
29 Giugno 2020
In occasione di questo speciale anniversario per Alfa Romeo ci piace ricordarvi i successi nelle corse della Casa del Biscione, che vanta una storia sportiva leggendaria e irripetibile e ha vinto davvero di tutto: 5 titoli mondiali, fra cui il primo Campionato del Mondo per vetture Grand Prix nel 1925 e i primi due di Formula 1 nel 1950 e 1951. Poi 11 Mille Miglia (nessuno ha fatto di meglio nella “corsa più bella del mondo”), 10 Targa Florio, 4 edizioni della 24 ore di Le Mans e centinaia di trionfi fra le Sport e le Turismo, compreso il mitico DTM.
Essendo il veterano di HD e grande appassionato di corse, ho seguito con molta attenzione la storia di Alfa Romeo nelle competizioni. Non posso certo raccontarvi i retroscena delle vittorie nella Mille Miglia (non esageriamo, eh…), però ho invece assistito a tante gare a cui ha partecipato la Casa italiana: dalle battaglie con gli Sport Prototipi fino alle indimenticabili vittorie nelle corse turismo, che nell’ultimo periodo ho cominciato a seguire anche commentatore in tv.
L'A.L.F.A., ovvero Anonima Lombarda Fabbrica Automobili, nasce nel 1910 e da subito l'attenzione si rivolge alle corse: debutta già con le prime vetture, poi sviluppa l'avveniristico e raffinato progetto della Grand Prix 1914, la cui carriera sarà però stroncata dalla prima guerra mondiale.
La prima grande vittoria internazionale è quella alla leggendaria Targa Florio nel 1923: Ugo Sivocci domina e vince con la RL versione "Corsa": sul cofano è dipinto un quadrifoglio, che da portafortuna diventerà simbolo di tutte le auto da corsa Alfa Romeo, e a partire dagli anni '60 identificherà le versioni più sportive delle vetture di produzione.
Nel frattempo l’azienda viene acquisita dall'ingegnere Nicola Romeo, che ne assume il controllo, e da quel momento sarà conosciuta in tutto il mondo come Alfa Romeo. Viene indetto il primo Campionato del mondo per vetture Grand Prix, l'antesignano della F1, e Romeo chiede al progettista Vittorio Jano di realizzare una vettura competitiva: il risultato è la GP Tipo P2, innovativa, affidabile e molto veloce, che nel 1925 conquista, imbattuta, il primo titolo mondiale. I piloti artefici di questo successo iridato sono Antonio Ascari, Giuseppe Campari e Gastone Brilli Peri.
Tra gli anni '20 e '30 l’Alfa Romeo è imbattibile fra le vetture Sport e si aggiudica ben 11 edizioni della leggendaria Mille Miglia: 1600 chilometri di curve, pioggia, polvere e velocità, attraversando mezza Italia senza soste e senza tregua. Inoltre ne conquista quattro consecutive della 24 Ore di Le Mans con la 8C 2300. In quel periodo anche le monoposto Gran Premio Tipo B sono protagoniste di imprese indimenticabili, affidate a fuoriclasse del calibro di Tazio Nuvolari, Achille Varzi e Rudolf Caracciola.
Nel 1933 Alfa Romeo diventa statale e le corse vengono gestite dalla Scuderia Ferrari, mentre le vittorie nei Gran Premi continuano con le Tipo C. Intanto muove i primi passi una piccola auto da un litro e mezzo GP Tipo 158, soprannominata "Alfetta", di cui presto tutti sentiranno parlare.
Dopo l’inevitabile stop forzato del periodo bellico, nel dopoguerra le "Alfetta" non hanno rivali: nel 1950 viene inaugurato il nuovo Campionato del Mondo di Formula 1, e per la Tipo 158 sono 11 vittorie su undici gare con Giuseppe "Nino" Farina che si aggiudica il titolo, seguito l'anno successivo dal grande Juan Manuel Fangio sulla Tipo 159. L'Alfa Romeo ha però bisogno di concentrare i propri sforzi sul rilancio della produzione, e decide di ritirarsi imbattuta dalle competizioni.
