La Corte Costituzionale boccia lo stop alle nuove licenze per i servizi NCC
La Corte dichiara incostituzionale il blocco delle licenze Ncc introdotto con una norma nel 2018 dal Governo Conte

La Corte Costituzionale boccia il blocco delle licenze NCC che durava oramai da ben 5 anni. Questa norma, infatti, era stata voluta dal Governo Conte nel 2018.
La Corte Costituzionale dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 10-bis, comma 6, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135 (Disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione), convertito, con modificazioni, nella legge 11 febbraio 2019, n. 12.
Insomma, secondo la Consulta è incostituzionale il divieto di rilasciare nuove autorizzazioni per gli NCC, un blocco che ha causato un grave pregiudizio all’interesse della cittadinanza e dell’intera collettività. La norma, ricordiamo, prevedeva l'impossibilità di rilasciare nuove licenze per il servizio di noleggio con conducente sino alla piena operatività del registro informatico nazionale delle imprese titolari di licenza taxi e di autorizzazione NCC.
BLOCCO LICENZE INCOSTITUZIONALE
Va detto che il decreto sulla creazione del registro è stato firmato all'inizio del mese di luglio ma secondo la Corte Costituzionale non ha alcuna incidenza sul presente giudizio.
In via preliminare, occorre chiarire che l’adozione del suddetto decreto n. 203 del 2024 non ha alcuna incidenza sul presente giudizio, dal momento che le censure sono state prospettate sulla disposizione legislativa in ragione della sua «struttura», a prescindere dalle evenienze «di fatto» e dalle «circostanze contingenti» attinenti alla sua concreta applicazione. E ciò in quanto è proprio la configurazione della disposizione censurata a consentire all’autorità amministrativa di alzare una barriera all’ingresso dei nuovi operatori nel mercato del NCC semplicemente bloccando, con il succedersi dei decreti (ovvero con la loro emanazione e la loro successiva sospensione), la piena operatività del registro informatico. La vicenda storica lo ha concretamente dimostrato, perché la disposizione in esame ha consentito per oltre cinque anni dalla sua entrata in vigore (e potrebbe consentirlo in futuro) di mantenere in vita un divieto, vincolante per regioni ed enti locali, che ha gravemente compromesso la possibilità di incrementare la già carente offerta degli autoservizi pubblici non di linea.
I Giudici, nel testo della sentenza, sottolineano il grave disagio arrecato a intere fasce della popolazione e alle possibilità di sviluppo economico da un sistema di regole caratterizzato da effetti protezionistici consistenti nell’elevare un’indebita barriera alla libertà di accesso al mercato.
La Consulta riconosce che esiste un problema di trasporto pubblico soprattutto nelle grandi città, con una domanda di mobilità che non può essere soddisfatta dal servizio pubblico o dai taxi. Sul tema era intervenuto persino l'AGCM le cui preoccupazioni, però, non erano state prese in considerazione.
È quindi rimasta del tutto inascoltata da parte del legislatore la preoccupazione dell’AGCM volta a evidenziare che «l’ampliamento dell’offerta dei servizi pubblici non di linea risponde all’esigenza di far fronte ad una domanda elevata e ampiamente insoddisfatta, soprattutto nelle aree metropolitane, di regola caratterizzate da maggiore densità di traffico e dall’incapacità del trasporto pubblico di linea e del servizio taxi a coprire interamente i bisogni di mobilità della popolazione». A breve distanza da tale segnalazione, infatti, è intervenuta la disposizione censurata, che, introducendo il descritto meccanismo normativo, ha consentito all’autorità amministrativa di bloccare sino ad ora la possibilità di rilascio di nuove autorizzazioni per l’espletamento dell’attività di NCC.
IL CASO DELLA CALABRIA
La sentenza è stata commentata molto positivamente dalla Regione Calabria che nel 2023 aveva aperto a nuove licenze Ncc per sopperire ad un problema cronico dei trasporti che aveva portato a gravi danni al settore turistico viste le difficoltà a raggiungere i posti di mare partendo da stazioni e aeroporti. L'iniziativa della Regione ha anche permesso ad Uber di introdurre in Calabria i servizi Uber Black e Uber Van.
Il Governo si era ovviamente opposto e aveva demandato alla Corte Costituzionale la decisione. Come abbiamo visto, la Consulta ha deciso di dichiarare come incostituzionale la norma, dando sostanzialmente ragione alla Calabria.
Soddisfazione anche da parte di Uber Italia. Il general manager Lorenzo Pireddu vede finalmente la fine di uno stallo che durava oramai da troppi anni e auspica che il Governo prenda atto di questa decisione ed abbandoni ogni iniziativa volta ad introdurre restrizioni ingiustificate ai servizi Ncc e che i comuni inizino immediatamente il processo per l'emissione di nuove autorizzazioni