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Le associazioni automotive chiedono in Italia un piano strategico e incentivi

ANFIA, FEDERAUTO e UNRAE chiedono al Governo un piano strategico per il settore automotive; si chiede, innanzitutto, un rifinanziamento degli incentivi.

Le associazioni automotive chiedono in Italia un piano strategico e incentivi
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Filippo Vendrame
Filippo Vendrame
Pubblicato il 24 mar 2021

Il settore dell'auto è stato duramente colpito dalla crisi causata dall'emergenza sanitaria. I numeri dell'andamento del mercato in Italia come nel resto dell'Europa sono noti a tutti (nel 2020 c'è stato in Italia un crollo complessivo del 27,9% di immatricolazioni). Per cercare di aiutare il settore a riprendersi, in Italia sono stati creati degli appositi incentivi. Questo, però, non basta ed, anzi, i fondi attualmente a disposizione, almeno per una specifica categoria di vetture (61-135 g/km di CO2), si stanno rapidamente esaurendo.

PIANO STRATEGICO PER IL SETTORE AUTOMOTIVE

Per questo, ANFIA, FEDERAUTO e UNRAE spingono affiché sia creato un piano strategico dedicato al mondo dell'automotive. Al Governo, le principali Organizzazioni di categoria chiedono una svolta per lo sviluppo della mobilità in Italia che vada nella direzione della sostenibilità ambientale ed economica. La prima proposta riguarda, ovviamente, gli incentivi di cui si chiede un rifinanziamento urgente. Oltre a sostenere il mercato, permettono di velocizzare pure il ricambio del parco circolante, mettendo su strada vetture con minori emissioni inquinanti. Inoltre, si vorrebbe che l'Ecobonus per le vetture 0-60 g/km di CO2, diventi strutturale sino al 2026.

Le Organizzazioni del settore vorrebbe anche che fossero istituiti incentivi per il ricambio del parco circolante di veicoli destinati al trasporto merci e a quello collettivo di persone. Contestualmente a tutto questo, sarebbe opportuna, secondo ANFIA, FEDERAUTO e UNRAE, una riforma dal punto di vista fiscale per le auto aziendali a sostegno delle imprese italiane. Per quanto riguarda la mobilità sostenibile, viene proposta la rimodulazione del bollo auto in ottica green per premiare le auto che inquinano di meno.

Soprattutto, le Organizzazione del settore automotive chiedono la creazione anche di un piano per portare il mercato verso la mobilità elettrica e per accelerare gli investimenti nelle nuove tecnologie, anche nell'idrogeno. Si richiede pure un maggiore impegno per velocizzare la diffusione dell'infrastruttura di ricarica per le auto a batteria.

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Queste sono alcune delle principali proposte portate da ANFIA, FEDERAUTO e UNRAE durante una conferenza stampa congiunta che si è tenuta nella giornata di oggi.

LE DICHIARAZIONI

Paolo Scudieri, Presidente di ANFIA, su questi temi, si è così espresso:

La mobility revolution implica, per la nostra filiera, una transizione produttiva che richiede notevoli investimenti in nuove tecnologie: non solo elettrico, ma anche idrogeno, connettività, autonomous driving e digitalizzazione dei processi. Una sfida per cui le aziende necessitano del sostegno di interventi da attuare tramite il Recovery Plan per mantenerne alta la competitività e rendere l’Italia attrattiva per nuovi investitori: rafforzare e semplificare gli strumenti di politica industriale e rendere ugualmente accessibili alle imprese del Centro-Nord quelli per le regioni obiettivo; sostenere non solo gli investimenti in R&I, ma anche gli investimenti di riconversione produttiva; sì a programmi per la riqualificazione delle competenze, con misure di incentivazione fiscale e una rinnovata offerta di servizi formativi; si estenda il Piano Transizione 4.0, si favoriscano l’aggregazione delle PMI e le operazioni di private equity. Le misure dedicate allo sviluppo infrastrutturale del Paese devono riguardare rete di ricarica – nel giusto mix tra pubblica, privata e aziendale – infrastrutture per l’idrogeno, tecnologie vehicle-to-grid e smart road. Queste proposte devono concorrere alla creazione di un piano che comprenda l’istituzione di una task force pubblico-privata, in cui ministeri e associazioni competenti possano mettere a frutto una proficua sinergia.

Adolfo De Stefani Cosentino, Presidente di FEDERAUTO, ha aggiunto:

Il 2020 ha avuto impatti significativi sulle reti dei dealer che hanno dovuto fronteggiare un pesante calo del fatturato (mediamente -25%) e un azzeramento della redditività aziendale. Il sostegno al mercato introdotto nella seconda parte dell’anno, attraverso gli incentivi destinati alla domanda, ha consentito di arginare le perdite ma la strada per ritornare in equilibrio è ancora tutta in salita. Un deciso cambio di passo, anche per accelerare il rinnovo del parco circolante auto obsoleto e poco sicuro e colmare il gap competitivo con gli altri principali Paesi dell’Europa, è rappresentato dalla riforma della fiscalità auto. La quota delle auto aziendali sul mercato italiano è la più bassa (36%) se confrontata con quella di Germania (62,9%), Regno Unito (54,2%), Francia (53,1%) e Spagna (49,8%) e un intervento sulla percentuale di detraibilità dell’IVA per gli acquisti effettuati da aziende e professionisti e sulla soglia di massima deducibilità dei costi, anche in ottica green, non è più rinviabile. Inoltre, nell’ambito di una strategia complessiva di rilancio del settore automotive risultano imprescindibili una semplificazione e rimodulazione della tassa automobilistica e l’introduzione di misure strutturali con orizzonte temporale medio-lungo per gli investimenti delle imprese di autotrasporto.

Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE, ha affermato:

Da anni le Case produttrici destinano importanti investimenti per progettare e costruire la nuova mobilità sostenibile. L’inattesa crisi globale ha ora chiamato in causa anche i Governi, perché facciano la loro parte per accelerare il raggiungimento degli obiettivi di uno sviluppo sostenibile che unisca crescita economica e rispetto dell’ambiente. Occorre una pianificazione politica per guidare, nel breve e nel lungo periodo, la transizione verso la mobilità ‘green’ compatibile con le esigenze economiche e sociali di un comparto da sempre trainante per l’economia del nostro Paese. Per questi motivi – ha sottolineato Michele Crisci – ribadiamo la richiesta alle Istituzioni di rifinanziare gli incentivi per le autovetture nella fascia 61-135 g/km CO2 e per i veicoli commerciali, nonché di rendere strutturale fino al 2026 l’ecobonus per le autovetture fino a 60 g/km CO2. Senza dimenticare i comparti del trasporto merci e persone per i quali è indifferibile l’incremento delle risorse per il rinnovo delle flotte dei veicoli industriali e del parco autobus, con graduale spinta verso le alimentazioni alternative. Infine, è assolutamente urgente modificare la normativa vigente sulle autovetture aziendali in fringe benefit, adeguandola ai nuovi valori di emissione di CO2 in WLTP.

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