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Dieselgate Volkswagen: di chi è la colpa?

Esiste ancora qualcuno che non sa cosa sia il "dieselgate Volkswagen"? Probabilmente no, ma se esistesse ancora chi è allo scuro ecco una guida pratica per capire di cosa stiamo parlando. Quel che è certo è che per diverse settimane si è cercato di

Dieselgate Volkswagen: di chi è la colpa?
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Luigi Melita
Luigi Melita
Pubblicato il 11 dic 2015

Esiste ancora qualcuno che non sa cosa sia il “dieselgate Volkswagen"? Probabilmente no, ma se esistesse ancora chi è allo scuro ecco una guida pratica per capire di cosa stiamo parlando. Quel che è certo è che per diverse settimane si è cercato di capire di chi fosse la colpa per questo scandalo. Ora arriva il commento ufficiale del gruppo Volkswagen che, nonostante le indagini siano ancora in corso, inizia a fornire qualche indizio.

Riassumendo quanto dichiarato dal produttore, il dieselgate nasce da una concomitanza di cause. Innanzitutto sembra che alcune divisioni dell’azienda fossero lasche nei controlli delle regole, consentendo quindi il favorire di un clima “libertino" che avrebbe lasciato carta bianca a molti. Inoltre si parla anche di processi aziendali deboli e impiegati del gruppo che avrebbero preferito ricorre a scorciatoie violando il codice di condotta.

Questi tre elementi hanno quindi portato allo scandalo e per rimediare il produttore sta già studiando nuovi controlli così da evitare episodi del genere. La nuova organizzazione sarà presentata già nei primi mesi del 2016 ma è solo dal 2017 che andrà a regime. Inoltre VW ha anche comunicato che, per le emissioni, si procederà con la lettura dei dati sia dei test in laboratorio che di quelli su strada in modo da aumentare la precisione e fornire al cliente un numero più veritiero.

La questione non può essere ancora chiusa perché le indagini, una interna e una esterna, sono ancora in corso e la conclusione è prevista per la fine del 2016, Quel che è stato finora ricostruito è che tutto ha avuto inizio nel 2005 con l’attacco di Volkswagen agli USA tramite diesel. I test avevano già allora fallito i controlli ed è nato il famoso software per truccare i risultati. In seguito però non sono state attuate soluzioni hardware per correggere la cosa e si è quindi proceduto con la messa in commercio dei diesel truccati poiché, come ammette VW stessa, sarebbe stato “impossibile rientrare nei limiti di legge americani nei tempi e con il budget previsti".

Ad oggi nove manager del gruppo sono stati sospesi (e misure più severe saranno adottate a fine indagine) e Volkswagen si ritrova con un 2016 esoso in termini di spesa poiché il prossimo anno sarà dedicato ai vari richiami per le motorizzazioni da 2 litri (nei primi mesi), 1.2 litri (da aprile) e 1.6 in autunno. Inoltre anche la riduzione delle vendite è un effetto da non tralasciare: ad esempio il novembre 2015 in UK è stato tartassato da un -20% per il produttore, notizia non certo positiva dato che il gruppo sta già tagliando molto per recuperare i costi dello scandalo.

Nei giorni scorsi si è addirittura ipotizzata la vendita di alcuni asset: Reuters ha riportato che la pressione finanziaria sul gruppo è tale che, per far fronte ai prestiti multi-miliardari richiesti, potrebbe essere necessario monetizzare i suoi marchi di lusso come Bentley, Lamborghini e Ducati. In realtà si tratta comunque di un’ipotesi, sebbene Volkswagen abbia rassicurato i suoi creditori mettendo su piatto assets per più di 20 miliardi di euro.

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