Forte del successo della Giulietta e con la Giulia appena presentata, il ritorno ufficiale alle competizioni avviene con l’Autodelta negli anni '60: è un'egemonia fra le Turismo con le GTA, a cui abbiamo dedicato un capitolo a parte in occasione del lancio delle nuove Giulia GTA e GTAm.
E da qui posso cominciare a raccontarvi molto di più: ho iniziato presto, fin da piccolo, a frequentare gli autodromi e ho avuto la fortuna di assistere alle grandi battaglie tra i prototipi del Campionato Mondiale Marche negli anni ‘70, con l’indimenticabile Alfa Romeo 33 TT 12.
La famosa Tipo 33, nata nel 1967, in una decina d’anni colleziona un impressionante numero di vittorie fra le Sport. Nel 1970 nasce la 33.3 litri Le Mans: è l'evoluzione della precedente versione "2 litri" ed è spinta da un 8 cilindri a V di 2998 cc che sviluppa 400 cv a 8000 giri/min. La versione dell’anno successivo è quella che raccoglierà i maggiori successi, tra cui la vittoria alla Targa Florio con Nino Vaccarella, conosciuto anche come il "Preside volante", e Toine Hezemans: la gara siciliana è diventata famosa in ogni angolo del mondo per quel tracciato infernale che si snoda fra la montagna ed il mare, sfiorando le case, con auto che raggiungono i trecento all'ora.
Il progetto è in costante evoluzione: dopo l’aumento di cilindrata del V8 comincia, nel 1970, la costruzione di un nuovo telaio tubolare in lega d'alluminio, di qui la sigla TT, creato per poter rendere più efficaci le prestazioni del V8. Nel 1973 viene progettato un nuovo telaio che accoglie il motore a 12 cilindri contrapposti, con una cilindrata di 2995 cc. Inizialmente sviluppa 470 cavalli a 11.000 giri/minuto, che diventeranno ben 500 a 11.500 nel 1975. La magnifica “belva”, a seconda del rapporto finale, superava i 330 all’ora. Dal 1973 al ‘75 ne verranno costruiti in tutto sei esemplari.
La 33 TT 12 vanta un palmares invidiabile: dalla tripletta alla 1000 km di Monza del ’74, alla vittoria del Mondiale Marche 1975, passando per la Targa Florio. Mi piace ricordare che il “papà” di questo prototipo è l’Ingegnere Carlo Chiti, uno dei più grandi progettisti di auto da corsa del dopoguerra: entrato in Alfa Romeo nel 1952 e subito assegnato al reparto corse, cinque anni dopo viene chiamato da Enzo Ferrari.
Tra i suoi progetti più brillanti una delle prime monoposto di Maranello dotate di motore posteriore e quelle che vincono due titoli mondiali di F1, con Hawthorn nel ’58 e tre anni dopo con Phil Hill. Tornato all’Alfa nel ‘66 e nominato Direttore Generale dell’Autodelta, la scuderia che cura la gestione delle attività sportive della Casa, è l’artefice dei più grandi successi del brand di questa epoca.
Nel 1974 gli appassionati italiani a Monza si esaltano con la pole position e la tripletta alla 1000 km sul tracciato brianzolo: Mario Andretti e Arturo Merzario precedono Jacky Ickx e Rolf Stommelen. Al terzo posto Andrea De Adamich e Carlo Facetti, tutti con la 33 TT 12. E’ il primo acuto importante in una stagione dominata dalla Matra. La Casa francese aveva già vinto il Campionato nel ’73, conquistando cinque round compresa la 24 Ore di Le Mans, battendo Ferrari, Porsche e Mirage. Il ‘74 è l’anno della Matra MS 670 che vince nove gare su dieci conquistando Le Mans per la terza volta consecutiva e il secondo titolo iridato.
Nel 1975 giunge la tanto attesa vittoria del Campionato Mondiale Marche con i prototipi italiani che conquistano sette delle otto gare disputate. Le vetture, gestite dall’Autodelta, corrono con i colori del Willi Kauhsen Racing Team e dominano la scena: Arturo Merzario e Jacques Lafitte vincono a Digione, Monza e al Nürburgring; Henri Pescarolo e Derek Bell conquistano Spa, Zeltweg e Watkins Glen. La settima vittoria è di Merzario, in coppia con Jochen Mass, sul gradino più alto del podio di Pergusa. Agli avversari concede ben poco: alla Porsche la 24 Ore di Daytona e all'Alpine-Renault la 6 Ore del Mugello.
