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Cinture posteriori in auto, in Italia le utilizzano solo uno su tre

Sono ancora toppo pochi gli italiani che utilizzano le cinture di sicurezza al posteriore

Cinture posteriori in auto, in Italia le utilizzano solo uno su tre
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Filippo Vendrame
Filippo Vendrame
Pubblicato il 18 ott 2024

L'art. 172 del Codice della strada stabilisce che è obbligatorio per tutti, conducenti e passeggeri dei veicoli, sui sedili anteriori e posteriori, usare le cinture per gli adulti e, per i bambini di statura inferiore a 1,50 m. sistemi di ritenuta. Anche al posteriore è quindi obbligatorio utilizzare le cinture di sicurezza. Eppure pare che gli italiani spesso si "dimentichino", diciamo così, di metterle quando salgono dietro, con tutti i rischi del caso.

Questa tendenza è stata confermata dall'indagine  PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) dell’Istituto Superiore di Sanità relativa al 2022 – 2023. I dati che emergono sono piuttosto chiari e mostrano come solo uno su tre indossa la cintura posteriore.

MEGLIO CHE IN PASSATO MA….

Stando ai risultati dell'indagine, l’uso della cintura di sicurezza anteriore in automobile, è abbastanza diffuso, anche se non raggiunge la copertura totale richiesta dalla legge. Anche nel 2022-2023 si conferma il dato del biennio precedente e cioè che più di 8 intervistati su 10 dichiaravano di usare sempre la cintura anteriore viaggiando in auto come guidatori o come passeggeri sul sedile anteriore.

Il problema riguarda chi si siede dietro. Fino al 2015 addirittura solamente il 15% degli intervistati dichiarava di utilizzare le cinture quando si sedeva nei posti posteriori. La allora le cose sono andate meglio anche se siamo ancora molto lontani da un uso corretto di questo sistema di sicurezza. Infatti, nel biennio 2022-2023 si è arrivati a quota 34%. Dato molto lontano dall'accettabile ovviamente.

MALE AL SUD

Questi sono dati che riguardano la media nazionale. Ovviamente, andando più nello specifico, ci sono differenze evidenti a seconda delle regioni.

L'indagine infatti evidenzia che si sono regioni molto più virtuose per quanto riguarda l'utilizzo delle cinture posteriori e altre dove quasi non si utilizzano. Generalmente le più virtuose si trovano nel Nord Italia. Per esempio, il Friuli Venezia Giulia al 72%, la provincia di Trento al 63,4% o la Liguria al 61,4%. Anche al Nord troviamo alcune eccezioni negative come la Valle d'Aosta al 27,6%, dunque sotto la media nazionale.

Scendendo per la penisola le cose vanno molto meno bene. Il risultato peggiore è della Campania con un 9,9%. Molto male pure la Puglia al 14,9% e il Molise al 15,9%. La Sicilia si ferma ad un 17,9%. C'è quindi ancora molto da fare, soprattutto in alcune regioni italiani per migliorare la cultura della sicurezza.

SEGGIOLINI E CASCO

L'indagine non si ferma al solo utilizzo delle cinture di sicurezza ma affronta anche i temi importanti dei seggioli per i bambini e dell'utilizzo del casco sulle motociclette.

Fortunatamente l’uso del casco in motocicletta (o scooter) sembra ormai una pratica consolidata: circa il 96% degli intervistati, che nei 12 mesi precedenti l'intervista hanno viaggiato su una moto come guidatori o passeggeri, dichiara di averlo indossato sempre. Anche in questo caso si tratta di una media nazionale. Al Nord Italia siamo al 98%, al Sud, invece, al 92%. Ci sono comunque alcuni casi limite come la Valle d'Aosta al 75,9% e la Calabria al 79,9%.

Per quanto riguarda i seggiolini circa 2 persone su 10 hanno riferito di avere difficoltà a far uso di questi dispositivi, di non utilizzarli affatto o perfino di non avere alcun dispositivo di sicurezza, pur viaggiando in auto. Nelle Regioni meridionali questa quota raggiunge il 25% (contro 16% nel Centro e 12% nelle Regioni settentrionali).

Il non utilizzo, o l’utilizzo “inadeguato” dei seggiolini/adattatori per il trasporto dei bambini in auto, è più frequente tra le persone socialmente svantaggiate, per bassa istruzione (22% contro 17% fra le persone con alta istruzione) o per difficoltà economiche (25% contro 16% fra le persone senza difficoltà economiche). Siamo comunque passati dal 24% del 2011 di non utilizzo o di utilizzo inadeguato al 17% del 2023.

GUIDA IN STATO DI EBREZZA

L'indagine ha riguardato anche il tema molto delicato della guida in stato di ebrezza. Stando a quanto emerso, il 5% degli intervistati ha ammesso di aver guidato sotto l’effetto dell’alcol nei 30 giorni precedenti l’intervista (avevano assunto due o più unità alcoliche un’ora prima di mettersi alla guida).

Questo fenomeno, secondo raccontato, è più frequente nella fascia d’età 25-34 anni (8%), tra gli uomini (8% contro 3% fra le donne).

Significativa in tutto il Paese la riduzione che si osserva dal 2008 della quota di chi si mette alla guida dopo aver bevuto alcolici; la maggiore riduzione osservata nel biennio 2020-2021 potrebbe essere il risultato delle misure di contenimento per il contrasto alla pandemia di COVID-19, con la chiusura dei locali e la riduzione delle occasioni di incontro e socialità (quindi del consumo di alcol fuori casa). Ne è prova che i dati degli anni successivi tornano a essere analoghi al 2019 e in linea con la tendenza osservata nel periodo pre-pandemico. In questo contesto è il Centro Italia che sembra avere un maggiore accelerazione in diminuzione rispetto a Nord e Sud.

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