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Recensione Juice Booster 2: perché è sicuro, versatile e testardo (vs Tesla UMC)

Un cavo per ricaricare ovunque l'auto elettrica... e si trasforma anche in wallbox/colonnina fissa e portatile

Recensione Juice Booster 2: perché è sicuro, versatile e testardo (vs Tesla UMC)
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Luigi Melita
Luigi Melita
Pubblicato il 19 dic 2021

Quando si parla di ricarica delle auto elettriche, pochi vi diranno che ci sono dei costi extra da affrontare perché non sempre la vostra casa o il vostro ufficio si trovano nelle condizioni ideali

Parleremo in un'altra occasione dei costi collegati all'impianto elettrico ma, anche ipotizzando che questo sia già moderno e prestazionale, bisogna fare i conti con la situazione non standard delle prese in Italia e in Europa. In box potreste trovarvi con una italiana a tre poli e il caricatore casalingo fornito con l'auto, quello da massimo 2,3 kW, esce quasi sempre con la Schuko. 

Usare un adattatore alla spina è da evitare, qui vi spiego perché, ed è quindi utile far sostituire la presa oppure cambiare caricatore. Tesla, già avanti in questo, ha creato un caricatore modulare che permette di scegliere fra diverse prese. Ora, però, anche Juice Booster 2 fa concorrenza alla proposta americana: raddoppia la potenza massima gestita dal cavo (11 kW del Tesla Mobile Connector contro i 22 kW di Juice Booster 2) e consente di lasciare a casa il cavo di Tipo 2 per le colonnine pubbliche in corrente alternata.

TEST RESISTENZA

Juice Booster 2 è stato il cavo tuttofare che mi sono portato sempre dietro: in vacanza con la Tesla Model 3 e in vari viaggi e trasferte con le auto elettriche in prova. Ho voluto fare un test di più mesi proprio per differenziarmi dalla solita "recensione" fatta in mezza giornata e capire come avrebbe affrontato la vita reale.

Tra le sfide a cui l'ho sottoposto c'è stata anche la ricarica pubblica, lasciandolo per terra alle colonnine tra polvere e terra, pioggia (IP 67), urti e potenziali schiacciamenti da altre auto in manovra. La prova casalinga è stata invece effettuata con impianti di diversa sofisticatezza (vecchissimi e nuovi). E non sono mancati maltrattamenti di ogni genere. 

Il cavo ha dimostrato la sua qualità: costa tanto ma vale tanto. In pubblico, come cavo di Tipo 2 per le colonnine, la noia è semplicemente quella del lucchetto per evitare il furto.

Nel mio caso posso fare un paragone diretto con il caricatore domestico di Tesla che chiaramente perde ai punti perché non è così versatile: Juice Booster 2 sostituisce wallbox, cavo Tipo 2 per le colonnine e "carichino" lento con Schuko o presa italiana. 

Inoltre è una vera e propria stazione fissa/portatile che arriva a 22 kW trifase contro 11 kW di Tesla, ma dovete poterli sfruttare per giustificarne l'acquisto. Quello Tesla è dimensionato per l'auto che accetta, appunto, massimo 11 kW.

In caso abbiate una delle poche elettriche che raggiungono i 22 kW con il caricatore (o doppio caricatore) di bordo, allora può valere davvero l'investimento. 

L'altro grande vantaggio riguarda la possibilità di modulare la corrente da 6A a 32A. Questo risulta utile persino se avete una Tesla, che permette sì di impostare la corrente desiderata, ma bisogna farlo dall'interno dell'auto se questa è parcheggiata in un garage dove non arriva la connessione per sfruttare l'app.

Volete un altro esempio pratico e banale? Se il garage è piccolo e vi siete già "spremuti" per uscire dalla portiera, Juice Booster 2 vi risparmia un nuovo ingresso in auto in caso di dimenticanza. 

Il vantaggio cresce esponenzialmente se avete una vettura elettrica che non consente la selezione della potenza di ricarica, oppure una di quelle che vi costringe ad accontentarvi di un preset (solitamente "corrente AC minima o massima"). I caricatori casalinghi di serie (quelli con la Schuko ad esempio) sono infatti limitati ad una combinazione di tensione e corrente. Esempio? 230 V e 8A (1,8 kW); volete scendere a 6A per questioni di carichi o limite del contatore? Con quelli non potete farlo. 

Con il Booster 2  potete portare manualmente a 6A, 8A e 10A la ricarica dalla presa casalinga, lasciando spazio per la lavatrice su una potenza impegnata base di 3 kW. Tutto questo, poi, potete farlo anche con una presa industriale, bilanciando il carico sulla rete con un pulsante. Ci sono wallbox che lo fanno automaticamente, è vero, ma sono soluzioni fisse.