Oltre alle sette vittorie iridate, la 33 TT 12 trionfa anche alla Targa Florio, gara per il primo anno valida solo per il Campionato Italiano e non più per il Mondiale: l’idolo locale, dominatore del tracciato siciliano, Vaccarella e Merzario vincono nel piccolo ma insidioso circuito delle Madonie, dove le automobili dimostrano la loro forza e i piloti il loro coraggio.
Potete ammirare la 33 TT 12 al Museo Storico Alfa Romeo di Arese, nel quale sono perfettamente conservate molte Tipo 33 da competizione, oltre ai vari prototipi realizzati dai più grandi carrozzieri italiani sulla base della versione stradale.
Alfa Romeo è di nuovo Campione del Mondo nel 1977, ma in un contesto decisamente diverso. L’erede della 33 TT 12 è la 33 SC 12, prodotta dal 1976 al ’77: ha ancora un motore a 12 cilindri contrapposti, 3.000 cc di cilindrata con una potenza di oltre 500 CV.
La stagione del ’77 è molto complessa per le vetture a ruote coperte: già l’anno precedente il Mondiale viene fondamentalmente sdoppiato in due categorie, una per le “Silhouette” Gruppo 5 e l’altra per i prototipi Gruppo 6. Nel 1977 Porsche con le 935 non ha avversari nelle gare delle Silhouette e l’Alfa Romeo domina tra i prototipi con la nuova barchetta, che vince tutte le gare grazie a Arturo Merzario, Jean-Pierre Jarier e Vittorio Brambilla.
Una curiosità: a fine stagione la 33 SC 12 viene equipaggiata con un nuovo propulsore turbocompresso, con una cilindrata di 2.134 cc ed una potenza di quasi 650 cavalli a 11.000 giri/min, e il battesimo in gara è affidato all’esperto Merzario. Nell’ultimo round al Salzburgring Brambilla precede Merzario e una 33 TT 12 guidata da Spartaco Dini e Giorgio Francia.
Incoraggiata da questi successi l’Alfa Romeo ritorna in Formula 1: nel 1976 l'Autodelta fornisce il glorioso 12 cilindri boxer usato nei prototipi al team Brabham. Chi ha qualche anno di più ricorderà la cosiddetta "Brabham-Alfa" che mantiene la livrea "Martini Racing" ma il colore di base, in virtù dei motori della Casa italiana, passa dal bianco al rosso.
A fare i pignoli, aveva già motorizzato una monoposto March nel ‘71, ma l'esperienza era stata subito messa in standby. Poi nel 1979 l’Alfa Romeo crea una propria squadra ufficiale, affidandosi a piloti del calibro di Bruno Giacomelli, Brambilla, Patrick Depailler, Andretti, Riccardo Patrese e Eddie Cheever. Il glorioso V12 viene montato anche nell’Alfa Romeo 177. Si classifica al sesto posto, come miglior risultato, nel Campionato Costruttori del 1983. Si ritira dalla Formula 1 nel 1985 e, terminata questa non troppo fortunata avventura, Autodelta cede il testimone all'Alfa Corse.
Passata al Gruppo FIAT nel 1986, la Casa del Biscione pochi anni dopo è di nuovo protagonista di un periodo agonistico altrettanto entusiasmante. Il 1992 per la strategia del Gruppo nelle competizioni è l’anno della svolta: dopo aver vinto tutto il possibile con il brand Lancia nei Rally, la Casa torinese decide di riversare le migliori risorse tecniche ed umane nell’Alfa Corse, nel preciso intento di promuovere il brand Alfa Romeo, con la 155 nelle gare in circuito nella categoria Superturismo.
La 155 GTA è affidata al fuoriclasse toscano Alessandro Nannini, al talentuoso Nicola Larini e al veloce Antonio Tamburini: la vittoria nei Campionati Piloti, con Larini, e Costruttori a fine stagione non sfugge.
