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Ponte sullo Stretto, secondo uno studio ci saranno benefici per 1,8 miliardi di euro

Uno studio mette in evidenza i benefici economici

Ponte sullo Stretto, secondo uno studio ci saranno benefici per 1,8 miliardi di euro
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Filippo Vendrame
Filippo Vendrame
Pubblicato il 28 nov 2024

Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina sta andando avanti tra mille polemiche tecniche e politiche. Intanto, un'analisi condotta da Uniontrasporti con la consulenza tecnico scientifica di Openeconomics e svolta utilizzando le linee guida prescritte dall’Unione Europea, mette in evidenza che a fronte di un investimento attualizzato pari a 9 miliardi di euro, i benefici complessivi dell’opera a regime sono stati calcolati in quasi 11 miliardi di euro, con un valore economico netto a favore del sistema Paese pari a poco più di 1,8 miliardi di euro.

Lo studio, commissionato da Unioncamere Sicilia a Uniontrasporti e Openeconomics è stato presentato a Roma in un convegno sugli impatti sociali, economici e ambientali generati dal Ponte sullo Stretto di Messina.

COSA DICE LO STUDIO

Dunque, stanno a questo studio, l'opera porterà benefici di oltre 1,8 miliardi di euro realizzato, tra le varie voci, dalla riduzione di tempi e costi di trasporto ed emissioni inquinanti. Inoltre, già durante la fase cantieristica l’opera sarà in grado di apportare un contributo di 23,1 miliardi al PIL, creare 36.700 posti di lavoro stabili e alimentare con 10,3 miliardi complessivi di euro le entrate fiscali nelle casse dello Stato.

Lo studio analizza, seguendo i principi guida dettati a tal fine dalla Comunità Europea, i costi e i benefici generati da una delle opere più importanti previste dal piano di investimenti infrastrutturali del Governo nell’ambito della rete transeuropea dei trasporti (TEN-T) e, in particolare, del completamento del corridoio “Scandinavo-Mediterraneo”. Lo studio valuta la solidità delle sue conclusioni sottoponendole ad un’analisi di sensitività, tenendo cioè conto delle possibili variazioni nel tempo, anche in negativo, dei vari parametri utilizzati. E sottopone l’opera anche ad un’analisi del rischio economico che è risultata positiva nel 70% dei casi, evidenziando un grado di rischiosità assolutamente non elevato, e comunque attenzionato.

Gli altri numeri presenti nel rapporto indicano in 7.759 i milioni di minuti risparmiati per l'attraversamento, 2.580 i milioni di CO2 non immessi nell'aria, 270 i milioni di euro tagliati dai costi operativi delle imprese, 212 i milioni di euro risparmiati per via della riduzione dell'inquinamento locale ma anche un esborso di 108 milioni di euro a causa dell'incremento degli incidenti.

A quanto pare, i maggiori benefici in termini di PIL, oltre a Calabria e Sicilia, si avranno in Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto grazie all’attivazione di catene di fornitura presenti sui relativi tessuti produttivi. I settori maggiormente coinvolti dall'apertura del maxi cantiere saranno quelli della manifattura, della costruzione e dei servizi alle imprese.

Importanti anche gli investimenti ferroviari: in Sicilia, fa sapere Rfi, saranno spesi 25 miliardi di cui il 72% (pari a circa 17,9 miliardi di euro) già finanziato, mentre in Calabria le cifre aumentano e sono previsti 35,4 miliardi di euro di cui è stato finanziato però solo il 37% (13,1 miliardi di euro). Complessivamente, secondo lo studio, l'opera costerà circa 13,5 miliardi di euro.

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