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L’ACEA avverte l’UE: regole troppo rigide rischiano di danneggiare il settore auto

ACEA chiede realismo e incentivi per proteggere la competitività della filiera europea.

L’ACEA avverte l’UE: regole troppo rigide rischiano di danneggiare il settore auto
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Daniele Di Geronimo
Daniele Di Geronimo
Pubblicato il 2 set 2025

La Commissione Europea sta preparando un pacchetto di misure che mira a rafforzare la produzione industriale europea nei settori strategici. Tra gli ambiti principali coinvolti figura l’automotive, per il quale si intende introdurre nuovi criteri di sostenibilità, resilienza e contenuto minimo europeo nelle procedure di appalto pubblico e nella regolamentazione delle forniture. L’obiettivo è quello di creare un mercato forte per i prodotti a basse emissioni e favorire lo sviluppo di filiere produttive autonome e competitive all’interno dell’Unione. Obiettivi condivisibili e ambiziosi per i quali però l’ACEA, l’Associazione europea dei costruttori di automobili, ha sollevato diverse critiche sul modo in cui l’UE intende perseguirli.

Le preoccupazioni dell’ACEA


Nel mirino della Commissione vi sono in particolare le batterie per i veicoli elettrici, l’acciaio a basso impatto ambientale e la componentistica strategica per le flotte aziendali. Le nuove disposizioni, che rientreranno nell’ambito di iniziative come il Green Corporate Fleets e l’Industrial Decarbonisation Accelerator Act, imporranno quote minime di produzione europea per diversi elementi chiave della mobilità elettrica. In particolare, si prevede che le celle, i moduli e le batterie complete dovranno essere almeno in parte realizzati all’interno dell’Unione, così come acciaio e componenti utilizzati nei veicoli aziendali elettrificati.

L’ACEA, accogliendo con favore l’obiettivo di voler rafforzare la base industriale europea, solleva dubbi e perplessità sul ricorso al solo requisito di contenuto locale. Questo, secondo l’associazione, non può essere considerato una soluzione sufficiente. Secondo il position paper pubblicato a settembre, l’approccio “Made in Europe” rischia di risultare inefficace o addirittura controproducente se non accompagnato da una strategia industriale realistica. In particolare, l’associazione sottolinea come tali misure possano generare distorsioni del mercato, aumentare i costi di produzione e compromettere la competitività globale del settore automobilistico europeo.

Le criticità evidenziate dall’ACEA riguardano soprattutto la mancanza di chiarezza e la gradualità. Non sono ancora stati definiti i criteri esatti con cui verrà calcolata la percentuale di contenuto europeo, né sono note le tempistiche e le modalità di implementazione. Inoltre, secondo ACEA, è fondamentale che i nuovi requisiti non si sovrappongano o entrino in conflitto con le normative già in vigore, in particolare quelle relative alle batterie. Per garantire coerenza legislativa, l’associazione chiede che venga convocato un tavolo tecnico che coinvolga gli esperti del settore prima della stesura di qualsiasi proposta vincolante. I risultati di tale confronto dovrebbero poi confluire in una valutazione d’impatto completa, che tenga conto delle peculiarità della filiera europea delle batterie.

Le catene di fornitura dell’automotive sono complesse e globali, e una transizione troppo rapida verso vincoli di contenuto locale rischierebbe di danneggiare in modo irreparabile la competitività degli operatori europei. L’associazione propone quindi un’implementazione graduale, con tempi adeguati e criteri specifici per ogni segmento di mercato.

Più incentivi, meno obblighi


ACEA sottolinea anche l’importanza di privilegiare gli incentivi rispetto agli obblighi. Secondo l’associazione, la creazione di una solida base industriale europea non può avvenire soltanto attraverso vincoli normativi. Occorre invece favorire gli investimenti attraverso politiche industriali efficaci, come l’abbassamento dei costi energetici, la semplificazione delle procedure autorizzative, la formazione di manodopera specializzata e l’accesso a strumenti fiscali e finanziari. In assenza di un contesto favorevole, i contenuti obbligatori rischiano solo di aumentare i costi senza portare benefici reali.
L’industria europea dell’auto esporta circa un terzo della propria produzione e beneficia delle condizioni preferenziali previste dagli accordi di libero scambio. Introdurre nuovi obblighi di produzione locale senza un coordinamento con tali accordi potrebbe danneggiare la posizione dell’Europa sui mercati globali.

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