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Novità bollo auto: da tassa di possesso a tassa sul consumo?

Bonus malus anche per il bollo auto, la proposta del Ministro dell'Ambiente

Novità bollo auto: da tassa di possesso a tassa sul consumo?
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Simone Facchetti
Simone Facchetti
Pubblicato il 11 dic 2018

Bollo auto: novità sulla tassa che tanti governi hanno provato a togliere, senza mai riuscirci. A sollevare la questione, stavolta, è stato il Ministro per l'Ambiente Sergio Costa. L'ex militare ha proposto nelle scorse settimane una revisione del bollo auto così come lo intendiamo oggi, confermando le proprie intenzioni nelle ultime ore: da tassa di possesso (che si paga a prescindere dall'utilizzo o meno del mezzo) a tassa sul consumo (proporzionata dunque all'effettivo utilizzo).

Una proposta che ricalca quanto auspicato da diverso tempo dal Parlamento Europeo: più inquini, più paghi. Al momento, tuttavia, è difficile stabilire in che modo il Governo affronterà una questione così delicata. Dopotutto, si tratta di mettere nuovamente le mani nelle tasche degli automobilisti, dopo che la scorsa settimana sono stati confermati alla Camera gli emendamenti alla Legge di Bilancio che propongono la cosiddetta "Ecotassa" per i veicoli considerati più inquinanti (oltre agli incentivi per le auto elettriche, ibride e a metano).

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In attesa di ricevere aggiornamenti in merito all'approvazione della Legge di Bilancio in Senato (in particolare si attendono le modifiche all'Ecotassa promesse dal Governo) soffermiamoci sulla questione del "bonus-malus" proposto da Costa per il bollo auto.

Sulle modalità con cui stabilire l'importo da pagare, per esempio, c'è molto caos: da una parte si potrebbe fare fede al valore delle emissioni di CO2 dichiarato dalle Case automobilistiche in fase di omologazione (privilegiando dunque le auto elettriche, ibride e i veicoli di piccole dimensioni in generale), dall'altra parte si potrebbe tenere conto dei km effettivamente percorsi, oppure della quantità di carburante consumata.

Nel primo caso, a farne le spese sarebbero sì i veicoli più grandi e inquinanti, ma anche quelli di vecchia generazione (dunque in mano alle fasce economicamente più deboli della popolazione). Nel secondo caso, il rischio sarebbe quello di penalizzare chi l'auto la utilizza per lavoro o per necessità (per esempio chi, vivendo lontano dai centri città, non ha accesso ad un adeguato servizio di trasporto pubblico).

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