crescita rispetto allo stesso periodo del 2019)
Parlando con il Financial Times, O'Leary è stato chiaro:
Se i posti di mezzo devono restare vuoti, noi non torneremo a volare.
In pratica, con ciascun velivolo pieno solamente per il 66% della sua capacità non ci sarebbe convenienza economica nel tornare in servizio. E per risparmiare sui costi, sarebbe meglio restare a terra.
La motivazione di questa misura nasce dalla necessità di mantenere una certa distanza tra le persone per ridurre il rischio di diffusione del coronavirus durante la Fase 2, prossima al via in Italia e in tanti altri Paesi europei. E' un tema caldo in questi giorni, alimentato da alcune proposte inclusa quella dell'italiana Aviointeriors, che suggerisce alcune (sue) soluzioni come la parete divisoria trasparente Glassafe posizionata tra i passeggeri o Janus, disposizione alternata dei sedili a bordo (con protezione laterale) per cui il posto centrale viene ruotato di 180 gradi affinché il passeggero di mezzo sia rivolto verso la coda dell'aereo. Si tenga tuttavia conto che una riprogettazione degli interni dei velivoli potrebbe richiedere tempo, e che alcune delle ipotesi proposte costringerebbero comunque a ridurre il numero di posti disponibili a bordo.
In attesa di eventuali decisioni in merito, O'Leary è chiaro: se passa la linea dei posti alternati, gli aerei della compagnia resteranno negli hangar. A meno che il governo irlandese non accetti di coprire di tasca sua le mancate entrate. In altre parole: Dublino dovrebbe acquistare tutti i posti centrali di tutti i voli finché l'obbligo del distanziamento sociale resta in vigore.
Chi già applica questa regola è Emirates: non solo effettuerà un test sierologico prima di salire a bordo, ma provvederà a lasciare vuoto il sedile di mezzo per fare in modo che i passeggeri viaggino più lontani possibile l'uno dall'altro. Ryanair preferisce invece pensare ad una rapida ripresa dei voli senza restrizioni, stimolata da prezzi bassi adottando nel contempo misure di sicurezza come mascherine e misurazioni delle temperature corporee. O'Leary ci ha ormai abituati alle sue posizioni drastiche e idee fantasiose, e ritiene che se le attività riprendessero normalmente senza limitazioni, nell'estate 2021 la sua compagnia potrebbe superare i livelli di traffico generati nel 2019. Tale scenario sarebbe anche frutto delle maggiori opportunità di business dovute al fallimento di tanti concorrenti.
Ryanair è forse troppo ottimistica: Lufthansa, ad esempio, ha dichiarato che l'intera industria aeronautica rischia di collassare senza aiuti statali, e che ci vorranno diversi anni prima che la situazione torni alla normalità. E intanto ci si prepara ai licenziamenti: O'Leary parla di tagli almeno del 10-15% di piloti e personale di bordo.