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Brexit, Honda ferma l'impianto di Swindon: c'è tanta incertezza per il settore auto

Il mancato accordo sulla Brexit potrebbe costare molti miliardi al settore delle auto; ecco quello che sta già succedendo.

Brexit, Honda ferma l'impianto di Swindon: c'è tanta incertezza per il settore auto
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Filippo Vendrame
Filippo Vendrame
Pubblicato il 10 dic 2020

La Brexit rischia di causare danni molto pesanti al settore auto. Dal primo gennaio del 2021 il Regno Unito uscirà definitivamente dall’Unione Europea. Un accordo sull'uscita, però, non è stato ancora trovato. I negoziati continueranno sino al prossimo 13 dicembre e poi si prenderà una decisione anche se da più parti si pensa che una "Hard Brexit" sia inevitabile. Le divergenze sarebbero, infatti, ampie e difficilmente colmabili in così pochi giorni. Il "no deal", però, fa molto paura perché potrebbe costare davvero tanto a livello economico.

Le aziende automobilistiche che operano nel Regno Unito solo particolarmente preoccupate di quello che potrebbe accadere. Infatti, un mancato accordo potrebbe costare diversi miliardi sia in termini di dazi che in termini di crollo della produzione. Secondo quanto calcolato un po' di tempo fa dalla Society of Motor Manufacturers and Traders (SMMT), l'associazione dei costruttori britannici, il "no deal" costerebbe all'industria automobilistica inglese oltre 55 miliardi di sterline, pari a circa 62 miliardi di euro in 5 anni. Il tutto, mentre il settore dell'auto è già in forte difficoltà a causa della pandemia.

E vista la grande incertezza politica, diverse case automobilistiche e non solo, si stanno pure affrettando a fare incetta di parti che servono per la costruzione di auto prima che arrivino rallentamenti o eventuali dazi. Gli effetti di questo "caos", però, si stanno già manifestando.

TANTA INCERTEZZA

Honda, infatti, è stata costretta ad interrompere il lavoro presso lo stabilimento di Swindon, dove produce la Civic, a causa dei ritardi nella consegna delle componenti. Honda conta di riprendere le attività il prima possibile, forse già da lunedì se tutto andrà bene. Il porto da cui sbarcano i container destinati alla fabbrica del costruttore giapponese, è congestionato dalle aziende che cercano di fare scorte prima che possano entrare in vigore le nuove tariffe doganali.

Un problema che potrebbe rientrare se Regno Unito e Unione Europea riusciranno a trovare un accordo ma, come detto, i segnali non sono certamente positivi. Honda lavora con un metodo chiamato "just-in-time", cioè con le componenti che arrivano nella catena di montaggio solo quando effettivamente necessario. Ovvio che se manca anche un solo elemento, tutto si blocca. Il costruttore giapponese sta valutando anche una strategia alternativa, magari puntando sul trasporto aereo. Comunque, Honda ha già deciso di chiudere nel 2021 questa fabbrica, ufficialmente per un suo piano di ristrutturazione ma, in realtà, anche a causa delle incertezze proprio in tema di Brexit.

Per il momento non si segnalerebbero altre problematiche con le catene di approvvigionamento degli altri costruttori nonostante i ritardi nei trasporti. Bentley, addirittura, ha prenotato ben 5 aerei cargo per superare eventuali problemi di forniture. Il vero nodo da risolvere, però, sarà la Brexit. Già diverse case automobilistiche hanno messo in forse le loro attività in caso di "no deal". Nissan, ad esempio, ha avvertito delle possibili conseguenze disastrose per le sue attività nel Regno Unito in assenza di un accordo commerciale. L'operatività dello stabilimento diventerebbe a rischio.

Anche Toyota in passato aveva più volte sottolineato il rischio della sua uscita dal Regno Unito in caso dell'arrivo di dazi. E questi sono solo alcuni esempi. C'è poi il caso di Ineos che ha deciso di acquistare la fabbrica della Smart ad Hambach, nella Francia per costruire il suo 4X4. In origine, parte della produzione doveva avvenire in Galles tanto che era prevista la creazione di molti nuovi posti di lavoro. La vicenda è molto più ampia ma alla fine i piani sono cambiati. Il dato più curioso di questa vicenda è che Jim Ratcliffe, miliardario e fondatore di Ineos, è stato da sempre uno più grandi sostenitori della Brexit.

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