Nel 1993 Alfa Romeo lancia la sfida alla Mercedes e agli altri costruttori tedeschi nell’ambito del mitico DTM, il campionato più prestigioso per le vetture turismo dove le tecnologie sono esasperate a livello della Formula 1, e si svolge sui più impegnativi circuiti tedeschi. E’ un’annata a dir poco esaltante: la 155 V6 TI è un vero mostro, guidato da Nannini e Larini. Quest’ultimo è protagonista di un’impresa indimenticata: la 155 ha già dimostrato di essere la vettura da battere ma per entrare di diritto nel mito Larini la porta al successo al Nordschleife, il famigerato “inferno verde”, con una vittoria schiacciante e stabilendo un nuovo record.
Per il Team Alfa Corse è risultato pieno alla prima partecipazione, con Larini nella classifica Piloti, e anche in quella Costruttori: su venti gare Larini ne vince ben 10 che vanno sommate alle 2 di Nannini, oltre ai numerosi podi e piazzamenti ottenuti. Un vero shock per la concorrenza tedesca che deve accettare la conquista del Campionato da parte di un marchio italiano, al suo debutto in questa competizione di altissimo livello. Se vi capita, cercate su YouTube qualche filmato di quella stagione e capirete meglio di cosa sto parlando…
Nel 1994 Nannini è ancora tra i mattatori del DTM, poi l’anno successivo segna l’arrivo dello Junior Team dell’Alfa Corse, l’Alfa Corse 2, con un giovane Giancarlo Fisichella, che conquista il secondo posto dopo una gara memorabile al Mugello. Nel 1996 c’è il team ufficiale TV Spielfilm in gara con Fisichella e Christian Danner. A quest’ultimo viene affidato anche il programma di sviluppo pneumatici da Michelin.
Arriva l’era indimenticabile della 156. Il modello di serie è sinonimo di guida sportiva, prestazioni, innovazione ed è un grande successo commerciale: dopo molti anni l’Alfa Romeo torna a diventare il riferimento, realizzando la berlina più divertente da guidare della sua generazione. La sua versione sportiva vincerà di tutto nei campionati Turismo.
Dopo lo stop ai programmi sportivi del ‘96, l’Alfa Romeo delega nel ‘98 alla Nordauto Engineering la gestione dell’attività sportiva con il compito di portare al successo la nuova 156. Al debutto nel Campionato Italiano Superturismo, a fine stagione Fabrizio Giovanardi conquista il titolo Piloti e Alfa Romeo quello Costruttori. Nel ’99 Giovanardi e la Casa italiana si aggiudicano ancora classifica Piloti e Costruttori.
La sfida diventa ancora più impegnativa con l’ingresso nell’ETCC: il Campionato Europeo lo affronta il Team Nordauto con la 156 GTA e “piedone” Giovanardi. Nel 2000 e 2001 si festeggiano il titolo Piloti e Team. Il 2002 si costituisce il team NTechnology, pronto ad affrontare una stagione che segna la svolta regolamentare della categoria Turismo con il nuovo protocollo tecnico Super 2000. I risultati però non cambiano: vittoria nel Campionato Europeo Super 2000 (Piloti, Costruttori e Team), con l’inarrestabile Giovanardi con la 156 Super 2000. L’Alfa Romeo ripete il successo tra i Piloti nel 2003 e conquista un terzo posto nel 2004 con Gabriele Tarquini.
L’era della 156 non è ancora finita e affronta anche il nuovo Mondiale per vetture turismo, il WTCC: nel 2006 NTechnology schiera i piloti Augusto Farfus, Gianni Morbidelli, Salvatore Tavano e James Thompson. Nonostante l’auto sia ormai datata (il progetto originario risale a dieci anni prima) e la Casa non si dimostri interessata ad effettuare le possibili ulteriori evoluzioni di sviluppo, la 156 Super 2000 è in lizza per la conquista del titolo iridato fino all’ultima gara di Macao. Farfus, dopo 4 vittorie iridate conquistate nel corso della stagione, chiude al terzo posto assoluto. James Thompson ottiene lo stesso brillante risultato nel 2007, collezionando anche due vittorie.
