Produzione del litio in ginocchio, fabbriche chiuse: la Cina fa i conti col caldo record
Chiudono gli impianti e i prezzi salgono.
La crisi energetica e le ondate di calore di quest'estate hanno messo in ginocchio l'economia cinese, tant'è che Toyota Motor Corp. e CATL sono state invitate dal Governo di Pechino a chiudere le loro fabbriche nella provincia di Sichuan. L'impianto giapponese riaprirà dopo il 20 agosto, la stessa data è stata ipotizzata anche per il produttore di batterie per auto elettriche (leader del mercato con una quota del 35%).
Mancanza di energia e caldo sono strettamente correlate, con la prima diretta conseguenza della seconda. Nella provincia cinese di Sichuan, infatti, la stragrande maggioranza delle attività dipende dall'energia idroelettrica, e la fortissima siccità che ha colpito (anche) il Paese asiatico ha ridotto pesantemente la disponibilità di acqua (i serbatoi sono ormai a secco). A questo si aggiunga anche la domanda di energia cresciuta esponenzialmente a livello domestico per i condizionatori.
Si tratta di un'area particolarmente importante per l'automotive, in quanto fonte di materiali indispensabili nella filiera delle vetture elettriche (litio su tutti). E ad essere colpite non sono solo Toyota e CATL: anche Volkswagen ha annunciato problemi di produzione nell'impianto ubicato nella stessa regione a causa di interruzioni di corrente, Foxconn stessa ha ammesso qualche rallentamento che tuttavia non sembra aver pregiudicato le tempistiche per la produzione di iPad.
SICHUAN: UNA PROVINCIA FONDAMENTALE PER L’ECONOMIA CINESE
Come ricorda Bloomberg, la crisi energetica sembra essere limitata alla provincia di Sichuan, e dunque non è estesa all'intera Cina. A prima vista pare una buona notizia, ma se si pensa che proprio in quell'area – così dipendente dall'idroelettrico – sono ubicate alcuni dei più importanti impianti del settore automotive e che la sua economia è superiore a quella turca, allora si capisce la vera portata del problema. Diverse altre regioni si sono affidate al carbone, incrementandone lo sfruttamento del 15% rispetto al 2021.
La situazione non sembra migliorare nemmeno in questi giorni: si parla di razionamento dell'energia elettrica anche nelle case e negli uffici, che rischiano così di restare senza aria condizionata nonostante le elevate temperature esterne che, in alcuni casi, hanno superato i 40 °C. E alla crisi energetica si affianca quella alimentare, con i raccolti ormai danneggiati dal caldo.
Sarà inevitabile un incremento dei costi sia del litio che del polisilicio, quest'ultimo indispensabile per la realizzazione di impianti fotovoltaici.