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L'UE tira dritto sull'obiettivo del 2035: lo stop alle endotermiche non si tocca

L'Italia insiste sulla necessità di rivedere le regole del Green Deal già nel 2025

L'UE tira dritto sull'obiettivo del 2035: lo stop alle endotermiche non si tocca
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Filippo Vendrame
Filippo Vendrame
Pubblicato il 6 nov 2024

La Commissione Europea tira dritto sull'obiettivo del 2035 quando non si potranno più vendere nuove auto endotermiche. A Bruxelles ha infatti parlato Apostolos Tzitzikostas, nuovo commissario della commissione trasporti dell’Unione Europea, durante un'audizione.

Abbiamo regole e obiettivi specifici che vogliamo raggiungere… e dobbiamo attenerci al piano. Altrimenti il ​​messaggio che l’Unione Europea trasmetterà … non è un messaggio di stabilità e fiducia. Sappiamo benissimo che la tecnologia sta andando avanti.

Il discorso del politico greco, in realtà, è stato molto più ampio perché ha parlato del settore dei trasporti a 360 gradi ma ovviamente si è toccato anche il delicato tema dell'addio alle endotermiche, su cui si continua molto a dibattere sia a livello politico e sia a livello industriale con alcune case automobilistiche che chiedono di rivedere questa scadenza.

AVANTI VERSO IL 2035

La posizione di Apostolos Tzitzikostas non è certo una sorpresa visto che la linea del Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen è quella di continuare a portare avanti il progetto del Green Deal senza rivederne le tappe. Semmai, parlando del settore automotive, ci sarà una maggiore apertura agli e-Fuel ma il 2035 al momento, non si tocca.

Inoltre, nonostante i ripetuti appelli a rinviare gli obiettivi sulle emissioni del prossimo anno (che, secondo l'industria automobilistica, costeranno 15 miliardi di euro in multe), Tzitzikostas ha mantenuto la posizione. Come indicato nella sua lettera di incarico, presenterà un piano industriale per l'industria automobilistica all'inizio del suo mandato, ma ha rifiutato di fornire una tabella di marcia specifica.

Dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per far sopravvivere il settore automobilistico. Il piano industriale automobilistico darà risposte a tutti questi scetticismi che potreste avere. Non c'è motivo di preoccuparsi.

Non è chiaro quindi quali saranno le misure che la Commissione Europea intenderà proporre per aiutare il settore automotive. Come abbiamo visto nelle ultime settimane, su questi temi ci sono molte discussioni a causa soprattutto del calo delle vendite e della crisi di colossi come Volkswagen.

Per Tzitzikostas, l'Unione Europea dovrà aiutare i produttori europei di auto a vendere più elettriche. Tuttavia, il politico greco si oppone a chi associa l'attuale crisi del settore automotive al futuro stop delle vendite delle nuove auto endotermiche. Non rimane che attendere per capire quello che succederà.

L’ITALIA INSISTE PER RIVEDERE LE REGOLE DEL GREEN DEAL NEL 2025

Contestualmente, l'Italia continua ad insistere sulla necessità di rivedere le regole del Green Deal in anticipo, e cioè già nel 2025 e non nel 2026 come da regolamento. Posizione che piace alla Croazia che intende appoggiarla.

Infatti, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha ricevuto a Palazzo Piacentini il ministro dell'Economia croato, Ante Šušnjar. Durante l’incontro il ministro croato ha assicurato l’appoggio al non paper italiano sull’automotive che propone di anticipare a inizio 2025 l’attivazione della clausola di revisione del regolamento europeo sulle emissioni di CO2 dei veicoli leggeri e pone alcune questioni fondamentali tra cui la necessità di risorse comuni da investire nel comparto per recuperare competitività sul piano globale, in un ambito di vera neutralità tecnologica e puntando a una autonomia strategica nelle tecnologie green. Il documento è alla firma dei Paesi che condividono la posizione italiana. Il Ministro Urso ha commentato:

Per noi è molto importante è lo è anche per l’Europa. Subito dopo questo non paper, presenteremo un altro documento sul settore siderurgico che affronterà il problema del Regolamento CBAM perché così come definito, a nostro avviso, non consente alla siderurgia europea una piena competitività rispetto agli altri paesi. Siamo convinti che l’Europa debba svolgere la sua politica industriale a sostegno delle imprese e del lavoro europei.

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