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Aumento dell'IVA al 24,2%: le conseguenze per gli automobilisti

Un'auto costerebbe in media 630 euro in più

Aumento dell'IVA al 24,2%: le conseguenze per gli automobilisti
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Simone Facchetti
Simone Facchetti
Pubblicato il 8 mag 2018

Nelle discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella al termine della terza giornata di consultazioni per la formazione di un nuovo governo è emerso chiaramente il timore che per l'Italia possa scattare, a partire dal 1° gennaio 2019, l'aumento dell'IVA al 24,2%.

Obiettivo: disinnescare le clausole di salvaguardia

Se, infatti, contro il parere del Presidente, i partiti sceglieranno di ritornare alle urne in estate (o più probabilmente in autunno), il governo scaturito dall'esito delle nuove elezioni (se mai ce ne sarà uno) non avrebbe il tempo minimo per varare una manovra in grado di evitare le cosiddette "clausole di salvaguardia", quelle norme introdotte nel 2011 come strumento per tenere in ordine i conti pubblici in caso di sforamento su deficit e debuto pubblico. L'ennesima stangata per i contribuenti italiani.

La soluzione auspicata da Mattarella – un "governo neutrale", composto da tecnici in grado di occuparsi delle imminenti scadenze europee e della legge di bilancio – non è contemplata né dal Centro Destra né dal Movimento 5 Stelle, anche se tutti i partiti sembrano compatti nel voler evitare l'aumento automatico dell'IVA e dell'aliquota intermedia (dal 10 all'11,5%).

L’entità dei rincari

A stimare le conseguenze di un aumento dell'IVA al 24,2% sui portafogli degli italiani è Federauto, l'Associazione italiana dei concessionari auto. Come spiega il presidente Adolfo De Stefani Cosentino, si tratterebbe di una vera e propria mazzata ai danni delle famiglie italiane, in quanto il settore auto ne sarebbe "colpito in modo pesantissimo: vale la pena ricordare che questo aumento, misurato sul valore medio delle vetture vendute, comporterebbe un incremento del prezzo di 630 euro a veicolo".

Facile immaginare rialzi in tutto il settore dei trasporti, dai carburanti (sui quali pesano le sempre più insostenibili accise) ai pedaggi autostradali, dalla manutenzione alle assicurazioni e via dicendo. A rimetterci, come sempre, saranno i contribuenti, in attesa da oltre due mesi che le forze politiche trovino un accordo per la formazione di un governo. Ipotesi che, da ieri, appare definitivamente archiviata.

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