Bloodhound, nuovi finanziatori per tentare il record di velocità su terra
Nel 2019 un nuovo tentativo di record
A 10 anni dalla presentazione del progetto e a circa 1 anno dal completamento del primo test a 200 miglia orarie (320 km/h), sembrava che l'iniziativa Bloodhound fosse destinata a rimanere un affascinante sogno nel cassetto. Il motivo? Il progetto – raggiungere e superare le 1.000 miglia orarie, ovvero 1.609 km/h, con un'auto supersonica – si è rivelato più costoso del previsto, rendendo necessario l'ingresso di un partner per continuare a finanziare l'impresa.
Oggi, il team Bloodhound ha annunciato di aver trovato questo nuovo partner, l'imprenditore inglese Ian Warhurst, un ingegnere meccanico a cui sono stati ceduti attività e asset (tra cui la Bloodhound SSC) per un totale di circa 25 milioni di sterline: il progetto continua dunque sotto l'ala di un esperto (dal "forte background nella gestione di attività di grande successo nel settore dell'automotive engineering"), nonché affezionato sostenitore dell'attività portata avanti nell'ultima decade dal team inglese.
I tempi forse si dilateranno di qualche mese – il tempo di ricostituire la squadra – ma l'obiettivo non cambia: nel corso del 2019 l'auto supersonica di Bloodhound dovrebbe riuscire ad effettuare un nuovo test (stavolta ad una velocità superiore agli 800 km/h), in attesa di poter tentare di stabilire il record all'inizio del prossimo decennio. Il valore di riferimento da battere rimangono i 1.228 km/h raggiunti dalla ThrustSSC nel 1997.
Non sono previste modifiche strutturali all'auto supersonica, un missile di terra spinto da un motore aeronautico Rolls-Royce e da un "hybrid rocket", un sistema che sfrutta un V8 benzina da 5 litri e 550 CV di derivazione Jaguar per fornire fino a 40 litri di carburante al razzo Nammo. Insieme, questo powertrain "esplosivo" permette di sviluppare una potenza combinata di 133.151 cavalli, per un'accelerazione stimata 0-1.609 km/h in 55 secondi.