Auto aziendali: parziale retromarcia del Governo, ma l'aumento dei costi ci sarà
I dipendenti che godranno di questo apprezzato fringe benefit dovranno pagare tasse calcolate sul 100% del loro valore, invece che sul 30% com'era successo finora. Per il momento siamo ancora in fase di bozza, quindi le cose possono cambiare in modo radicale.
Aggiornamento 01/11
Precisazioni e parziale marcia indietro sulla tassazione delle auto aziendali: stando alle ultime indiscrezioni provenienti direttamente dal Ministero dell'Economia, infatti, la quota dell'imponibile passerà dal 30 al 60%, e l'aumento al 100% che inizialmente si pensava riguardasse tutte le vetture (v. articolo originale in basso) riguarderà solamente le auto più inquinanti, con emissioni di biossido di carbonio fino a 160 g/km.
Articolo originale – 31/10
La manovra economica del 2020 potrebbe includere una brutta botta per le auto aziendali. I dipendenti che godranno di questo apprezzato fringe benefit dovranno pagare tasse calcolate sul 100% del loro valore, invece che sul 30% com'era successo finora. È prevista un'eccezione per gli agenti di commercio.
La cosiddetta "auto aziendale" è una forma di compensazione complementare allo stipendio che alcune imprese possono scegliere di elargire ai loro dipendenti. Sostanzialmente, chi gode di questo bonus ottiene un'auto che può usare sia per lavoro che per motivi personali (il cosiddetto uso promiscuo) "quasi gratis": non la compra, non paga la manutenzione, l'assicurazione o il bollo. Trattandosi di una forma di reddito, ci deve però pagare le tasse: la norma attuale prevede che il calcolo sia basato sul 30% del valore dell'auto (da notare che con questa espressione non ci si riferisce a prezzi di listino o quotazioni, ma è un calcolo piuttosto complicato che include diverse variabili, come il costo chilometrico basato sulle stime dell'ACI). Se non ci saranno modifiche alla proposta di legge, il calcolo verrà invece applicato sul 100% del valore.
Secondo i primi calcoli fatti dal Corriere della Sera, si tratterebbe di un aumento delle tasse molto pesante per i lavoratori: ipotizzando un reddito annuale di 40.000 euro lordi e con una Fiat Punto 1.4 come auto aziendale, si tratterebbe di 2.000 euro in più l'anno. Da notare che incrementerebbe anche l'imponibile IRPEF, e quindi anche le aziende stesse dovrebbero pagare più tasse.
L'operazione colpirebbe l'intero parco vetture indistintamente, senza per esempio premiare le auto meno inquinanti (elettriche o elettrificate). Per le casse dello Stato si tratterebbe di un gettito di ben 500 milioni di euro (anche qui, per ora si parla di stime approssimative).
Le reazioni del settore automobilistico sono state…. poco entusiastiche, per usare un eufemismo. L'ANIASA, in particolare, ha detto che il provvedimento inciderà negativamente sulle tasche di 2 milioni di lavoratori, e che infliggerà un duro colpo al settore dell'automobile, che già in Italia non se la passa bene (ci sono stati alcuni timidi segnali positivi a settembre, però).
Il Governo riesce a scontentare tutti, lavoratori, imprese, settore dell’automotive e del noleggio. Una norma in totale antitesi con le indicazioni emerse dal Tavolo sull’auto presieduto dal Ministro Patuanelli e con l’impegno annunciato dal Governo di forte sostegno all’automotive.
Vale la pena osservare che si tratta solo di una prima bozza, quindi c'è ancora tempo per modifiche e ripensamenti – anche radicali.