La storia più recente immagino la conosciate già: Alfa Romeo torna a correre in Formula 1 nel 2018 insieme con Sauber e dall'anno successivo dà il suo nome al team Alfa Romeo Racing. Certo questo è decisamente un impegno diverso da allora ma Alfa Romeo non è la stessa senza le corse. E anche al mondo delle corse manca l’Alfa Romeo.
Ciò che abbiamo visto in questi ultimi anni non sono progetti ufficiali della Casa italiana: per esempio Romeo Ferraris nel 2015 ha creato una vettura che potesse rilanciare Alfa Romeo nel mondo delle competizioni e nelle ultime stagioni le sue Giulietta TCR si sono affermate in ogni campionato nazionale ed internazionale a cui hanno partecipato, senza dimenticare i successi conquistati nel TCR International Series e nell’importante palcoscenico mondiale del FIA WTCR grazie alla squadra clienti Team Mulsanne.
E ora sta sviluppando la Giulia ETCR in collaborazione con Hexathron Racing System: una vettura turismo 100% elettrica che lancia la sfida a Cupra e Hyundai nel nuovo PureETCR. Beh, la nuova Giulia nelle corse è il sogno di tantissimi appassionati: dalla sua nascita abbiamo visto sul web tanti rendering che la mostravano in versione “racing” per WTCR, DTM o altri campionati. Ora il sogno diventa realtà e già non è poco.
Commenti
Avevo una 155 quadrifoglio verde. Il rumore alfa era una droga, andai in Croazia in ferie e spesi più di benzina che di soggiorno kek
Il concetto è semplice: un'auto oltre una certa cilindrata è considerata bene di lusso al di là del prezzo della stessa. Aggiungiamo che FCA, a parte i pochi modelli Abarth e Alfa, non ne produce molte. La tassa, in linea teorica, potrebbe anche essere corretta ma la realizzazione è farraginosa. In Germania non c'è e infatti si vedono molte mororizzazioni più spinte ma li ha, secondo me, più senso in quanto una tassa del genere colpirebbe principalmente i produttori tedeschi Audi BMW Mercedes
ci possono essere due possibilità
- chi ha fatto la legge è il classico incompetente che pensava di guadagnarci milioni e invece ha solo affossato il mercato, andando praticamente in pari con i guadagni rispetto alla perdita dell'iva e delle immatricolazioni
- la mossa era per scoraggiare vendite di auto con troppa potenza che poi tanto su strada raramente puoi usare
sinceramente non mi sono mai informato dato che è un mercato che non mi interessa, ma propenderei per il primo punto, il secondo sarebbe stato troppo lungimirante in ottica di abbassare le emissioni
Bah, io toglierei una trentina d'anni, dato che Alfa Romeo è Fiat ormai da un bel po'.
Bella schifezza.
Spero un giorno che qualche grosso imprenditore acquisti alfa e lancia e le riporti allo splendore passato. Per come sono trattate da fca, sarebbe meglio se le comprasse persino vw
ogni volta che vedo passare una Giulia QV mi viene voglia di fare un colpo di stato
In effetti non ho mai capito che ragionamento c'è sotto a quella tassa.
Magari pensavano che chi acquista quel tipo di auto sia tipicamente benestante, pertanto scuce senza problemi quei 20€ per Kw ogni anno, ma è indubbio che in realtà sarebbero anche più gli appassionati che farebbero qualche sacrificio per prendersi una bella sportiva, sempre se non dovessero salassarsi con il superbollo. Chissà i soldi in più tra IVA e bolli se la supertassa non ci fosse.
Quella maledetta tassa frena molti appassionati dall'acquistare una bella sportiva. Anche perché ormai sono poche le sportive da meno di 260 cv
Sotto il segno del Quadrifoglio non si può non schifare il superbollo che rende stucchevole l'acquisto di una Giulia QV che si trova a prezzi neanche così proibitivi...
Il 10% del valore d'acquisto in tasse annuali allo stato per cosa? ma andassero a cag