Usa al lavoro per definire nuovi standard per la ricarica pubblica
La ricarica deve essere facile da usare e, soprattutto, ultrafast
Avanti tutta, sull’elettrico. Ma in giro per il mondo si comincia a ragionare su regole e paletti condivisi per creare una migliore possibilità di fruizione all’utenza. Negli USA, per esempio, il Dipartimento dei trasporti ha proposto standard e requisiti minimi per i progetti di ricarica dei veicoli elettrici finanziati nell'ambito di un programma governativo da 5 miliardi di dollari. Le regole che gli Stati Uniti vogliono fissare, in termini di punti di ricarica elettrici, è che le “stazioni” finanziate dal governo garantiscano rapidità e possano caricare contemporaneamente quattro veicoli elettrici.
La potenza minima dovrà quindi essere di almeno 150 kW. Tra le indicazioni, anche la raccomandazione di non fissare un abbonamento per gli utenti che intendono servirsi di queste strutture ma di preferire logiche pay per use. Secondo i responsabili USA, la rete di ricarica elettrica a stelle e strisce dovrà essere “facile da usare, affidabile e accessibile a tutti gli americani e interoperabile tra diverse società di ricarica, con sistemi di pagamento simili, informazioni sui prezzi e velocità di ricarica".
IL PIANO BIDEN
Nell’ottica di strutturare una nuova mobilità diffusa che permetta di andare oltre i vecchi combustibili fossili, l’amministrazione Biden punta con forza su una rete nazionale di stazioni di ricarica per veicoli elettrici, anche se non sempre l’accesso ai finanziamenti presso il Congresso si rivela un cammino semplice.
Ma l’obiettivo che il presidente statunitense ha fissato sul calendario guarda al 2030: entro quella data il 50% di tutti i nuovi veicoli venduti dovranno essere elettrici o ibridi plug-in e dovranno essere disponibili 500.000 nuove stazioni di ricarica per veicoli elettrici. Non è stata approvata invece l'eliminazione graduale delle nuove vendite di veicoli a benzina entro il 2030.
Una situazione ben diversa rispetto all’Europa, dove la data è stata fissata (e confermata) al 2035, sollevando non poche polemiche e malumori in Italia, soprattutto per i rischi occupazionali che si corrono imponendo la parola fine a un’epoca ultra-centenaria.