Secondo Mazda le auto elettriche con molta autonomia inquinano più dei diesel
Mazda spiega la scelta di un pacco batterie piccolo per il suo crossover MX-30, ritenuto più sostenibile per l'ambiente rispetto alle auto EV con molta autonomia.
Le critiche più comuni che si muovono alle auto elettriche sono sostanzialmente due e riguardano l'autonomia, ritenuta ancora non all'altezza dei veicoli termici tradizionali, e l'approvvigionamento di energia elettrica, dato che quasi nessun paese al mondo ha eliminato la dipendenza da combustibili fossili per il proprio fabbisogno. In questo contesto si inserisce Mazda con la sua MX-30, crossover elettrico con batteria agli ioni di litio con celle prismatiche da 35,5 kWh che ha ricevuto qualche critica dal giorno del suo debutto. Si parla infatti di un range di circa 200 km con singola carica (dato WLTP), inferiore anche ad una Hyundai Kona EV che vanta una batteria da 39 kWh ed un range che varia tra i 320 e i 380 km secondo le nostre prove su strada.
A spiegare i motivi della scelta operata da Mazda ci ha pensato in questi giorni Christian Schultze, direttore e vice general manager del loro centro europeo di Ricerca e Sviluppo, asserendo ad autonews che un pacco batterie più piccolo inquina meno. Basandosi sui valori medi di generazione dell'elettricità in Europa nel 2016, la casa giapponese calcola infatti che le emissioni prodotte indirettamente dalla nuova MX-30 saranno del tutto simili a quelle di una Mazda 3, ammettendo nel computo anche la sostituzione della batteria dopo aver raggiunto i 160 mila km.
Nel grafico proposto viene inserita anche l'impronta di CO2 lasciata da un veicolo con pacco batterie più consistente da ben 95 kWh, simile per intenderci a quello utilizzato sui migliori allestimenti di Tesla Model S e X, con molto più diossido di carbonio direttamente e indirettamente generato, rispetto ad un diesel, nell'intero ciclo di vita del veicolo.
Un simile grafico non tiene quindi conto delle aeree più virtuose dove avviene produzione di elettricità ad emissione zero, oppure di nuove tecnologie legate alla produzione delle batterie. La cosa più controversa riguarda infine la scelta di mostrare delle stime basate su medie del 2016, che guardano al passato e non tengono molto conto del presente e delle evoluzioni future, sperando che la produzione di energia elettrica è e sarà sempre più sostenibile.