Il Partito Popolare Europeo vuole abolire il divieto sulla vendita di veicoli con motore a combustione
Si insiste sulla richiesta di realismo per evitare danni all’industria automobilistica.

Il futuro del motore a combustione interna torna al centro del dibattito politico europeo. Manfred Weber, capogruppo del Partito Popolare Europeo (PPE) al Parlamento Europeo, ha annunciato l’intenzione di presentare una proposta per modificare o addirittura cancellare del tutto il divieto previsto dall’Unione Europea sulla vendita di veicoli con motori termici a partire dal 2035. Una presa di posizione forte che getta benzina (mai modo di dire fu più adeguato) sul fuoco mai del tutto sopito dell’elettrificazione del settore auto.
La proposta del PPE
Weber ha definito il divieto frutto di una visione ideologica e ha sottolineato la necessità di correggere ciò che considera un errore politico. L’obiettivo, ha dichiarato Weber, non è mettere in discussione la neutralità climatica, ma offrire all’industria automobilistica maggiore flessibilità nei percorsi per raggiungerla. Una richiesta che riprende quanto da mesi ripetuto dai costruttori europei e, non da ultimo, anche dal neocancelliere tedesco Friedrich Merz.
Secondo il leader del PPE, la tecnologia elettrica non deve essere l’unica soluzione ammessa, ma una delle possibili. Tra le alternative citate ci sono i carburanti sintetici, i biocarburanti e i sistemi ibridi (che comunque sembrano inquinare più di quanto immaginato), tecnologie che potrebbero permettere di mantenere attivo il settore dei motori termici senza rinunciare agli obiettivi di riduzione delle emissioni.
La proposta di Weber dovrebbe essere formalizzata già in autunno con l’obiettivo di anticipare la revisione prevista dal regolamento europeo, portando il tema all’attenzione del Parlamento e della Commissione prima delle prossime elezioni europee. Si tratterebbe di una vera e propria inversione di rotta rispetto alla linea seguita negli ultimi anni, quando l’UE ha indicato nel 2035 la data limite per la fine della vendita di veicoli alimentati a benzina e diesel.
La mossa di Weber si inserisce in un contesto in cui crescono le pressioni sull’industria automobilistica europea. Le difficoltà legate ai costi energetici, ai ritardi nello sviluppo delle infrastrutture di ricarica e alla concorrenza di Cina e Stati Uniti stanno spingendo molti operatori del settore a chiedere una maggiore gradualità nella transizione. Anche i sindacati e le associazioni di categoria in Germania, dove l’automotive rappresenta un pilastro dell’economia, hanno espresso forti preoccupazioni per l’impatto occupazionale di un passaggio troppo rapido all’elettrico.
Il confronto è in corso tra chi difende il calendario e gli obiettivi ambientali stabiliti finora e chi, invece, chiede un maggiore realismo e una transizione meno rigida. I prossimi mesi saranno decisivi per comprendere come l’Unione Europea deciderà di agire.
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