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Autovelox non conformi, sequestri in molte province italiane

Gli autovelox sequestrati non erano omologati e il prototipo depositato al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è risultato differente

Autovelox non conformi, sequestri in molte province italiane
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Filippo Vendrame
Filippo Vendrame
Pubblicato il 30 lug 2024

Gli autovelox sono finiti nuovamente nella bufera. Lo scorso aprile, la Cassazione, con sentenza 10105/2024, aveva sostanzialmente sancito la necessità che questi apparecchi fossero anche omologati e non solamente approvati per poter essere utilizzati legalmente sulle strade.

Adesso, a pochi mesi di distanza, il Giudice per le indagini preliminari di Cosenza ha deciso il sequestro di alcuni autovelox "T-Exspeed V2.0" nell'ambito di un'indagine delegata dalla Procura di Cosenza, a seguito delle risultanze degli accertamenti sulla non legittimità del sistema di rilevamento delle violazioni della velocità effettuate con questa strumentazione.

A quanto pare, sarebbe emerso che il "prototipo depositato al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è risultato differente dalla versione modificata che la società ha fornito, in un secondo momento, ai Comuni".

In particolare, nel mirino della magistratura erano finiti gli autovelox posizionati lungo la statale 107 e la provinciale 234 del territorio della provincia di Cosenza e la statale 106. Tuttavia, a quanto si apprende, il sequestro sarebbe stato molto più ampio e avrebbe riguardato apparecchi presenti in vari comuni e città quali Venezia, Vicenza, Modena, Reggio Emilia, Pomarico, Cerignola, Pianezza, Piadena, Formigine, Arcola, Carlentini, San Martino in Pensiliis.

Stando a quanto racconta Il Sole 24 Ore, il legale rappresentante della società appaltatrice è stato denunciato in stato di libertà per frode nella pubblica fornitura. Le indagini, infatti, hanno accertato sia la mancanza di omologazione degli autovelox ma pure, come accennato in precedenza, l’assenza del prototipo del sistema di rilevamento. Parliamo di elementi indispensabili per accertare la legittimità delle violazioni rilevate da tali sistemi.

Una vicenda che potrebbe causare un danno erariale nel caso di ricorso da parte di utenti a cui spesso i giudici riconoscono oltre l’annullamento del verbale anche il risarcimento delle spese.

SANZIONI GIA’ PAGATE NON POSSONO ESSERE IMPUGNATE

Sulla vicenda dei possibili ricorsi è intervenuto il Codacons che ricorda che le sanzioni già pagate non possono essere impugnate.

Le multe elevate da apparecchi autovelox non a norma possono essere contestate, purché la sanzione non sia stata già pagata dagli automobilisti. La legge stabilisce criteri e tempi precisi per impugnare le sanzioni: dalla data di contestazione o notifica della violazione, 60 giorni davanti al Prefetto, ricorso gratuito ma che determina il pagamento del doppio della sanzione qualora l’istanza venga respinta, o 30 giorni dinanzi al giudice di pace, ma pagando il contributo unificato. Per le multe già pagate o quelle per cui siano scaduti i termini, non è possibile proporre ricorso. Nel caso in cui sia ancora possibile contestare la sanzione, per avere certezze circa l’omologazione del dispositivo autovelox che ha accertato la violazione, occorre presentare istanza d’accesso presso il comune dove è installato l’apparecchio e, una volta ottenuti gli atti, analizzare le specifiche tecniche sull’autovelox.

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