Quando usato come cavo Tipo 2 per le stazioni pubbliche, invece, non è possibile selezionare l'intensità di corrente, il valore viene negoziato da auto e colonnina.

E SE L’IMPIANTO È VECCHIO?

Sia Juice Booster 2, sia Tesla Mobile Connector sono caricatori molto sofisticati che riconoscono automaticamente la spina utilizzata e in base a quella tarano l'intensità massima della corrente assorbita dall'impianto. Ad esempio 13A con la Schuko sul Mobile Connector (2,9 kW sull'impianto a 230V di casa) o 16A/32A con l'adattatore blu industriale, arrivando a 3,7 kW o 7,4 kW. 

Utilizzandoli con un vecchio impianto, privo di messa a terra, entrambi i sistemi hanno segnalato subito la "bassa qualità" della rete a cui si stavano collegando. Juice Booster 2 è stato più conservativo con il suo led rosso subito acceso e inoltre si regola sempre automaticamente sul quel valore di potenza che esclude il rischio di sovraccarico della presa a cui è collegato.

Tesla Mobile Connector ha fatto lo schizzinoso a 10A ma ha comunque avviato la ricarica a 8A selezionati manualmente dal computer di bordo.

SICURO MA AUTONOMO E TESTARDO

L'accento sulla sicurezza trova conferma nel sensore di temperatura integrato per le prese domestiche: a differenza delle industriali e delle wallbox, queste non nascono in origine per fornire continuamente e a lungo alti carichi di corrente.

C'è poi un altro problema da considerare: spesso non sappiamo la qualità dell'impianto del nostro box, figuriamoci quella della presa Schuko della baita a cui ci stiamo collegando durante la nostra vacanza: il rischio è il surriscaldamento dei poli e, in casi estremi, l'incendio.

Il sensore, quindi, parla con l'elettronica di controllo del Booster 2 e interrompe la ricarica. Il vantaggio è che è anche intelligente: in caso di problemi "stacca" tutto per far raffreddare, ma poi ritenta in autonomia con tre tentativi a potenza gradualmente ridotta.

Nella pratica fa tutta la differenza del mondo perché si passa dal trovarsi la mattina senza carica (tratto da un'esperienza reale) all'avere un minimo di carica garantita. Magari non è riuscito a tenere i 10A, però con la sua "testardaggine cautelativa" si è portato a casa diverse ore caricando a 8A o 6A ed ha comunque permesso di immagazzinare preziosi chilometri. 

Quali sono gli adattatori di Juice Booster 2 con il sensore di temperatura Juice Celsius? Il sensore è integrato in tutti gli adattatori Schuko, nell'adattatore tipo L (l'italiana a 3 poli) e in quelli tipo G (per il Regno Unito) e T12/T13 per la Svizzera. Non si tratta di un accessorio a parte, è incluso quando si acquista l'adattatore tra quelli citati. Significa che è presente in questi, ad esempio:

La prolungata esperienza con il Juice Booster 2 mi consente di fare un ragionamento che serve a scardinare il classico commento di chi già sta scaldando i pollici per definirlo un inutile e costoso cavo elettrico per ricchi. Con la sicurezza non si scherza, e questo modello può essere la soluzione per l'utente poco accorto che non sa e non vuole fare quella minima valutazione della qualità dell'impianto a cui si attacca, magari perché non metterà mai mano alla Schuko che si è ritrovato in box. Tanto che vuoi che succeda?

L'altro acquirente tipo potrebbe essere chi può sfruttarne tutte le potenzialità descritte nei capitoli precedenti: oltre alla sicurezza, Juice Booster 2 giustifica il suo costo con la versatilità e la potenza rispetto ad altri (pochi) cavi tuttofare. 

Su Amazon il kit base è disponibile a poco meno di 1.000€ ma controllate anche il sito ufficiale per eventuali offerte speciali:

JUICE TECHNOLOGY: SHOP UFFICIALE

 

Bisogna essere onesti e valutare caso per caso: per molte delle esigenze di chi sta leggendo queste righe, ad esempio, la soluzione ideale può essere quella di una wallbox fissa: Juice ha una di quelle intelligenti, la Charger me, ma in molti casi può bastare anche una di quelle "stupide" e poco potenti.

Si possono risparmiare centinaia di euro semplicemente perdendo 5 minuti a pensare: quali sono le mie esigenze? Quanta potenza mi serve per i chilometri quotidiani con l'auto elettrica? Avere una wallbox connessa mi è veramente utile o non mi farebbe alcuna differenza?

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Insomma, Juice Booster 2 non può essere definito il must have su cui fiondarsi, ma è altrettanto sbagliato analizzarlo con superficialità. Se rientrate nel target, gli euro spesi come investimento una tantum li vale tutti!

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