Transport & Environment, rischio per le batterie UE per l'Inflaction Reduction Act
L'Inflation Reduction Act (Ira) potrebbe mettere a rischio molti dei piani delle fabbriche per le batterie in Europa

L'Europa sta lavorando per ampliare la produzione interna di batterie per le auto elettriche e arrivare, così, a ridurre la dipendenza da Paesi come la Cina. In particolare, entro il 2030 nel Vecchio Continente dovrebbero sorgere quasi 50 fabbriche per gli accumulatori. Tuttavia, secondo Transport & Environment, una serie di fattori esterni tra cui l’Inflaction Reduction Act (IRA) americana di cui abbiamo parlato molto volte, rischiano di compromettere parte di questo piano.
In particolare, proprio la legge americana che ha messo sul piatto ingenti finanziamenti per attirare investimenti nel campo della mobilità elettrica, potrebbe portare le aziende a cancellare o rivedere i progetti per le fabbriche delle batterie in Europa.
I RISCHI PER L’ITALIA E L’EUROPA
Soffermandoci sull'Italia, il rapporto afferma che a rischio ci sarebbe il 48% della produzione pianificata di batterie. Produzione che potrebbe essere ritardata, ridimensionata o addirittura cancellata. Transport & Environment punta il dito, in particolare, sul progetto di Italvolt che potrebbe essere ridimensionato in favore del progetto gemello Statevolt in California.
Invece, secondo l'analisi, non ci dovrebbero essere problemi per la fabbrica di Termoli di Stellantis il cui progetto è ben avviato. Guardando, invece, all'intero Vecchio Continente, lo studio mostra uno scenario non certo positivo. Secondo Transport & Environment, la produzione al 2030 di batterie in Europa dovrebbe arrivare ad una capacità annua di 1,8 TWh. A quanto pare, soprattutto a causa dell'IRA, il 68% di tale produzione sarebbe a rischio. Parliamo di 1,2 TWh che servirebbero ad equipaggiare 18 milioni di auto elettriche.
Se davvero si arriverà a perdere questa capacità produttiva, l'Europa non sarà in grado di soddisfare la domanda interna di batterie e dovrà ricorrere ad aziende di altri Paesi per garantire un'adeguata fornitura alle case automobilistiche.
Senza questi volumi di produzione, l’Europa non sarà in grado di soddisfare la domanda interna di accumulatori prevista per il 2030, dovendo quindi ricorrere ad ampie quote di import dai concorrenti stranieri.
Tra gli altri Paesi europei in cui i piani per le fabbriche delle batterie potrebbero cambiare in maniera importante c'è la Germania. In particolare, secondo lo studio, a rischio ci sarebbe la produzione di accumulatori nella Gigafactory di Tesla a Berlino, soprattutto dopo la notizia che l’azienda americana concentrerà la fabbricazione di celle negli Stati Uniti per sfruttare gli incentivi dell’IRA.
A rischio ci sarebbe anche il progetto di Northvolt. Per il momento, l'azienda ha ricevuto solo una parte dei finanziamenti e la costruzione della fabbrica non è ancora partita. Inoltre, i vertici di Northvolt hanno già fatto sapere che il progetto potrebbe essere ritardato per dare la priorità all'espansione negli Stati Uniti.
Transport & Environment ha poi sintetizzato il rischio di ogni singolo progetto di fabbriche per le batterie in Europa all'interno di una tabella che riportiamo.
CHE FARE?
Per contrastare l’Inflaction Reduction Act (IRA), l'Unione Europea, secondo Transport & Environment, deve approntare strumenti comuni di sostegno finanziario, oltre a favorire procedure autorizzative più snelle. Carlo Tritto, Policy Officer di T&E Italia, al riguardo afferma:
I piani industriali per la produzione di batterie nella UE sono sotto il fuoco incrociato di Stati Uniti e Cina. Per competere efficacemente, l’Unione Europea deve dotarsi subito di una politica industriale verde incentrata sulle batterie, fornendo un robusto sostegno per aumentarne i volumi di produzione. Il Continente, insomma, è chiamato a reagire alle politiche protezionistiche americane e al dominio cinese degli ultimi anni per ritagliarsi un ruolo da leader in questo settore strategico. In caso contrario si rischia di accumulare un ritardo che potrebbe tradursi in una pesante sconfitta industriale.
La risposta dell’Europa dovrebbe rispecchiare quanto più possibile l’Inflation Reduction Act americano in quanto a focalizzazione degli investimenti, semplicità e visibilità. C’è bisogno di un fondo centrale accessibile a tutti gli Stati membri che dia priorità alla catena di valore della mobilità elettrica, ovvero ai veicoli e alle batterie, oltre che alle energie rinnovabili e alle smart grids. Per competere, l’UE deve dotarsi di una politica industriale solida incentrata sull’aumento della produzione e capace di premiare e accelerare i progetti ambientalmente sostenibili.
Transport & Environment ricorda, infine, che il 14 marzo la Commissione Europea pubblicherà il Net Zero Industrial Act che può essere visto come una sorta di pima risposta all’Inflaction Reduction Act (IRA).
T&E chiede obiettivi di produzione, agevolazioni fiscali e sovvenzioni per aumentare i volumi industriali nel pieno rispetto degli standard ambientali europei. Secondo l’organizzazione, è inoltre necessario un programma green di “semplificazione” per snellire i processi di autorizzazione e approvazione dei progetti.