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Nissan, la crisi morde ancora: in arrivo altri 10 mila licenziamenti

La casa automobilistica giapponese ha già anticipato che probabilmente registrerà una perdita netta record

Nissan, la crisi morde ancora: in arrivo altri 10 mila licenziamenti
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Filippo Vendrame
Filippo Vendrame
Pubblicato il 13 mag 2025

Nissan sta attraversando un momento molto complesso della sua storia e sta tentando di rilanciarsi. Tuttavia, il piano di ristrutturazione prevede scelte dolorose come quelle legate alla riduzione del personale. Stando a quanto ha riportato l'emittente pubblica giapponese NHK, la casa automobilistica avrebbe in programma di tagliare ulteriori 10 mila posti di lavoro in tutto il mondo, portando il numero dei licenziamenti, compresi quelli annunciati in precedenza, a circa 20.000, ovvero al 15% della sua forza lavoro. Con questa operazione, Nissan sta cercando di rendere la propria attività più snella e resiliente. L'azienda non ha voluto commentare l'indiscrezione ma oggi annuncerà i risultati annuali e quindi è probabile che se ne sappia di più.

IN ATTESA DEI DATI FINANZIARI

Presto dovrebbero quindi arrivare maggiori informazioni sul suo piano di ristrutturazione. Tuttavia, la casa automobilistica giapponese ha già anticipato che probabilmente registrerà una perdita netta record compresa tra 700 e 750 miliardi di yen (4,74-5,08 miliardi di dollari) nell'esercizio finanziario conclusosi a marzo, a causa di svalutazioni. Il nuovo CEO Ivan Espinosa, che il mese scorso aveva sostituito Makoto Uchida nel ruolo di amministratore delegato, sta ristrutturando le attività della Nissan e in precedenza aveva affermato che l'azienda stava valutando misure aggiuntive per tornare a competere sul mercato.

Nissan, che a marzo dell'anno scorso contava più di 133.000 dipendenti, lo scorso novembre ha annunciato l'intenzione di tagliare 9.000 posti di lavoro e ridurre la capacità produttiva globale del 20%. L'azienda ha inoltre affermato che chiuderà uno stabilimento in Thailandia entro giugno e altri due stabilimenti che non ha ancora identificato. Venerdì ha dichiarato di aver deciso di rinunciare al piano di costruire una fabbrica da 1,1 miliardi di dollari per batterie di veicoli elettrici sull'isola di Kyushu, nel sud-ovest del Giappone, per la quale avrebbe dovuto ricevere sussidi governativi.

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