In viaggio con WizzAir: tra finte regole e scarsi controlli
Viaggiare in aereo è possibile, ci sono nuove regole da seguire ma chi le controlla? Il nostro racconto dopo un weekend all'estero.
Da mesi scriviamo e raccontiamo le nuove regole che pian piano stanno riscrivendo la strada del ritorno alla normalità per chi viaggia regolarmente in aereo. Ma quante di queste sono effettivamente rispettate e quante solo annunciate? E ancora: chi dovrebbe controllare?
Ho approfittato dello scorso weekend per godermi un primo distacco da Milano dopo 4 mesi esatti di permanenza forzata a casa e nella regione dove abito. Sono partito da Malpensa lo scorso venerdì 26 giugno, la stessa mattina che anche noi abbiamo dato notizia delle nuove direttive Enac con cui vengono sostanzialmente bandite le cappelliere per tutti i voli in partenza e in arrivo in Italia. Peccato che in quel volo di andata tutti o quasi i passeggeri hanno riposto nelle cappelliere i loro bagagli e nessuno ha indicato diversamente.
Ci può anche stare, a distanza di poche ore dalla nota ufficiale dell'Ente nazionale per l'aviazione civile – ho subito pensato – ma vi anticipo che al rientro, quest'oggi 29 giugno, la storia non è certo cambiata: trolley in cabina, bagagli nelle cappelliere, e c'è anche dell'altro.
Torniamo per un attimo alla partenza, perché la mia esperienza di viaggio non è stata del tutto negativa e gli accorgimenti presi al Terminal 1 di Malpensa hanno rispettato tutte le mie aspettative. Gel sanificanti ad ogni angolo, termoscanner presidiato all'ingresso, nuovi percorsi e personale attento affinché non si formassero file ravvicinate ai controlli e agli imbarchi.
Al gate, ad esempio, il personale di terra WizzAir ha chiamato prima di tutto i passeggeri delle ultime file (da +30 alla 22), dopo di che quelli con posto a sedere al centro dell'aeroplano e infine gli occupanti delle prime file. Il sistema ha funzionato, siamo saliti a scaglioni e dalle due porte dell'aereo, a seconda della numerazione assegnata.
Insomma tutto bene fino all'arrivo in aereo, dove il personale del volo W6 2334 Milano – Budapest non ha controllato a nessuno la temperatura al momento dell'ingresso (in Italia non si può viaggiare se si ha più di 37,5°C). Bagagli nelle cappelliere già citati e riempimento atipico dei posti: ad imbarco completato siamo stati noi passeggeri a distanziarci laddove possibile, su quell'Airbus A320 c'erano infatti diverse file da tre posti complete e altre totalmente vuote. Ridistribuirsi è venuto naturale, ma nessuno lo ha suggerito.
Oltretutto, come ho raccontato nervosamente nel tweet sottostante, siamo stati costretti a bordo per almeno 15 minuti senza aria condizionata, con almeno 30°C esterni e 120-140 persone a bordo munite di mascherina. Respirare non è stato così semplice, non so poi quanto sia stato rischioso per un'eventuale esposizione al Covid-19.
Live dal volo #WizzAir 62334, dopo mille percorsi e tante attenzioni in aeroporto, sali in aereo e ti trovi senza aria condizionata con almeno 100-150 passeggeri a bordo, con le mascherine #AAAcercasiOssigeno pic.twitter.com/VyfZ700bVd
— Gabriele Arestivo (@gibrus) June 26, 2020
Viene dunque da chiedersi quanto abbia senso tutto questo, ovvero utilizzare procedure "appropriate" che possano garantire la nostra sicurezza per una parte del viaggio, se poi dopo l'accompagnamento in aereo la realtà è quella descritta.
Al ritorno la situazione è solo peggiorata, anche perché in Ungheria le regole anti-covid sono meno stringenti che da noi; ad esempio, si deve usare la mascherina solo nei luoghi chiusi, negozi, supermercati e sui mezzi pubblici. Ma in aeroporto nessuno ha mai controllato la temperatura, né all'ingresso e tantomeno al gate o in aereo, il personale era infatti indaffarato a far cassa e misurare al millimetro le borse dei passeggeri. Visto il momento difficile, ogni euro in più è certamente prezioso.
Visti i controlli scrupolosi dei bagagli ho pensato erroneamente che avessero recepito le direttive Enac, ma così non è stato; coloro in possesso della priority sono stati ammessi in cabina con i loro trolley, poi riposti comodamente nelle cappelliere. Io, sapendo della direttiva, ho viaggiato con uno zaino morbido che ho riposto in entrambi i casi sotto al sedile, esattamente come previsto per chi non ha bagagli in eccedenza (che dovrebbero andare tutti in stiva gratuitamente).
Dunque nessuna chiamata in ordine per salire a bordo, bensì tutti divisi in due tranches e ben ammassati sul bus che collega l'aerostazione all'aereo. Cinque minuti di trasnfer con troppe persone e almeno una decina di loro senza mascherina. Tutto concesso, anche il classico collo di bottiglia davanti all'unica scaletta, perché l'ingresso è stato possibile solo dalla porta anteriore. Le immagini parlano da sole.
Le uniche precauzioni prese a bordo sono state due piccolissime garzette imbevute nell'alcool e l'offerta di mascherine monouso a chi non le avesse (e si, qualcuno appunto non le aveva ed è stato comunque ammesso all'interno, senza che nessuno abbia mai misurato la temperatura corporea). Vendite a bordo di snack e altro con pagamento ammesso tramite carta, niente cash, e bagni ovviamente a disposizione.
La sensazione è che sull'aereo, almeno con WizzAir, nulla sia cambiato rispetto a prima, se non il personale che indossa le mascherine e gran parte dei passeggeri che seguono (per fortuna) questa buona regola. Ma qualcuno non dovrebbe controllare? Che senso ha emanare regole se poi non vengono rispettate? La low-cost ungherese è uno dei principali vettori in Europa, ha inaugurato 23 nuove destinazioni proprio da Malpensa e raggiunto in questi anni sempre più città italiane.
Naturalmente non si vuol generalizzare con questo racconto e sono certo che le altre compagnie operative sul nostro territorio stanno seguendo con più rigore le indicazioni. Non bisogna dimenticare che questa epidemia si è diffusa in tutto il globo tramite gli aeroplani e, per quanto utili, devono necessariamente sottostare ad un controllo maggiore e protocolli più stringenti.
Se sia sicuro o meno viaggiare in aereo in questo momento non sta certo a me dirlo; le regole ci sarebbero e sono anche "confortanti", ma non possono bastare solo sulla carta, teoriche, se poi il risultato è quello che ho appena vissuto. Tutti vogliamo tornare alla normalità nel più breve tempo possibile ma non certo a tutti i costi.
La bella stagione è appena iniziata e dal primo luglio verranno ripristinati tantissimi collegamenti europei (a differenza degli Stati Uniti), saranno migliaia e migliaia i turisti che si riverseranno nel nostro paese per le vacanze, magari anche milioni, avere la certezza che gli aerei in ingresso siano sicuri è fondamentale. Non bastano i termoscanner.
Prima dell'atterraggio, al rientro, il personale ci ha anche consegnato un foglio da compilare con tutti i dati, un'autocertificazione con tanto di indirizzo e riferimenti in caso di eventuale necessità. Bene, nessuno ha richiesto i fogli, nessuno ha controllato, mi sono limitato a stracciarlo e gettarlo in un cestino, ammetto, un po' sconfortato.