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Volkswagen porta l'AI in pista: quattro reti neurali sul circuito di Portimao (PT)

Il Gruppo Volkswagen ha messo in pista quattro piloti virtuali - chiamati amichevolmente Dieter, Norbert, Susi e Walter - in altrettanti bolidi del marchio, ovvero una Audi RS7 Sportback, due VW Golf GTI Performance e una Passat Variant.

Volkswagen porta l'AI in pista: quattro reti neurali sul circuito di Portimao (PT)
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Francesco Rizzà
Francesco Rizzà
Pubblicato il 24 ott 2019

Il perfezionamento dell'intelligenza artificiale per la guida autonoma passa anche dalla pista: il gruppo di ricerca e sviluppo del Gruppo Volkswagen ha messo in pista quattro piloti virtuali – chiamati amichevolmente Dieter, Norbert, Susi e Walter – in altrettanti bolidi del marchio, ovvero una Audi RS7 Sportback, due VW Golf GTI Performance e una Passat Variant.

Tutte le auto sono state modificate per guidare in autonomia, sacrificando tra le altre cose il bagagliaio per ospitare computer e altri componenti. E si sono trovate nel circuito di Portimao, in Portogallo, per un paio di settimane di test intensivi: lo scopo era aiutare i vari team responsabili a fare il punto della situazione tutti insieme (un totale di circa 25 ingegneri dislocati nelle sedi di Braunschweig e Wolfburg; con la partecipazione di diversi ricercatori delle università di Stanford e Darmstadt).

L'esperimento condotto oggi è profondamente diverso rispetto a quello di circa 5 anni fa a Hockenheim. Il compito del software è ora molto più arduo, perché parte con zero informazioni precaricate – eccezion fatta per la mappa del tracciato. Sta all'AI scegliere la traiettoria migliore, relazionandosi anche a parametri che cambiano nel tempo, come il deterioramento dei pneumatici.

Oltre alla guida autonoma, il team del Gruppo ha lavorato alle possibili implicazioni di tecnologie ad essa collegate, come per esempio lo steer-by-wire, in cui il comandi del "controller" (che nel caso tipico di un'auto è il volante) vengono trasmessi alle ruote attraverso una serie di impulsi elettrici, non meccanicamente (sostanzialmente un analogo del drive-by-wire dei pedali). La tecnologia è già comune negli aerei, ma finora l'automotive non ne ha mai avuto bisogno.

Un'interfaccia digitale significa che il volante potrebbe essere sostituito da controller di qualsiasi altra forma, come per esempio il gamepad di una PlayStation. Le potenzialità sono molto interessanti soprattutto considerando l'accessibilità, ma non solo: stanchi di guidare? Basta passare il joypad al vostro vicino. C'è poi un gruppo che studia, sempre in relazione allo steer-by-wire, come potrebbe funzionare l'avvicendamento del pilota automatico a quello umano: il primo non ha bisogno di ruotare fisicamente il volante. Un altro gruppo si occupa invece di studiare il livello ottimale di force feedback (termini più da videogiochi che da motori, ma è semplicemente impossibile ignorare il parallelismo) che un volante "by wire" dovrebbe offrire all'utente.

Realisticamente, è improbabile che tutte le tecnologie studiate in questa sessione arriveranno su prodotti finiti prima di 10-15 anni. E ci saranno ancora molti aspetti da regolare. Tra cui, potenzialmente, anche le personalità del pilota autonomo di ogni veicolo. "Una Skoda ha un feeling diverso rispetto a una Porsche, una Bentley o una Seat". La guida autonoma riuscirà a preservare le peculiarità di ogni marchio?

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